Karl Marx nel XXI secolo

MARCO MARTINI

KARL MARX NEL XXI SECOLO

Atti del Convegno Internazionale di Studi marxiani: “Karl Marx nel XXI secolo”
Università degli Studi del Salento – Polo Universitario di Prato –
Prato, 14-15 dicembre 2018- Programma del Convegno:
I Giornata di lavori – Venerdì 14 dicembre.
SALONE DEL CONSIGLIO COMUNALE DI PRATO, Piazza del Comune, 1 – Prato
Ore 9.30-10.00: Saluti del Sindaco di Prato Matteo Biffoni, di Maurizio Fioravanti (Presidente del PIN, Polo Universitario “Città di Prato”) e di Eugenio Giani (Presidente del Consiglio regionale della Toscana).
1 Sessione, (ore 10.00-13.00): “Marx nel suo tempo”, presiede Valdo Spini (Presidente della Fondazione “Circolo Rosselli” e dell’Associazione delle Istituzioni Culturali Italiane). “Introduzione al Convegno”, di Valdo Spini.
1.Agnes Heller (Elte University of Budapest), “Karl Marx as philosopher”.
2.Claudio De Vincenti (Università di Roma “La Sapienza”), “Economia, Mercato, Democrazia: questioni irrisolte in Marx”.
3.Riccardo Roni (Università di Urbino), “Marx e Nietzsche nella società signorile di massa”.
4.Francesco Ingravalle (Università del Piemonte Orientale, Alessandria), “Un approccio innovativo: Marx e le istituzioni”.
2 Sessione (ore 15.00-18.30): “Marx, marxiani, marxisti”, presiede Aldo A. Mola (Université libre de Bruxelles).
5.Federico Lucarini (Università del Salento, Lecce), “Il socialismo ‘inconsapevole’. La ricezione di Marx in Italia tra Otto e Novecento”. 
6.Sara Sappino (Università di Roma “La Sapienza”), “Rosa Luxemburg e l’accumulazione del Capitale nel primo Novecento”.
II Giornata di lavori – Sabato 15 dicembre.
SALA CONFERENZE DELLA BIBLIOTECA COMUNALE “ALESSANDRO LAZZERINI”, Via Puccetti, 3 – Prato
3 Sessione (ore 10.00-13.00), “Marx oggi e… domani”, presiede Maurizio Fioravanti, Presidente del PIN (Polo Universitario “Città di Prato”).
7.Luigi Lombardi Vallauri (Università di Firenze), “Da un antimarxismo analitico 1981 a un postmarxismo utopico 2018”.
8.Pier Paolo Portinaro (Università di Torino), “Il ritorno di Marx nella Italian Theory”.
9.Furio Cerutti (Università di Firenze e Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa), “Usi ed abusi di Marx, due secoli dopo”.
Il convegno si svolge con il patrocinio del Comune di Prato, della Regione Toscana, della CGIL di Prato, dell’Università del Salento – Dip.to di Storia, Società e Studi sull’Uomo – e del PIN Polo Universitario “Città di Prato”.
I Giornata di lavori – Venerdì 14 dicembre.
SALONE DEL CONSIGLIO COMUNALE DI PRATO, Piazza del Comune, 1 – Prato
Ore 9.30-10.00: Saluti del Sindaco di Prato Matteo Biffoni, di Maurizio Fioravanti (Presidente del PIN, Polo Universitario “Città di Prato”) e di Eugenio Giani (Presidente del Consiglio regionale della Toscana).
1 Sessione, (ore 10.00-13.00): “Marx nel suo tempo”, presiede Valdo Spini (Presidente della Fondazione “Circolo Rosselli” e dell’Associazione delle Istituzioni Culturali Italiane). “Introduzione al Convegno”, di Valdo Spini.
Marx resta un autore con il quale tutti, da Carlo Rosselli agli anti-marxisti del secondo Ottocento e del Novecento, hanno dovuto fare i conti. Marx fu economista, storico, filosofo, sociologo, utopista, presidente della Prima Internazionale nel 1864 a Londra. Cosa resta oggi di Marx? Rivoluzionari, riformisti e liberali si sono dovuti cimentare con questo grande pensatore, a 200 anni dalla sua morte, perché anche se i tempi sono cambiati, le ingiustizie sociali sono rimaste.
1.Agnes Heller (Elte University of Budapest), “Karl Marx as philosopher”.
