Medioevo e Rinascimento: le più significative interpretazioni storiografiche

Medioevo e Rinascimento: le più significative interpretazioni storiografiche.

Nell’Ottocento e nel Novecento la questione del Rinascimento è spesso stata affrontata in termini di continuità o rottura rispetto al Medioevo. Chi sosteneva la discontinuità ha ripreso il tema del Medioevo come età di “barbarie”, mentre il Rinascimento significava il ritorno alla cultura classica e la nascita della modernità al tempo stesso. Nell’Umanesimo e nel Rinascimento si riscopre la dignità umana, l’uomo diventa centrale, al posto della speculazione esclusivamente religiosa; per questo motivo il Medioevo è considerato un periodo oscuro, il bersaglio polemico del rinnovamento umanistico, e con il Medioevo la filosofia scolastica. Il Medioevo venne identificato come un periodo di barbarie e di transizione tra età classica ed età moderna (“in medias aetas”, “in medias tempestas”). Diverse furono comunque le interpretazioni storiografiche nell’Ottocento e nel Novecento.

Nell’Ottocento Jacob Burckhardt nell’opera La civiltà del Rinascimento in Italia ha visto nel Rinascimento un periodo glorioso, origine della modernità, antitetico al Medioevo. Sempre nell’Ottocento P.O. Kristeller  polemizza con Burckhardt sostenendo che l’Umanesimo ha ignorato Aristotele e che non è possibile un Umanesimo filosofico senza il contributo dello stagirita.

Nel Novecento Eugenio Garin (L’educazione in Europa.1400/1600, Laterza, Bari) esalta invece l’Umanesimo; Cesare Vasoli concorda con Garin ed afferma l’importanza della filologia, cioè dell’intensa opera di traduzione dal greco, presente nell’Umanesimo. Con Kristeller concordano l’olandese Huizinga ne L’autunno del Medioevo, che ha sostenuto che il Medioevo fu un periodo glorioso e radioso, mentre l’Umanesimo ne segnò il declino, ed il padre domenicano Boccanegra, che ha esplicitamente accusato l’aspetto filologico della filosofia.

Nel Medioevo la Chiesa, secondo gli umanisti, aveva fatto un’opera scorretta, fraintendo i testi degli antichi per utilizzarli a scopi di apologia della religione (Tommaso d’Aquino), mentre la filologia, cioè la traduzione letterale, aveva restituito dignità ai classici, anche se talvolta fu destinata a scadere in un’opera di mera erudizione ed imitazione dei classici (il canone del ciceronianesimo nell’epistolografia).

 

Medioevo e Rinascimento: le più significative interpretazioni storiograficheultima modifica: 2015-05-18T18:59:46+02:00da m_200
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