INTERPRETAZIONI SU ARTHUR SCHOPENHAUER E GIACOMO LEOPARDI
Schopenhauer e Leopardi sono stati spesso accomunati per la medesima concezione pessimistica della vita. Su questo confronto sono state avanzate alcune interpretazioni critiche, le principali risultano essere le seguenti quattro.
- Francesco De Sanctis, nella sua Storia della letteratura italiana, alla fine dell’Ottocento, ravvede nei due autori i seguenti elementi comuni: 1)entrambi considerano la Natura come un potere cieco e maligno; 2)entrambi non credono a un Dio benevolo e provvidenziale; 3)per entrambi la vita oscilla tra la noia e il dolore, Schopenhauer esprime questo concetto in filosofia, Leopardi in poesia; 4)per entrambi non esiste la felicità, che è solo una pausa tra un dolore e l’altro ed un’illusione che crolla all’apparir dell’ “orrido vero”, come afferma Leopardi in un grande idillio come, ad esempio, “A Silvia”. Tuttavia, per De Sanctis, solo Schopenhauer è un filosofo, non Leopardi, che invece non riflette sul dolore universale, ma proietta sul mondo il suo dolore personale e risulta privo di un rigoroso metodo filosofico di analisi della categoria di “dolore”.
- Nel secondo ‘900, il filosofo marxista Cesare Luporini, nel suo saggio Leopardi progressivo, fa invece proprio il Leopardi de “La ginestra, o il fiore del deserto”, e sostiene che Leopardi fu un grande filosofo illuminista, ateo e materialista. In questa poesia Leopardi invita infatti l’umanità ad unirsi compatta contro la Natura; emerge qui un Leopardi cosmopolita, eroico, che tanta influenza avrebbe avuto, secondo Luporini, sui filosofi del secondo ‘800 e del primo ‘900, da Nietzsche all’Esistenzialismo.
- Anche il filosofo Emanuele Severino, nel suo studio Il nulla e la poesia. Alla fine dell’età della tecnica: Leopardi (Rizzoli, Milano, 1990), esalta la grandezza filosofica del genio di Leopardi, che avrebbe aperto la strada alla filosofia del ‘900 ed all’Esistenzialismo nichilista di pensatori come J. P. Sartre.
- Infine per il filosofo del ‘900 Remo Bodei, il poeta di Recanati è filosofo e poeta al tempo stesso ed avrebbe dato vita ad una “ultrafilosofia”: ha proseguito cioè la filosofia con i mezzi della poesia, superando così la frattura tra ragione (filosofia) ed immaginazione (poesia), poiché solo chi è filosofo e poeta al tempo stesso conosce la realtà.
INTERPRETAZIONI SU ARTHUR SCHOPENHAUER E GIACOMO LEOPARDIultima modifica: 2015-05-18T19:00:53+02:00da
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