Agnes Heller è una filosofa marxista ungherese, però critica nei confronti delle dittature comuniste dei Paesi dell’Est europeo e per questo perseguitata e costretta ad emigrare in Australia, ove ha insegnato filosofia politica in varie Università. Dopo il crollo del comunismo è tornata a Budapest, nella cui università ha ripreso ad insegnare; ha ultimamente dichiarato di aver abbandonato il marxismo a sostegno di una visione politica socialdemocratica.
Nel Novecento, afferma la Heller, Marx è stato interpretato, soprattutto da Lukàcs, come filosofo. Per comprendere il suo pensiero dobbiamo considerare le idee dominanti nel suo tempo, imbevuto di scienza positivistica: il Positivismo considerava la Scienza superiore alla filosofia. Nell’ XI Tesi a Feuerbach, Marx afferma la sua filosofia come filosofia della prassi: “I filosofi hanno finora solo diversamente contemplato ed interpretato il mondo, adesso è il momento di trasformarlo”. Ma tutti i pensatori, da Platone a Kant, hanno invece, secondo la relatrice, cercato di cambiare il mondo. Ogni filosofo è superato dal successivo, Cartesio da Leibniz, Leibniz da Spinoza, ma ogni pensatore, anche se smentito dal successivo, continua a vivere nella tradizione: è il caso di Marx, che prosegue la tradizione della filosofia classica tedesca, iniziata con Kant, che aveva affermato che “per cambiare le nazioni bisogna cambiare totalmente la natura umana” (cfr. La pace perpetua). Kant è quindi un punto di riferimento fondamentale per Marx. Secondo il fondatore del socialismo scientifico, il valore di una merce consiste nel lavoro, e dalla teoria del valore degli economisti classici Marx fa derivare la sua teoria del plusvalore: il tempo per produrre una merce assume infatti in Marx una funzione fondamentale. Lo sviluppo delle società è per Marx inevitabilmente connesso allo sviluppo della scienza e della tecnologia, ma lo sviluppo della tecnica non elimina purtroppo l’alienazione. Nei Manoscritti parigini afferma che l’essenza umana è il lavoro, mentre nella fase terminale del Manifesto e nella Critica al programma di Gotha il suo umanesimo sconfina nell’ utopia.
2.Claudio De Vincenti (Università di Roma “La Sapienza”), “Economia, Mercato, Democrazia: questioni irrisolte in Marx”.
L’Europa occidentale ha impiegato, nel complesso, due secoli per industrializzarsi, mentre l’Unione Sovietica ha impiegato solo 30 anni, dal 1930 al 1960 circa. L’eredità di Marx ha dato vita a due grandi esperienze storiche: 1)il “socialismo reale” nell’Europa Orientale, 2)l’esperienza riformista, socialdemocratica, in Occidente. Tuttavia il socialismo reale è fallito perché, ad un certo punto, negli anni ‘90, non ha più risposto ai bisogni della gente. Le ragioni di questo fallimento si riscontrano nello stesso pensiero di Marx riguardo a tre categorie: economia, mercato, democrazia. I punti deboli del pensiero marxiano si ritrovano essenzialmente ne Il capitale. Il feticismo delle merci è il primo punto debole di Marx, per il quale il feticismo è innegabilmente legato al mercato e Marx vede il mercato, l’economia di mercato, solo negativamente, questo è stato il suo errore. Il socialismo è per Marx realizzabile sono fuori dal mercato: a Marx è sfuggito di mano il fatto che il mercato è una fucina di incentivi e proprio questa mancanza di incentivi ha infatti recato grave danno alle economie pianificate dei Paesi socialisti. Il mercato ha dimostrato di essere più forte della pianificazione. Per Marx il mondo dell’economia è “il mondo della scarsità” e dell’alienazione, quindi se vogliamo trasformare radicalmente l’uomo bisogna arrivare al “regno della libertà”, chi è il comunismo, ma la libertà di cui parla Marx è soltanto la “libertà dal bisogno, dai bisogni materiali”: arrivare alla “fine della scarsità” è per il relatore irrealizzabile. Il regno della libertà è la “società senza classi e senza Stato”. Il comunismo, di fatto, si è realizzato solo come dittatura del proletariato e per Marx la democrazia è inesistente: Marx non tratta infatti mai specificamente il tema della democrazia nelle sue opere.

