Alessandro Manzoni a 150 anni dalla morte

Programma del Convegno di Studi manzoniani:
1. Prof. Alberto Casadei, ordinario di letteratura italiana, Università di Pisa, Introduzione. Alessandro Manzoni.
2. Dott.ssa Annalisa Nacinovich, Università di Pisa, Manzoni. Prospettive odierne.
3. Prof. Roberto Bizzocchi, Università di Pisa, ordinario di storia moderna, Come I Promessi Sposi hanno fatto l’Italia.

1. Prof. Alberto Casadei, ordinario di letteratura italiana, Università di Pisa, Introduzione. Alessandro Manzoni.
Nell’anno 2023 appena concluso si sono celebrati i 150 anni dalla morte di Alessandro Manzoni. I Promessi Sposi s’ inseriscono nel solco del romanzo storico che da Walter Scott ha ormai una tradizione consolidata, dal Settecento, da Goethe (I dolori dei giovane Werther), dallo stesso Manzoni (Storia della colonna infame). Manzoni interpreta la storia sul piano etico-religioso, come ci illustra Gorizio Viti in Conoscere i Promessi Sposi (Le Monnier, Firenze): Don Abbondio, figura sulla quale si concentra il relatore, è l’antitesi del “buon cristiano”: è meschino ed opportunista, mentre Padre Cristoforo ed il cardinale Federigo Borromeo sono invece l’antitesi di Don Abbondio, che trova un riferimento nel personaggio shakespeariano, totalmente negativo, di Macbeth.
2. Dott.ssa Annalisa Nacinovich, Università di Pisa, Manzoni. Prospettive odierne.
Leonardo Sciascia scrive un importante commento alla Storia della colonna infame, I burocrati del male (1973), in cui paragona i processi agli untori ai campi di sterminio nazisti. Nel 1827 escono I Promessi Sposi di Manzoni e le Operette morali di Leopardi, mentre nel 1857 vengono pubblicati I fiori del male di Baudelaire e Madame Bovary di Flaubert, due opere fondamentali della letteratura europea del secondo Ottocento. Per questo il romanzo manzoniano è innovativo ed anticipa tanti temi contemporanei. Leopardi non fu un letterato impegnato politicamente e non ha giovato al pensiero liberale dell’Ottocento, secondo Nacinovich. Leopardi e Manzoni sono più filosofi che storici. La prima edizione de I Promessi Sposi è del 1827, dopo il manoscritto del 1823, mentre la seconda ed ultima è del 1840-42, pubblicata “a puntate” su una rivista. La madre di Manzoni era Giulia Beccaria, la figlia del celebre giurista, mentre il padre è probabilmente Pietro Verri: Manzoni è figlio dell’Illuminismo lombardo.
Dopo il 1847 Manzoni non si occupa più di letteratura, ma di storia e di lingua, come emerge dalla “Lettera a Giacinto Carena sulla lingua italiana”.
Il 1827 è un data “chiave” nella letteratura italiana: viene pubblicata la “ventisettana”, come si è detto, muore Ugo Foscolo e Leopardi e Manzoni, a Firenze, frequentano il Gabinetto Scientifico-Letterario “G. P. Vieusseux”, come ci illustra Raimondi nel saggio Romanzo senza idillio.
Del 12 novembre 1829 è la lettera di Manzoni a Victor Cousin: l’epistola ha un carattere filosofico e critica il principio aristotelico di autorità, emerge quindi un “Manzoni illuminista”, che ci ricorda il “Leopardi illuminista” de “La ginestra, o il fiore del deserto”. In ambito linguistico, la riflessione non può accettare un’idea di verità intesa come un’ “auctoritas” affidata ad un “ipse dixit”. Politicamente Manzoni mette in discussione l’esercizio del potere. Tale scetticismo conduce Manzoni ad affermare un’altra verità, il “vero poetico”. Con queste tesi Manzoni replica a Cousin. In base a questo, secondo la relatrice, è possibile rileggere I Promessi Sposi con un nuovo approccio filologico-ermeneutico, ponendo l’accento non soltanto sulla “macro-storia”, ma anche sulla “microstoria”, sulla scia di Elsa Morante (cfr. La storia), sugli umili ed i personaggi considerati “minori”.
Intervento di Pietro Conti (collegato in videoconferenza da Israele): il 7 agosto 1827 Manzoni, partito da Milano e passato da Pavia, arriva in carrozza a Pietrasanta per proseguire poi per Livorno. Proprio a Pietrasanta ed a Livorno s’innamorò della lingua toscana.
3. Prof. Roberto Bizzocchi, ordinario di storia moderna, Università di Pisa, Come I Promessi Sposi hanno fatto l’Italia.
Bizzocchi ha scritto Romanzo popolare, pubblicato con la casa editrice Laterza: qui sostiene come il romanzo manzoniano abbia fatto l’Italia. L’approccio di Bizzocchi è quindi di carattere storico e non letterario, a differenza dei precedenti relatori.
Manzoni vive nel contesto di tre categorie storiche: nazione, Costituzione, religione. Senza voler tornare però all’ancient regime, né al bagno di sangue giacobino della Rivoluzione francese, nasce l’idea di nazione come popoli fraterni, nazioni sorelle: si conia, in embrione, il progetto di un’identità europea che si concretizzerà dopo la tragedia della seconda guerra mondiale. E’ l’Europa dei popoli e delle nazioni che si va formando, in cui è salva l’identità della patria. Sismonde de Sismondi polemizza con Manzoni sul cattolicesimo ottocentesco: per Sismondi il cattolicesimo del XIX secolo è ancora erede della Controriforma e quindi della corruzione. Sismondi avrà immensa fortuna nel Risorgimento, periodo in cui si forgia anche lo stereotipo dell’italiano come lingua e cultura negative: Manzoni rappresenta invece il baluardo dello svezzamento della lingua e della cultura italiane, Manzoni è un grande liberale e patriota, come emerge dalla sua ode civile “Marzo 1821”, avverso al potere temporale dei papi, basti pensare che nella sua lunga vita, durata 88 anni, non è mai stato a Roma proprio per la sua avversità alla Roma papalina e nel 1871 è ormai troppo anziano per affrontare un viaggio verso la capitale del Regno d’Italia. Nelle Osservazioni sulla morale cattolica (1819) Manzoni difende la morale cattolica in chiave illuminista e sostiene che l’etica cattolica è perfettamente compatibile con le idee dell’Illuminismo: in questo modo risponde a Sismondi. L’Italia, a differenza di quanto aveva affermato Sismondi, non è quindi esclusa dal processo di costruzione dell’Europa. I Promessi Sposi trattano la storia di due innamorati, Renzo e Lucia, rispettivamente di 20 e 19 o 18 anni, che lottano contro le ingiustizie ed i soprusi del tempo. L’ironia manzoniana vuole indicarci la verità in senso rovesciato, affermando ironicamente l’opposto di quello di quella che è la giustizia: l’avvocato Azzeccagarbugli è il prototipo della giustizia dei potenti, crede che Renzo non sia la vittima, ma il colpevole che dev’ essere difeso. Anche nell’utilizzo di questa “ironia rovesciata” Manzoni fa propria la lezione dell’Illuminismo, ad esempio quella di Voltaire, anticlericale per antonomasia.

Alessandro Manzoni a 150 anni dalla morteultima modifica: 2024-02-01T21:43:13+01:00da m_200
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