SVILUPPI DELLA SCOLASTICA DALL’XI° AL XIII° SECOLO.

SVILUPPI DELLA SCOLASTICA DALL’XI° AL XIII° SECOLO.

 

1. Anselmo d’Aosta: la prova “ontologica” dell’esistenza di Dio.

Anselmo nacque ad Aosta nel 1033, ma, divenuto abate benedettino, svolse la sua opera in Normandia ed a Canterbury, ove morì all’inizio del 1100. Appartenne al movimento della Scolastica tra l’XI° e il XII° secolo. Nel Proslogion (in greco significa “colloquio”), la sua principale opera, dimostra a priori (indipendentemente, cioè, dalla prova offerta dall’esperienza sensibile), l’esistenza di Dio. La prova centrale dell’esistenza di Dio è detta argomento “ontologico”: tale prova avrà influsso, in età moderna, sulla metafisica cartesiana. Cartesio riprenderà infatti da Anselmo d’Aosta la terza delle sue celebri dimostrazioni dell’esistenza di Dio. Pensare Dio significa pensare ciò che è il più grande, in senso assoluto. Pertanto, per Anselmo, chi volesse negare l’esistenza di Dio cadrebbe in una palese contraddizione: non si può infatti pensare ciò che è infinitamente grande senza l’attributo dell’esistenza. Essenza ed esistenza in Dio coincidono: non è pensabile l’idea di un Essere infinitamente Grande, Onnipotente, Onnisapiente che non esista. Tale prova è detta “argomento simultaneo” perché nell’idea di Dio (essenza) si trova inclusa simultaneamente l’esistenza; è detta “prova ontologica” perché parte dal presupposto che Dio è un Essere Perfetto e quindi, se non esistesse, non sarebbe perfetto, ma inferiore alla Perfezione. Anche Leibniz, come Cartesio, riprenderà questa dimostrazione, che sarà invece negata da Kant.

 

2. Averroè: l’ingresso della filosofia di Aristotele nel mondo arabo, la “dottrina della doppia verità” e l’interpretazione dell’ “intelletto agente” di Aristotele.

Convinto della validità del pensiero aristotelico, il filosofo arabo Averroè, nato a Cordoba, nella Spagna  islamica del XIII° secolo, sostiene che non c’è contrasto tra fede e ragione, perché entrambe ricercano un’unica suprema verità. Teologia e filosofia convergono, quindi, ma in caso di contrasto, la filosofia, che si affida alla ragione, è più autorevole, detiene il primato rispetto alla teologia. Fu per questo accusato di miscredenza dalla Chiesa. Il contrasto tra fede e ragione è solo apparente, perché si tratta solo di interpretazione. Commentò le opere di Aristotele, concordando con le quattro definizioni di Dio (motore immobile, pensiero di pensiero, atto puro e perfezione assoluta): Dio è l’unico atto puro al quale tendono tutte le potenzialità. Non esiste quindi una doppia verità, ma esiste solo la verità della ragione: le verità religiose, come quelle del Corano, sono imperfette e proposte a uomini semplici ed ignoranti, afferma nel Grande Commento, la sua principale opera. Con la “dottrina della doppia verità” non si affermano quindi due verità distinte, di fede e di ragione, ma una sola verità, che può però essere interpretata a vari livelli: 1) il livello per i semplici, basato sulla fede immediata, ed   2) il livello più dottrinario, per i filosofi ed i teologi, basato sull’ausilio della ragione. Ogni uomo, afferma Averroè, seguendo il Corano, deve attenersi al suo livello di verità. Tale teoria consentì ad Averroè di avere stima per la religione e di rivendicare, al tempo stesso, l’autonomia della ricerca filosofica. Ciò provocherà vivaci reazioni sia presso i teologi musulmani che cristiani.

Averroè interpretò in modo originale anche la teoria aristotelica sull’intelletto agente o attivo (cfr. Aristotele, De anima, libro IV, capp. 4-5): si tratterebbe di una sostanza separata dall’intelletto passivo o potenziale e superiore ad esso (l’intelletto passivo o potenziale è solo quello umano, è unico per tutta l’umanità e necessita dell’intervento agente o attivo per passare dalla potenza all’atto), ma anche inferiore a Dio.

SVILUPPI DELLA SCOLASTICA DALL’XI° AL XIII° SECOLO.ultima modifica: 2015-05-18T19:42:02+02:00da m_200
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