3.Riccardo Roni (Università di Urbino), “Marx e Nietzsche nella società signorile di massa”.
Il ruolo e la forza propulsiva di Marx sono oggi ancora molto attuali, ancora oggi si parla infatti di “società signorile di massa”, con riferimento a quell’ “Unico” di cui aveva parlato Stirner ne L’unico e la sua proprietà, che ci propone un paradigma che inficia quello marxiano, contrapponendo l’individuo alla massa. Stirner avrà influenza anche su un piccolo opuscolo di Mussolini sulla “filosofia della forza”. L’individualismo imperante nelle società europee si pone al vertice: gli immigrati costituiscono invece la base di questa piramide, a loro è negato anche il diritto di voto. Già nel Manifesto Marx parlava della transizione dalla “società delle razze” alla “società delle classi”, problema vivo ancora oggi. Nietzsche nel “Frammento sul nichilismo europeo” (1887) parla dei più deboli del mondo, “che costringeranno i potenti ad essere loro carnefici”. La persona, l’Unico, in Marx è un prodotto di rapporti economici, ma attraverso la coscienza di classe può e deve organizzarsi e trionfare, l’Unico di Marx è quindi ben lontano da quello di stirneriano e di Nietzsche, che definisce gli operai come “straccioni”. Bisogna rileggere Marx partendo dalla nota figura fenomenologica hegeliana di servo-padrone, secondo l’ interpretazione marxista ortodossa Kojéve. La società di oggi non è solo multiculturale, ma interculturale. Se Marx fosse vissuto successivamente, avrebbe infatti criticato Nietzsche come ha criticato Stirner, per quanto, sia Stirner che Nietzsche abbiano avuto il merito di porre l’accento sull’egoismo. La qualità di Marx è per Roni oggi quella di risvegliare la coscienza contro il razzismo ed il cesarismo che caratterizzano molte delle attuali società, sia europee che americana. Gli immigrati, sradicati dalla loro identità, sono i nuovi schiavi, come aveva affermato Marx nella lettera a Moleschott. Hegel aveva già criticato l’egoismo delle società liberali nell’Enciclopedia e nei Lineamenti di filosofia del diritto. Per Roni, oggi la religione può farci recuperare un rapporto con una morale nella direzione dell’ interculturalità.
4.Francesco Ingravalle (Università del Piemonte Orientale, Alessandria), “Un approccio innovativo: Marx e le istituzioni”.
Marx nella Prefazione a Per la critica dell’economia politica afferma il suo interesse per i problemi giuridici, come emerge anche nei suoi articoli sulla “Gazzetta Renana” e sulla “Nuova Gazzetta Renana”. Il fulcro della filosofia hegeliana del diritto è lo Stato, come aveva affermato anche Gentile che, prima dell’Avvento del fascismo, definirà Marx “filosofo della prassi”. Ma esiste una filosofia dello Stato in Marx? Per il noto costituzionalista Norberto Bobbio non ce n’è bisogno, perché è l’economia che “si fa’ Stato” e Marx critica fortemente lo Stato hegeliano, come è noto. Marx vive in un periodo ove sono forti le idee liberali, liberale era suo padre, liberale il direttore del ginnasio che frequentava; è un liberalismo che tenta di coniugare Kant con la Rivoluzione francese secondo la lettura dei giovane Fichte. Marx ha concretizzato le astrazioni di Kant, Fichte ed Hegel ed affermerà di aver s”olo voluto comprendere ciò che ha trovato per la strada”, come ci riporta Nicolao Merker. Lo Stato per Marx è “l’unione di uomini liberi”, che sono unici, e qui si nota l’influenza di Stirner. Dello Stato hegeliano Marx critica il fatto che sia cristiano e che utilizzi la censura, che Marx ha subito nella sua giovanile fase di giornalista. Lo stato di Marx è quello, anche, delle contadine della Mosella ed è quello che parla del furto di legname, per citare due temi di articoli marxiani redatti per la “Gazzetta Renana”. Lo Stato hegeliano nega il conflitto, o meglio lo riassorbe dentro di sé, quello marxiano porta il conflitto all’esterno, lo Stato hegeliano è “uno Stato di forze spirituali”, afferma Marx, è uno Stato che “risente della metafisica aristotelica”, scrive ancora Marx. Ne La questione ebraica Marx afferma che si deve superare l’uguaglianza dei diritti per arrivare all’uguaglianza sociale.

