La nascita della filosofia occidentale tra mito e logos.

INTRODUZIONE ALLO STUDIO DELLA STORIA  DELLA FILOSOFIA: LA NASCITA TRA MITO E LOGOS

 

La filosofia, come la scienza, si pone problemi e cerca risposte: ci sono problemi scientifici, ci sono problemi filosofici. In senso “lato”, si può dire che tutti siamo filosofi, perché tutti ci poniamo domande del tipo: Dio esiste? Il mondo è ordinato verso un fine prestabilito ( cosmos = ordine) o procede casualmente ( caos = disordine) ? E ancora: La vita umana ha un senso? Cos’è la verità? E’ raggiungibile per l’uomo, o è monopolio solo di Dio? La scienza può aiutarci nel raggiungimento della verità? In che rapporto è la fede con la scienza? Ci chiediamo, inoltre: quando uno Stato può dirsi democratico? Cos’è la giustizia? Cos’è il bene? Cos’è il male? Cos’è la morale? L’uomo è libero nelle proprie scelte o è condizionato? La storia della filosofia è quindi la storia di problemi essenziali che ogni essere umano si pone, anche se le soluzioni date dalla persona qualunque sono diverse da quelle date dal filosofo. Per questo possiamo dire che tutti siamo filosofi in senso “lato”, ma non tutti lo siamo in senso “stretto”, perché le soluzioni offerte dai filosofi, spesso diverse tra loro ed anche molto complesse, sono portate avanti con un rigore scientifico particolare. Il metodo della filosofia è infatti quello razionale, il “logos” (in greco significa “ragione”). 

Il termine “filosofia” deriva dal greco e significa, etimologicamente, “amicizia della sapienza” (filòs = amico e sofìa = sapienza, saggezza): probabilmente questa parola fu coniata dal filosofo e matematico Pitagora nel VI° secolo a. C., per il quale la “sofìa”, la vera sapienza, è patrimonio solo degli dei, mentre all’uomo si addice solo la “filo-sofia”, cioè il desiderio, la ricerca della verità e della saggezza. La filosofia ricerca il principio primo di tutta la realtà, l’ “archè”, mentre le altre scienze studiano solo settori particolari della realtà. Lo scopo della filosofia consiste nel puro desiderio di conoscere e contemplare la verità.

Non si può neanche definire la filosofia come una disciplina “scientifica” o “umanistica”, qualsiasi definizione sarebbe sempre restrittiva ed insufficiente, in quanto la filosofia è detta teoretica quando affronta i problemi nella loro valenza scientifica, volti alla pura conoscenza speculativa (la logica e la filosofia della scienza sono discipline teoretiche), è detta pratica o morale quando affronta problemi relativi al comportamento umano nella società (la filosofia della storia e la storia del pensiero politico sono discipline pratiche). Il primo gruppo di domande poste precedentemente appartiene alla teoretica, il secondo alla morale. Inoltre, della filosofia facevano parte, sino alla fine dell’Ottocento, anche le cosiddette “scienze umane” o “scienze sociali”, quali la psicologia (per gli antichi Greci era lo studio delle facoltà dell’anima, dal primo ‘900 è invece lo studio dei processi mentali, cognitivi ed affettivi), la pedagogia (la scienza dell’educazione e della storia dei sistemi scolastici), la sociologia (la materia che studia la società ed elabora teorie sociologiche), l’antropologia culturale (lo studio della cultura umana, con il confronto tra le culture di tutti i popoli della terra), la geografia antropica (o umana), l’etologia (confronta il comportamento umano e quello animale). Dalla fine dell’Ottocento le scienze umane si sono progressivamente separate dalla filosofia e non sono oggi più considerate branche della filosofia perché hanno acquisito un metodo scientifico basato sull’osservazione dei fatti, le ipotesi, gli sperimenti (sono poi queste le tre fasi del metodo galileiano).

