Il “Simposio” di Platone

IL SIMPOSIO DI PLATONE
6-8 febbraio 2023 – A cura di Aretina Bellizzi, Carlo Delle Donne, Marianna Nardi.
Seminario-corso di aggiornamento e formazione a c. dell’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, Napoli, ore 16:00-19:00 – Seminario di Studi platonici tenuto dal Prof. Bruno Centrone (Università di Pisa)
. Lettura del Simposio di Platone
. Introduce e modera Marianna Nardi (Università di Pisa). Atti.
Lunedì 6
La struttura drammatica del Simposio.
Il Simposio è un dialogo molto studiato fin dall’antichità anche sul piano letterario; in tempi più recenti è stato studiato da Francesco Adorno, Giannantoni e dalla Scuola di Tubinga. Bruno Centrone è uno studioso che, per gli addetti ai lavori, non ha bisogno di presentazione: si è formato a Pisa ed a Roma e rappresenta un’autorevolissima voce sulla filosofia antica, studioso del pitagorismo e di Platone, con particolare attenzione al Sofista, al Simposio ed alle Leggi. Nel Simposio si trovano elementi drammatico-teatrali e filosofici, questi ultimi riscontrabili nel discorso di Diotima; Platone, che ha scritto questo dialogo nella maturità (403-400 circa), aveva già studiato la bellezza nel Liside. Profonda è la complessità del dialogo, per i numerosi partecipanti alla cena (Apollodoro, Fedro, Agatone, Eurissimaco, Aristofane, Alcibiade, Pausania ed infine Socrate). Il Simposio o Convito è un grande banchetto di logoi, fondamentale per una riflessione sull’eros; notevole, in proposito, anche l’elogio di Socrate fatto da Alcibiade. Il luogo del banchetto, la casa di Agatone, si trova sull’acropoli di Atene e Socrate sale verso il Partenone, mentre nella Repubblica il filosofo scende verso il porto del Pireo: sono due dialoghi, in questo senso, complementari, secondo Centrone e Li Vigni, e questo è un particolare studiato dall’autore, anche se non possiamo sapere se il narrato abbia corrispondenza effettiva con la realtà. Usando un termine di oggi, Centrone parla di ‘fiction’: tutti i dialoghi platonici sono “logoi socratei”, ma noi non sappiamo se tali discorsi illustrino la vera figura di Socrate, dato anche l’intento, sempre apologetico, di Platone nei confronti dell’amico-maestro. Fedro suggerisce il tema del banchetto, l’amore. Aristodemo non è presentato come una persona particolarmente intelligente e lui stesso si presenta così. Eros è scalzo e peregrino, come Socrate, ed anche Eros è filosofo; anche Senofonte si presenta scalzo alla cena, come Socrate, ma non è al suo livello. Su invito di Socrate, incontrato casualmente per strada, dichiara di essere innamorato di Socrate. Il lungo discorso finale di Socrate, importante anche sul piano linguistico-letterario, supera, come sottolinea Francesco Adorno in Introduzione a Platone (Laterza, Bari, 1978 pp. 68-72) l’amore come pedofilia, proprio in quanto Amore è amore del bello in sé, non è né maschio, né femmina, ed è superiore sia all’amore per i maschi che per le femmine in quanto è superiore ai corpi. Platone desidera Aristofane (anche Nietzsche ci ha parlato di un “amore segreto” tra Platone ed Aristofane, nonostante Aristofane avesse deriso Socrate ne Le nuvole) e sottolinea il singhiozzo del commediografo a causa dell’eccesso di cibo e non riesce subito a parlare e quando è il suo turno deve cedere la parola ad Eurissimaco; nel dialogo sono quindi presenti elementi tragici e comici, ed in questa sintesi consiste la vera arte poetica del dialogo. Va inoltre ridimensionata l’ignoranza di Socrate, che è sempre circostanziata e non assoluta. L’occasione del banchetto è la commemorazione della vittoria di Agatone in una gara di poesia tragica: Agatone si presenta come un intellettuale, ma la sua presunta sapienza viene confutata da Socrate. Anche Diotima, che parla dei misteri, è presentata come un una donna intellettuale, una filosofa. Tutto il dialogo è in realtà il racconto di Apollodoro ad un amico circa la gara vinta da Agatone molti anni prima, nel 416. Diotima parla dei misteri d’amore. Alcibiade si autopresenta come un iniziato ed è arrivato a cena in ritardo, addirittura dopo Socrate: Platone mostra scarsa stima verso Alcibiade, che, essendo arrivato al convito dopo Socrate, non ha potuto ascoltare il suo discorso di Socrate. Sicuramente Platone ha costruito il dialogo con profonda meditazione, aveva anche più volte riscritto l’incipit della Repubblica. Diotima fa riferimento ai misteri eleusini, ai quali Platone era iniziato; i misteri eleusini sono i più antichi riti religiosi dell’antica Grecia, ai quali Platone aderì per allontanarsi dalla religione ufficiale della polis.