2 Sessione (ore 15.00-18.30): “Marx, marxiani, marxisti”, presiede Aldo A. Mola (Université libre de Bruxelles).
5.Federico Lucarini (Università del Salento, Lecce), “Il socialismo ‘inconsapevole’. La ricezione di Marx in Italia tra Otto e Novecento”.
Tra la fine del XVII secolo e l’inizio del XVIII l’Olanda entra economicamente in crisi e l’Inghilterra conosce invece il suo apogeo, che la porta allo “splendido isolamento”. La regina Vittoria diventa imperatrice delle Indie: è questo, per Lucarini, l’inizio della globalizzazione. In Inghilterra sono nati i sindacati, ma manca un sindacato unitario, così come manca un partito politico della classe operaia, notano Marx ed anche Engels ne La situazione della classe operaia in Inghilterra, lo nota anche Bakunin in Stato e anarchia. Sono gli anni in cui Marx ed Engels scrivono il Manifesto del partito comunista, Mazzini organizza la fallimentare spedizione di Sapri; in seguito Marx ed Engels presiedono a Londra la Prima Internazionale, Proudhon scrive La filosofia della miseria (Marx gli risponderà ne La miseria della filosofia). Queste tesi marxiane sull’assenza di un partito dei lavoratori saranno successivamente riprese da Lenin in Stato e rivoluzione. L’epistolario tra Engels ed Arturo Labriola porterà quest’ultimo ad abbandonare l’herbartismo per abbracciare il marxismo (Arturo Labriola, da non confondersi con il socialista massimalista Antonio Labriola, era un seguace del pensiero del filosofo Herbart, contemporaneo di Schopenhauer ed irrazionalista come Schopenhauer, ma con una svolta religiosa ignota al filosofo di Danzica). Lombroso, socialista ebreo e filosofo positivista, e Lorìa agevolano l’ingresso del marxismo in Italia, chi era però ancora “un’espressione geografica”, come aveva detto già nel 1815 il cancelliere austriaco Von Metternich al Congresso di Vienna, e pertanto incapace di raccogliere l’eredità del pensiero di Marx. Nel 1892, al Congresso di Genova, nasce il partito socialista italiano, già diviso tra riformisti come Arturo Labriola e Filippo Turati, e massimalisti, come Antonio Labriola. Lucarini è fortemente critico sul modo in cui fu quindi recepito il marxismo in Italia tra la fine dell’Ottocento ed il primo Novecento.
Nel secondo Novecento, sul piano sociale sono stati, per Lucarini, più proficui i successi di Fanfani, democristiano di destra, che ha promosso le nazionalizzazioni e la scuola media unificata in soli 5 mesi di governo, che non Aldo Moro con il fallimentare “compromesso storico” con il partito comunista italiano di Enrico Berlinguer.
6.Sara Sappino (Università di Roma “La Sapienza”), “Rosa Luxemburg e l’accumulazione del Capitale nel primo Novecento”.
Gian Mario Bravo e Tedeschi hanno studiato con particolare attenzione sia Engels che i problemi della Prima Internazionale del 1864. Sappino ha studiato con interesse il processo di “accumulazione originaria” del capitale. “Capitalismo” è un vocabolo introdotto solo nel Novecento, nell’Ottocento si usa la categoria “capitale”, con cui s’intende una “relazione sociale asimmetrica”, quindi “non lineare”, come afferma lo stesso Marx nel primo libro de Il capitale. Rosa Luxemburg, docente di economia politica nella sede del partito socialdemocratico tedesco, ha come allievi numerosi giornalisti tedeschi. Per la sua visione democratica del marxismo e le sue forti critiche al “centralismo democratico” ed al bolscevismo di Lenin, entrerà in conflitto con il padre della rivoluzione bolscevica, che l’ha definita una “pellerossa”. Rosa Luxemburg studia In particolare le crisi di sovrapproduzione dell’economia capitalistica: non appena il capitale è sorto, esso stesso pone le premesse per la sua fine, afferma Rosa Luxemburg, ed il proletariato, come afferma Marx in una sua lettera del 1874, “ha bisogno della libertà per schiacciare i suoi avversari”. Benedetto Croce aveva scritto che, nel primo Novecento, era giunto il momento di “spedire Marx in soffitta”, ma le varie gradazioni di proletariato e la piccola imprenditoria costituiscono ancora oggi, come nell’Ottocento, le condizioni del conflitto sociale, e per questo Marx è ancora attuale.

