Il giovane Hegel

IL GIOVANE HEGEL.

Gli Scritti teologici giovanili appartengono ai periodi di Tubinga, Berna, Francoforte e Jena, ma principalmente ai periodi di Tubinga e Francoforte. Questi frammenti, raccolti e pubblicati solo nel ‘900 da Nohl, non hanno come soggetto “Dio”, contrariamente a quanto si possa pensare dal titolo, ma i popoli e gli individui.

1)Religione popolare e cristianesimo: il cristiano formula l’esigenza di Dio come bisogno che il suo comportamento morale non vada perduto, dal momento che si accorge che tale comportamento non rende felice sé stesso, né può cambiare il mondo. Per questo ha bisogno di postulare l’esistenza di un Dio che sia garante che l’azione morale non vada perduta.

2)Vita di Gesù (Leben Jesu): è una trascrizione, in termini kantiani, del vangelo di Matteo. Il “regno dei giusti” evangelico è il “regno dei fini” kantiano, ossia il regno di coloro che vivono osservando i precetti della legge morale. Emerge un Hegel ancora kantiano.

3)La positività della religione cristiana: il cristianesimo è una religione “positiva” perché ha ereditato l’eteronomia (= negazione della morale) giudaica, ha scisso l’uomo e Dio . Hegel opera un confronto tra il cristianesimo, una religione che terrorizza il credente perché è basata sul “memento mori” e la religione pagana, greca, una religione di festa, gioia, armonia. In particolare, Hegel confronta le figure di Cristo e Socrate: Cristo ha fondato una sètta, con un numero fisso di discepoli, 12 e soltanto 12, mentre Socrate non ha discepoli, perché non pretende di insegnare niente a nessuno, ma ha un numero illimitato di amici. In particolare Hegel critica il miracolo, definito “uno strumento da baracconi nelle mani dei preti per violare il sacrario della coscienza”. Non a caso la religione cristiana ha trovato terreno favorevole nell’impero romano, mentre la religione pagana si è affermata nelle “polis” della Grecia, patria della democrazia.

4)Lo spirito del cristianesimo e il suo destino: emerge un maggiore distacco da Kant, rispetto alla Vita di Gesù. Al vangelo di Matteo, Hegel sostituisce quello di Giovanni, più speculativo e filosofico. Le prime comunità cristiane non sono esempi di tolleranza, perché “l’intero” si scinde di fronte alla proprietà (eigentumlichkeit) un male irriducibile dei popoli, che vince anche l’amore e separa i due amanti. La comunione dei beni è pertanto, secondo Hegel, un falso storico nelle prime comunità cristiane.

5)Frammento di sistema (14 settembre 1800): Hegel ritiene che sia arrivato il momento di concretizzare in un “sistema” filosofico ordinato e compiuto le proprie dottrine filosofiche.

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Rapporto dello scetticismo con la filosofia (1802): è un articolo pubblicato da Hegel su una rivista. Si contrappone il vero scetticismo, antico, dialettico, quello del Parmenide di Platone allo scetticismo “dogmatico” di Schultze, che accusando Kant, ricade poi negli stessi errori e considera finito non solo l’intelletto, ma anche la ragione. Lo scetticismo di Sesto Empirico, ma ancora di più quello del Parmenide platonico è uno “scetticismo genuino, il lato libero di ogni filosofia”.

 

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Primi scritti critici:

1)Differenza tra il sistema filosofico di Fichte e quello di Schelling. Hegel difende Schelling rispetto a Fichte, che viene criticato per la sua morale che “va all’infinito, e mai si realizza”, come emerge nella Wissenschaftlehre. La “notte”, categoria molto ricorrente nel Romanticismo letterario (cfr. Foscolo, “Alla sera” e Leopardi “La sera del dì di festa” e “Il sabato del villaggio”) e filosofico, è il “momento dell’identità e dell’assoluto”, mentre il “giorno” è il “multiforme”. Hegel critica inoltre Cartesio, che, separando res cogitans da res extensa, ha consentito che “lo spirito andasse a cristallizzarsi nel Nord-ovest” (il Nord-ovest è la Francia, la patria di Cartesio, che avrebbe potuto essere  il primo idealista se, una volta scoperta l’esistenza dell’io come cogito, avesse fatto dell’io il fondamento di tutta la realtà, invece di cercare un’altra realtà separata, il mondo, impropriamente definito come “estensione”).