Tutti i partecipanti sono “detentori” di una disciplina: storia, medicina, retorica, arte militare, commedia. Solo Socrate, che non detiene titoli particolari, è però l’unico esperto di dialettica, cioè di filosofia, che non è una “techne”, a differenza delle altre materia. Nel Simposio, come si è detto, è però importante tener presente che a Platone interessa sempre la verità, ricercare l’idea del Bello che coincide con il Bene e l’Eros, mentre Bello e Amore sono separati in Aristotele, che unifica invece Bello e Buono, “Kalòs kai Agatòs”. Il Simposio è un dialogo sicuramente autografo di Platone. L’amore tra Socrate ed Alcibiade supera la fisicità: l’amante è sempre più divino dell’ Amato, Alcibiade ama Socrate, ma non viceversa, perché Alcibiade non è all’altezza di Socrate, nonostante Socrate fosse realmente attratto da Alcibiade. Il fatto che Alcibiade sia innamorato di Socrate getta una luce positiva su Alcibiade, ed è positivo anche il fatto che Alcibiade si renda conto della superiorità di Socrate. Nel dialogo si fa anche riferimento all’amore tra Achille e Patroclo. Sempre importanti sono tutti i personaggi dei dialoghi platonici, come Simmìa e Cebete nel Fedone. Con il Simposio, Platone si dimostra, oltre che grande filosofo, anche drammaturgo e addirittura poeta. Platone valorizza entrambi i sessi, anche in materia di politica, sostenendo che anche le donne possono essere filosofe-reggitrici di uno Stato; d’altronde, Diotima ed Aspasia furono due filosofe.

Martedì 7
Temi filosofici: l’eros e il Bello.
Mario Vegetti sosteneva che il pensiero di Platone si ritrova nei discorsi di tutti i personaggi, anche di quelli criticati dal filosofo, sebbene particolare attenzione sia sempre dedicata a Socrate. Platone parla qui di Eros come amore passionale, anche unidirezionale, che distingue dalla “filìa”, amicizia, ma anche amore in senso biunivoco, come lo è l’amicizia. La “Filìa” abbraccia quindi un orizzonte più ampio dell’eros, la Filìa come amicizia è una virtù, cosa che non è l’eros. Il Liside, il Fedro ed il Simposio sono considerati i dialoghi erotici di Platone; anche nelle Leggi si parla tuttavia di Filìa. Il Simposio riprende in parte Liside, che è anche un dialogo aporetico. Il nome Agatone ha un significato allegorico: “Agatón” in greco vuol dire infatti buono, è l’opposto di “Kakòn”, cattivo. Eros non è né Agatòn né Kakòn, né buono né cattivo, né sapiente, perché ha bisogno di sapere, né ignorante nel senso di colui che non avverte la necessità di sapere, concetto già presente nel Liside. Il termine “Verità” è tradotto da Platone come “Aleteia”, scoperta in senso parmenideo, mentre il “Lete” è la coperta nel senso di oblio, dimenticanza, perché conoscere significa infatti “ricordare le idee” e l’amore platonico altro non è che “nostalgia dell’Assoluto”, vera immortalità dell’anima, in cui è scongiurato il pericolo dell’oblio. Nel Fedro Socrate è presentato come “cacciatore di giovani”, spesso il più giovane è l’amante e l’anziano e l’amato, ma non sempre, più sovente le due categorie si invertono ed interagiscono. Il discepolo è attivo e passivo, è amante, perché desidera sapere, ed è amato dall’anziano, da Socrate, che è “Eromenòs”, “amato”, ed “Erostas”, amante, ed Alcibiade è “cacciato” da Socrate, ma anche “cacciatore” di Socrate, e questo getta, come si è detto, una luce positiva su di lui, in quanto è desideroso di sapere. L’eros va sempre ravvivato perché previene il rischio dell’oblio: con questo si sottolinea come il sapere umano sia precario, per questo la Filosofia è propria dell’uomo e la Sofia degli Dei. In Repubblica, VI, 211b si sottolinea il costante contatto con i giovani per allenare la virtù e la ricerca del bello. Per questo è importante conoscere sempre nuovi giovani. Nel Fedone, Cebete e Simmìa trattano questo tema circa la relazione tra le idee e l’immortalità dell’anima. Bello e Bene s’ identificano nella virtù, nell’Amore inteso come Eros. L’amore è una tematica presente anche nella Repubblica, anche se non centrale. Il bello è ciò che è piacevole per la vista, sostiene Platone nell’Ippia Maggiore, definizione che viene confutata e questo dimostra il carattere aporetico anche di questo dialogo. Vista e udito erano per i Greci i due sensi per eccellenza, come ha scritto Hans-Georg Gadamer, fondatore dell’Ermeneutica e membro dell’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, nonché cittadino onorario di Napoli. Nel Politico emerge la concezione che Platone ha della storia, la visione ciclica, tipica di tutti i Greci: la storia va incontro a cataclismi e terremoti che continuamente la fanno iniziare da capo. E’ la visione che sarà ripresa da Nietzsche, non è quella storicistica o cristiana o dialettica. Eros non è neanche né brutto né bello (Convito 201e), è una “parte del diverso”, è intermedio tra bello e brutto, così come nel Timeo Platone afferma che “il Cosmo si alimenta della sua corruzione”. Il rapporto con l’altro, con il diverso, è quindi costante nei dialoghi platonici.