II Giornata di lavori – Sabato 15 dicembre.
SALA CONFERENZE DELLA BIBLIOTECA COMUNALE “ALESSANDRO LAZZERINI”, Via Puccetti, 3 – Prato
3 Sessione (ore 10.00-13.00), “Marx oggi e… domani”, presiede Maurizio Fioravanti, Presidente del PIN (Polo Universitario “Città di Prato”). La prima giornata dei lavori ha considerato fondamentalmente Marx nel suo tempo; il secondo ed ultimo giorno del Convegno ha invece per tema Marx negli anni 2000, si propone perciò di vedere, come scrisse il filosofo storicista Benedetto Croce “ciò che è vivo e ciò che è morto nella filosofia di Marx”. La morte di Marx fu compianta da compagni rivoluzionari. Marx muore il 14 marzo 1883 di ulcera polmonare. Engels redasse un’orazione funebre in cui sottolineava come l’amico fosse stato espulso da borghesi e conservatori e coperto da calunnie, ma non ebbe mai nemici.
7.Luigi Lombardi Vallauri (Università di Firenze), “Da un antimarxismo analitico 1981 a un postmarxismo utopico 2018”.
Nella manualistica della filosofia del diritto, Marx è di gran lunga l’autore più citato, più di Platone e di Aristotele e di tutti gli altri pensatori politici. Lombardi Vallauri, di famiglia rigidamente cattolica è autore dello studio intitolato Antimarxismo (1981). Marx è un ateo radicale, un materialista; anche Kant, per Lombardi Vallauri, è un materialista che ripudia ogni forma di spiritualismo. Marx, per il relatore, è un “riduzionista”, in quanto riduce tutta la realtà alla materia. Per Marx L’uomo è un prodotto del lavoro, il lavoro è la “sostanza” umana. E’ questa l’idea di Marx, ma anche quella di Stalin e del giovane Maritain, che aveva abbracciato il marxismo. Lombardi Vallauri non distingue Marx e il marxismo: i totalitarismi comunisti sono stati delle mostruosità, come lo sterminio staliniano nei gulag verso i contadini che non consegnavano la terra allo Stato. Tale sterminio ammonta a 12 milioni di vittime, il doppio della Shoah nazista nei confronti degli ebrei. Stalin ha riprodotto in Unione Sovietica la struttura della Chiesa cattolica, si considerava una sorta di pontefice, mentre il popolo di Dio era costituito dai proletari. Tutti i totalitarismi marxisti sono state delle mostruosità, da Stalin a Mao a Paul Pot, a Castro. Già Marx, sebbene provenisse di famiglia ebrea di media borghesia, ne La questione ebraica aveva accusato gli ebrei ricchi. Il materialismo marxista oggi offre all’uomo 2 possibilità, la bioetica e la robotica: in entrambi i casi l’uomo è ridotto ad un algoritmo, gli resterà soltanto il piacere carnale, il cui sarà veramente libero, come già teorizzato nel 1830 da Proudhon. Il marxismo è stata una “polizia ebraica antireligiosa” ed il principale difetto di Marx è stato quello di abbracciare la violenza, mentre il futuro dell’umanità dev’ essere la non violenza.
8.Pier Paolo Portinaro (Università di Torino), “Il ritorno di Marx nella Italian Theory”.
Antonio Labriola, Croce e Gentile hanno portato, insieme a Galanti, Marx in Italia. Negli anni ‘60 e ‘70 nel mondo operaio, prolificano le analisi dei Grundrisse (opera marxiana nota anche con il titolo, in italiano, Per la critica dell’economia politica) e de Il capitale, con autori come Althusser. Viene portata avanti, in questi anni, la tesi di un Marx filosofo, sono gli anni in cui iniziano a circolare i libri di Antonio Negri, docente universitario a Padova, uno dei massimi esperti su Spinoza e terrorista rosso, il cosiddetto “cattivo maestro”.
Ma questi sono anche anni in cui, insieme ad entusiastici studi su Marx, non mancano opere che vanno in direzione opposta, come quella di Piero Sraffa, che scrive un libro in cui critica fortemente la teoria marxiana del valore-lavoro.
