Schumann e Nietzsche: musica e scrittura

Seminario-laboratorio Schumann e Nietzsche: musica e scrittura, a cura di Franco Gallo (I.I.S.F.) e Paolo Zignani (saggista). Napoli, venerdì 05-11-2021, h. 15:00/18:00 – Atti del seminario. Palazzo Serra di Cassano, via Monte di Dio, 14, 80132 – Napoli – www.iisf.it – Tel. 0817642652 – L’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici ( I. I. S. F. ), ente accreditato dal M. I. U. R. per la formazione in servizio dei docenti (Decreto n. R.0001106.19-07-2018), è presente sulla piattaforma S. O. F. I. A.

1. Franco Gallo (I. I. S. F.).
Le grandi opere schumaniane sono degli anni ‘30 dell’Ottocento e Nietzsche stesso era un compositore, ma conosceva ben poco della letteratura pianistica, anche se era un pianista ed amante, nella fase giovanile, delle opere di Wagner, in particolare del Parsifal e della Cavalcata delle Valchirie. Nietzsche applica gli schemi di Schumann e di Schubert ai suoi aforismi: la produzione musicale di Nietzsche è perlopiù relegata agli anni giovanili, oi si arresta quasi del tutto, ma le influenze musicali si trovano anche in Ecce Homo, in cui Nietzsche traduce la musica in filologia. Dopo il 1885 il filosofo abbandona anche la scrittura aforistica. Schumann ha una vita abbastanza breve, nasce negli anni ‘10 e muore negli anni ‘50 dell’Ottocento. “Tutto è interpretazione”, scrive l’ultimo Nietzsche, anche la musica, senza la quale “la vita sarebbe un errore”. In Al di là del bene e del male il distruttore della filosofia ottocentesca critica duramente Schuman, dal quale si è ormai allontanato, così come nella Genealogia della morale.
Donatella Morea confronta Platone con Nietzsche: il primo ricerca la verità con metodo dialogico, il secondo con gli aforismi. Nel pensatore tedesco la dimensione dialogica tende progressivamente a scomparire, così come l’approccio maieutico e la scrittura aforistica nietzschiana avrà influenza anche sulle opere di Walter Benjamin, studioso di estetica ed esponente di spicco della scuola di Francoforte. I libri di aforismi sono per Benjamin dei mosaici, dei polittici e la disposizione degli elementi diventa fondamentale, non è più di tipo temporale, cronologico, ma spaziale, “geografico” (cfr. Walter Benjamin, Strada a senso unico) e ciò emerge, sostiene Benjamin, anche ne La gaia scienza). L’aforisma costituisce per Nietzsche “una vetta di bellezza difficilmente conoscibile”, l’aforisma non è infatti una sentenza. L’aforisma, e non la sentenza, appartiene alla dimensione musicale, ma il filologo tedesco si ritiene maestro sia della sentenza che dell’aforisma, come emerge nel Crepuscolo degli idoli, in cui definisce la poesia oraziana “un mosaico di parole”. Il filologo germanico definisce il proprio stile “ignorante, vivace e breve” proprio perché l’aforisma non è un trattato. Già ne La nascita della tragedia il filosofo appositamente non introduce alcun apparato critico o documentaristico: “brevità” è da Nietzsche intesa come capacità di sintesi, esprimibile al meglio soltanto nella danza ed ogni aforisma è un “passo di danza”, una forma di sperimentazione e Nietzsche è sicuramente uno sperimentatore (cfr. Aurora, aforisma 575). L’aforisma è evanescente perché è un passo di danza che esprime non l’adesione a un canovaccio, ma la libertà corporea del danzatore (cfr. Al di là del bene e del male, aforisma 245): qui Nietzsche definisce la musica di Schumann “un illecito pericoloso dal gusto piccino e anonimo”.

2. Paolo Zignani (saggista).
Paul Richter nel 1799 redige una critica satirica alla Dottrina della scienza di Fichte (1794). Richter critica la riduzione dell’ io empirico ad un non-io e la profonda scissione tra io e non-io, che non trova conciliazione nell’idealista tedesco, ritorna in Schumann ed anche in Beethoven. Nietzsche, anche se critico dell’Idealismo, non risparmia neanche Richter, che definisce “un’erbaccia cresciuta nel giardino di Schiller”; lo stile di Richter è molto difficile, difficilmente traducibile, è stato definito infatti “una foresta tropicale” per la sua ricchezza e complessità. La crisi del soggetto emerge anche nella prima sinfonia di Mahler. L’ironia di Schumann avrà influenza persino nel Saggio sull’ umorismo di Luigi Pirandello ed anche diversi racconti di Theodor Hoffman avranno influenza su Schumann: Hoffman è uno scrittore che si rivolge alla musica considerata come “una porta sulle zone più oscure dell’animo umano”; Hoffman è stato scrittore, musicista, compositore, direttore d’orchestra, pittore, una figura quindi molto versatile in cui alla fine ha prevalso la dimensione del letterato. Ne La nascita della tragedia si legge che la musica dionisiaca è “violenza dirompente che è anche Armonia”: con il dionisiaco Nietzsche ha voluto superare il Romanticismo anche in ambito musicale, perché la musica romantica tedesca è “imbrigliata da intellettualistiche interpretazioni di significato”, mentre la musica non è, per il filosofo tedesco, una produzione intellettuale. Emergono quindi due genealogie della scrittura nietzschiana: 1)aforistica da Schuman a Nietzsche; 2)con Richter, Fichte ed Hoffman l’estetica diventa la guida della morale e proprio Hoffman ha espresso la crisi del soggetto che ha percorso gran parte dell’Ottocento tedesco, sia nella musica che nella letteratura e nella filosofia. Nietzsche eredita queste due linee. Sono tesi che ritornano anche nella narrativa di Musil e che superano la concezione heideggeriana di Nietzsche come “ultimo metafisico” per lasciare spazio all’ipotesi di un “Nietzsche scrittore che ha aperto le porte alla scrittura novecentesca” (cfr. F. Gallo, Nietzsche e l’emancipazione estetica).

Schumann e Nietzsche: musica e scritturaultima modifica: 2021-11-13T10:37:03+01:00da m_200
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