Mercoledì 8
Cosa c’è di buono nei discorsi dei partecipanti (a parte quello di Socrate-Diotima).
Platone considera giuste le tesi esposte dai vari interlocutori del Simposio quando quando queste condividono le sue tesi, come sostiene Diogene Laerzio, e questo vale per tutti i dialoghi platonici; Platone condivide le tesi di Socrate, Critone, Timeo e critica quelle di Gorgia, Eutidemo, Trasimaco, ma, sostiene Vegetti, Platone si ritrova anche in figure come queste ultime, sia pure per antitesi. Platone non è mai un “reporter fedele” delle tesi realmente esposte dai suoi personaggi, anche perché, nei confronti di Socrate, ha sempre una posizione apologetica. Platone distingue sempre: A)opinione falsa e B) opinione vera, ma anche in questa seconda non è presente il logos, l’opinione, anche se vera, resta un’opinione che, in quanto tale, non è dimostrabile. Solo l’Episteme, la verità intesa come scienza, è caratterizzata dalla presenza del logos. In base a questa dicotomia si possono intravedere i giudizi dell’autore sui suoi personaggi. L’Eros, come si è detto, non è necessariamente reciproco, tesi che sarà smentita da Dante (Inferno, V, 103, nelle parole diFrancesca “Amor ch’ nulla amato amar perdona”): è questa una tesi platonica già presente nel Liside C’è un Eros positivo, di Venere Celeste, ed un Eros negativo, di Venere Terrestre, sostiene lo storico Pausania nel Convito. Scopo dell’Eros è l’aretè, la virtù a cui tende il livello più alto di Eros, quello dell’idea in sé, del bello in sé, dell’idea superiore sia all’amore fisico che a quello intellettuale per tutte le singole scienze. Il medico Eurisimaco sostiene l’importanza dell’amicizia come Filìa tra simili, ed anche questa è una tesi già presente nel Liside. Platone difende sempre il metodo dialettico e per questo nel Sofista riprende Eraclito. Il celeberrimo mito degli androgini o mito di Aristofane alimenta nell’Eros la ricerca dell’intero. Il Simposio costituisce la prima riflessione, di un certo spessore, sull’amore omosessuale- Amore come desiderio di possedere ciò che manca è un concetto già presente nel Carmide e nel Lachete, mentre questo egoismo è rifiutato nella Repubblica. La filìa è invece una ricerca reciproca nel Menesseno. Agatone nel Simposio propone un elogio di Eros in quanto tale, pensiero che viene apprezzato da Socrate, che sostiene che bisogna però definire la vera natura di Eros prima di parlare dei suoi effetti. L’eros toglie l’estraneità e colma di familiarità: l’eros, in questa tesi platonica, includerebbe quindi anche la Filìa, termine greco che in origine significava appunto consanguineità, ed Eros è sempre giovane nel senso che è vero filosofo, sempre alla ricerca. Nel Timeo la bellezza è Armonia nel senso di armonia offerta dalla matematica, in senso pitagorico, e nel Teeteto, dialogo gnoseologico per eccellenza, Platone insiste molto sulla differenza tra doxa ed episteme, tra opinione e verità nel senso di scienza. Per Centrone nel discorso di Eurisimaco ci sono diverse influenze della medicina di Ippocrate. È paradossale notare come Platone critichi la retorica gorgiana per poi, di fatto, utilizzarla nei suoi dialoghi come appunto il Convito; anche Eschilo e la mitologia omerica sono ben rappresentati nel dialogo platonico.

Il “Simposio” di Platoneultima modifica: 2023-02-13T13:08:33+01:00da m_200
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