Roberto Esposito, filosofo napoletano, ha ingenuamente voluto, secondo il relatore, opporsi al marxismo affermando il primato della cultura italiana sull’ europeismo modernista: la tradizione a cui si richiama è quella che inizia con il Rinascimento e che prosegue con Galileo, Vico, Croce, Gentile, Labriola, lo storicismo ed il Neoidealismo del primo ‘900. Si critica, ad esempio la derivazione rousseauiana di Marx, in quanto Rousseau sacrifica la “Volontà di tutti” cioè la sommatoria degli interessi individuali, ad esclusivo vantaggio della “Volontà Generale” totalizzante (ovvero la somma delle rinunce che ogni cittadino opera in favore della collettività), incarnata da uno Stato onnipotente. Forti critiche al marxismo sono state venute anche da Michel Focault e dal neoliberalismo contemporaneo; ultima grande critica al marxismo ortodosso è quella mossa da Hannah Arendt, come si evince dal suo celeberrimo studio sui totalitarismi.
Il fallimento del marxismo negli anni ‘90 ha purtroppo, per il relatore, portato allo “sfascismo dei populismi”.
9.Furio Cerutti (Università di Firenze e Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa), “Usi ed abusi di Marx, due secoli dopo”.
Furio Cerutti è di formazione liberale gobettiana, dopo gli studi liceali classici al “Cristoforo Colombo” di Genova (durante i quali lesse il Manifesto marxiano “senza particolari emozioni”, come lui stesso ha affermato), si è laureato in filosofia morale a Firenze con il marxista ortodosso Cesare Luporini (che ha poi effettuato una svolta strutturalista), in seguito ha studiato in Germania sotto la guida di Habermas, e si è così avvicinato alla Scuola di Francoforte. E’ stato successivamente chiamato da Luporini come assistente a Firenze, nel cui ateneo è divenuto docente di “Storia delle dottrine politiche” prima e di “Filosofia politica” in seguito, aderendo al marxismo ortodosso tra la fine degli anni ‘70 ed i primi anni ‘80 (noto è il suo seminario “Karl Marx cento anni dopo”, tenuto appunto all’Università di Firenze nell’accademico 1982/83, in occasione del centesimo anniversario della morte di Marx). Ma negli anni ‘90, dopo la caduta del muro di Berlino, il filosofo della politica si allontana dal marxismo.
Per Cerutti, di Marx è morto il determinismo storico, ovvero il materialismo dialettico, la filosofia della storia, è morta inoltre la parte economica relativa alla caduta tendenziale del saggio del profitto, di cui si parla nel III° ed ultimo libro de Il capitale, sono morte le sue tesi sulla crisi del capitalismo, è morto anche l’eccessivo economicismo, appena attenuato solo dalle categorie de Il 18 brumaio di Luigi Bonaparte, che resta tuttavia un’opera isolata. Inoltre, nota Cerutti, in Marx non è mai stata sviluppata la tesi di una “via democratica al socialismo”, anche questa solo appena accennata ne Il 18 brumaio di Luigi Bonaparte. Di Marx, per Cerutti, è vivo il “materialismo filosofico”, ovvero l’ateismo (che Cerutti non ha mai rinnegato, anche come scelta personale), e la visione realistica, scientifica, oggettiva delle società. Sono fallite, in sostanza, tutte le “profezie” del Manifesto del partito comunista del 1848. Cerutti, oggi professore emerito, è ritornato quindi al giovanile “liberalismo sociale”, caro a Gobetti ed in parte anche a Gramsci (del quale Gobetti era amico): di Gramsci, Cerutti apprezza infatti la rivalutazione della sovrastruttura. Non si può tuttavia in ogni caso collegare, per Cerutti, il marxismo al populismo odierno, che andrebbe “cestinato”, sostiene il relatore in netta opposizione a filosofi come il giovane Diego Fusaro. Marx resta un grandissimo pensatore, un classico da studiare, ma il suo pensiero, sia pure condotto con innegabile razionalità, resta utopico e da Marx bisogna oggi “dissentire con rispettoso scetticismo”. Attualmente è impensabile salvare una società prescindendo dall’economia di mercato, è quindi possibile solo costruire, nelle società contemporanee, delle socialdemocrazie, perché le “dittature del proletariato” sono state dei mostri, come i gulag staliniani, i massacri di Stalin in Ucraina, il cosiddetto “Grande balzo in avanti” maoista.

Karl Marx nel XXI secoloultima modifica: 2018-12-16T15:17:47+01:00da m_200
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