2)Fede e sapere.  Nell’introduzione, Hegel critica la religione luterana, che ha eliminato l’oggettività cultuale, lasciandola da una parte per salvare l’essenza della fede, ma, in tal modo, con tale separazione, “il bosco sacro diventa legna”, perché questa oggettività, violentemente separata dal soggetto, si riverserà sul soggetto stesso, alludendo all’opera della Controriforma cattolica. Nonostante questo, Hegel fa emergere apprezzamenti per la Riforma, perché “il principio del Nord ha operato una grande rivoluzione nello spirito del mondo” (Weltgeist), perché la riforma luterana ha spaccato, nel 1517, l’unità della Chiesa. Terminata l’introduzione, Hegel critica le filosofie di Kant, Jacobi e Fichte, definite tutte “filosofie della riflessione”, in cui il soggetto non conosce l’oggetto, ma si ripiega su se stesso. Critica la fede religiosa, che dell’Assoluto, del Sapere, coglie solo “punti luminosi”. Circa Jacobi, Hegel afferma che si tratta di “un nano che pretende di giudicare i giganti”, riferendosi alle critiche che Jacobi, nelle Lettere sulla dottrina di Spinoza, ha mosso a Spinoza ed a Kant. Per Jacobi, afferma Hegel, l’unico modo di rapportarsi all’Assoluto è la “fede immediata”, strumento che Jacobi degrada, perché usato per rapportarsi sia a Dio che alle cose empiriche. Il soggetto, afferma Hegel, “si è qui abbassato al minimo !”. Hegel critica successivamente la morale kantiana, perché è una morale del dominio della ragione (peraltro considerata da Kant come finita) sui sensi, sugli istinti: Kant ha infatti posto alla ragione dei “pali di confine”, rappresentati dalla “cosa in sé” (Ding an sich). Hegel critica pertanto l’imperativo categorico kantiano della Critica della ragion pratica. Hegel critica infine la morale fichtiana della Dottrina della scienza, che è un “dover essere”, un “infinito inteso come incompiuto”, in cui “il non-io è posto dall’io come necessità, come palestra morale per esercitare la sua libertà”. Quello di Fichte è “il delirio della presunzione dell’ io titanico, che ha bisogno del mondo del male da superare, di catene da spezzare, ostacoli o limiti da superare”. Hegel critica infine lo Stato fichtiano,  definito “tirannico”, che è “un qualcosa di esterno, che mi sta di fronte e mi appare estraneo, in cui gli uomini non sono cittadini, ma sudditi”.

 

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Scritti politici

La costituzione della Germania. “L’intero si è sfasciato”, afferma Hegel inizialmente, facendo riferimento alla disfatta tedesca avvenuta al termine della guerra dei trent’anni, nel 1648, con la pace di Westfalia. Occorre ricostruire la Germania (“costituzione”, nel titolo, va infatti inteso come “ricostruzione”). E’ un’opera di filosofia politica in cui emerge una prima concezione hegeliana dello Stato: uno Stato limitato, ma potente nei suoi limiti, non aggressivo, ma capace di fronteggiare qualsiasi aggressione. Emerge lo spirito patriottico (“Se c’è un popolo che non merita di essere umiliato e dominato, questo è il popolo tedesco”, scrive infatti Hegel), ma, a differenza di Fichte, non sono presenti germi di superiorità di una stirpe sull’umanità ed elementi di razzismo, concetti che invece presenziavano nei Discorsi alla nazione tedesca di Fichte.

 

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Il giovane Hegelultima modifica: 2015-05-18T19:18:47+02:00da m_200
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