La filosofia viene fatta iniziare in Grecia nel VI° secolo a. C. con la “scuola di Mileto”, sorta nella Ionia con i filosofi Talete, Anassìmene, Anassimandro, detti “primi fisici” o “filosofi naturalisti” perché ricercavano l’archè nella natura (=fiusis). Alcuni studiosi orientalisti hanno intravisto la possibile nascita della filosofia molto prima, intorno al 2000 a. C., in India, in Egitto e nei popoli Mesopotamici (Sumeri, Assiri, Babilonesi). In India in particolare vi erano due complessi di scritti, i Veda o Inni vedici e le Upanishad (termine che in sanscrito, l’antica lingua indiana, significa “seduti vicino al maestro”).  Il primo è un complesso di inni di preghiere, mentre le Upanishad costituiscono una “teoria per iniziati”, basata sull’imitazione, in quanto l’educazione non richiedeva una partecipazione attiva del discente, ma veniva trasmessa “dall’alto” e il discepolo doveva imitare il maestro e obbedirlo passivamente: a questi modelli vegetanti delle società orientali i Greci opposero invece, in seguito, un dinamismo pedagogico. Nessun filosofo greco, inoltre, fa mai riferimento a tali forme di sapienza orientale (i Greci non conoscevano neanche la lingua egizia), che sono più religiose e teologiche che logiche e razionali, quindi non si tratta di filosofia. Attestato il fatto che non si può parlare di un’antica filosofia di derivazione orientale, si può affermare con certezza che la filosofia nasce in Grecia nel VI° secolo a. C. perché lì sorsero particolari condizioni che ne agevolarono la nascita, quali le fiorenti condizioni economiche delle colonie, la libertà di pensiero e la libertà religiosa: le pòlis (città-Stato) greche sono la patria della democrazia ed il greco è un cittadino libero, non un suddito, in quanto partecipa attivamente e liberamente alla vita politica. Platone, nel IV° secolo a.C. affermerà che “il greco è sempre giovane, mentre l’egiziano è vecchio e canuto” proprio per sottolineare la differenza tra il dinamismo greco e le vegetanti società orientali, come si è detto (si tenga presente che alcune contraddizioni non sono risolubili, come la schiavitù, concetto ineliminabile dal pensiero antico; anche Aristotele nella Politica sostiene che si è schiavi o per generazione o per battaglia persa, ed in tal caso sono schiavi solo i prigionieri di guerra non Greci).

Tuttavia, anche se il metodo della filosofia è razionale, le origini sono mitiche ed irrazionali.

Il mito lo ritroviamo (cfr. le note a piè di pagina sul mito di Zeller-Mondolfo, La filosofia dei Greci nel suo sviluppo storico, La Nuova Italia, Firenze) innanzitutto nei poemi omerici, l’Iliade e l’Odissea: nel primo emerge il mito di Achille, valoroso eroe, simbolo della potenza delle armi, della guerra e modello di educazione militare, destinato a penetrare, anche sul piano pedagogico, nella cultura spartana, mentre nel secondo si esalta Ulisse, metafora del desiderio umano di conoscenza, mito dell’avventura e dell’astuzia, destinato ad entrare nella cultura ateniese.

Successivamente il mito si ritrova nella Teogonia di Esiodo, il poema che narra la mitologica nascita degli dèi, a partire dal caos originario, che fu il primo a generarsi.

In Grecia si svilupparono due forme di religione, quella ufficiale del culto delle pòlis, pubblica, olimpica, omerica, e quella dei metèci, degli schiavi, delle classi sociali più povere, legate ai misteri. Tra le religioni dei misteri la più importante fu quella orfica, (da Orfeo, poeta e presunto fondatore dell’Orfismo) secondo la quale l’anima, il principio divino, il bene,  per colpa di un peccato originario, era costretta a reincarnarsi, dopo la morte del corpo, il male, in altri corpi, fino alla completa espiazione della colpa, fino alla catarsi finale. Il corpo è concepito, in quest’ottica, come la prigione, il carcere per l’anima e nell’uomo albergherebbero quindi due principi, il bene ed il male: la “vita orfica”, mediante una serie di reincarnazioni, consentirà all’anima di liberarsi definitivamente dal carcere corporeo; per chi si è purificato, nell’al di là vi sarà un premio, per gli altri una punizione. Questa teoria sulla reincarnazione sarà ripresa dalla dottrina pitagorica della “metempsicosi” e da Platone.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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La nascita della filosofia occidentale tra mito e logos.ultima modifica: 2015-05-12T17:31:25+02:00da m_200
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