Prima di Lutero. Il dissenso religioso nel Quattrocento italiano

MARCO MARTINI

 

 

 

PRIMA DI LUTERO. IL DISSENSO RELIGIOSO NEL QUATTROCENTO ITALIANO

 

 

 

 

 

 

PRIMA DI LUTERO. IL DISSENSO RELIGIOSO NEL QUATTROCENTO ITALIANO

Convegno Nazionale di Storia organizzato dalla Scuola Normale Superiore di Pisa, Palazzo della Carovana, Sala Azzurra, mar. 8 novembre 2016.  Atti del Convegno.

A. A.  2016/17 – Programma della giornata di studi:

 

9.15 Saluti e introduzione ai lavori

 

9.30 MARINA BENEDETTI (Università di Milano)

Eresia e cultura. I processi contro Amedeo Landi, maestro d’abaco.

Discussant: ELENA BONORA (Università di Parma)

 

10.15 RICCARDO PARMEGGIANI (Università di Bologna)

Lo sguardo dell’inquisitore. Negromanzia e demonolatria in un registro quattrocentesco dell’inquisizione bolognese.

Discussant: FRANCO BACCHELLI (Università di Bologna)

 

11.15 LUCIO BIASIORI (Scuola Normale Superiore)

“Novus haeresiarca in Longobardia”. Zanino da Solza e il dissenso religioso quattrocentesco.

Discussant: FRANCO BACCHELLI (Università di Bologna)

 

12.00 MICHELE LODONE (Scuola Normale Superiore)

Il sabba dei fraticelli. La demonizzazione degli eretici nel Quattrocento.

Discussant: GRADO GIOVANNI MERLO (Scuola Normale Superiore/Università di Milano)

 

14.30 EDOARDO ROSSETTI (Università Ca’ Foscari, Venezia)

“Pure et sine curiositate”? La controversa fortuna delle immagini dell’osservanza.

Discussant: MASSIMO FERRETTI (Scuola Normale Superiore)

 

15.15 FABRIZIO CRASTA (Università di Firenze)

L’eresia della ”Città di vita” di Matteo Palmieri tra profetismo e salvazione universale.

Discussant: GUIDO BARTOLUCCI (Università della Calabria)

 

16.15 GIACOMO MARIANI (Fondazione San Carlo, Modena)

Il dissenso religioso quattrocentesco al vaglio dei predicatori.

Discussant: ROBERTO RUSCONI (Università Roma 3)

 

17.00 DANIELE CONTI (Scuola Normale Superiore)

“Initium abolendae fidei”. L’anticristianesimo quattrocentesco dagli accademici romani a Machiavelli.

Discussant: CONCETTA BIANCA (Università di Firenze)

 

17.45 Conclusioni

 

 

 

 

 

 

 

9.15 Saluti e introduzione ai lavori

Nel 2017 ricorreranno i 500 anni dalla Riforma luterana (il 31 ottobre è la data di affissione delle 95 tesi): l’odierna giornata di studi s’inserisce in questo solco e s’impegna ad analizzare al microscopio gli antecedenti della Riforma protestante in Italia. Notevoli, in proposito, gli studi di Adriano Prosperi, docente di storia moderna alla Scuola Normale di Pisa. La Riforma fu considerata come un movimento liberatorio da un lato ed eversivo dall’altro. Ci occuperemo, in questo convegno, dei problemi italiani che precedono la Riforma, quali quelli dell’eternità del mondo, dell’immortalità dell’anima, di figure come Savonarola, Jan Hus, Juan de Valdés. Il mosaico della situazione italiana, anche grazie ai numerosissimi trattati di teologia ed ecclesiologia, è estremamente variegato, e questo spiega la divisione del movimento riformatore italiano, che cercheremo di ricostruire anche con l’ausilio della Storia religiosa di Miccoli. Grazie all’Umanesimo in Italia circolano testi della Patristica e la Riforma si diffonderà nel ‘500; Lorenzo Valla, che ottenne la prima cattedra di greco a Firenze, Matteo Palmieri, Poggio Bracciolini, Pico della Mirandola, condannato da una commissione pontificia per aver cercato di stemperare la polemica tra platonici ed aristotelici fondendo le due filosofie in una sintesi superiore, sono figure che hanno contribuito alla diffusione di queste idee.

Sarà quindi, il lavoro odierno, un’opera anche di erudizione e filologia, da veri “topi di biblioteca”, “ratti d’archivio”, “sorci delle pergamene”, nel senso, ovviamente, più nobile dell’espressione, nella quale si cimenteranno dotti medievisti, storici dell’arte e delle religioni e giovani ricercatori.

 

9.30 MARINA BENEDETTI (Università di Milano)

Eresia e cultura. I processi contro Amedeo Landi, maestro d’abaco

La Storia religiosa di Miccoli è un’opera fondamentale per “prendere alle spalle” la Riforma protestante, così come gli studi di Prosperi.

Amedeo Landi fu invitato ad insegnare l’abaco, quindi la matematica, a Milano, al broletto, nel centro commerciale di Milano; non fu soltanto un maestro d’abaco, ma invitò i suoi studenti alla cautela verso i predicatori, a non farsi abbagliare da scelte religiose non adeguatamente ponderate. Subì due processi per eresia, il primo nel 1437 ed il secondo nel 1441, quest’ultimo fu voluto da Giuseppe Brivio, che cercò di riscattare la figura di Landi. Amedeo Landi predicava ai giovani e Bernardino da Siena accusa Landi di eresia, dal pulpito. Landi era stato chiamato ad insegnare nella prima scuola pubblica di Milano ed era pagato con soldi pubblici: per questo, secondo Bernardino, Landi dev’essere licenziato, scomunicato e cacciato da Milano. Bernardino si comporta come un inquisitore, pur senza esserlo; accusò Landi anche di essere un seguace di Jan Hus. Landi insegnava nel centro commerciale di Milano ad un élite di giovani ed aveva, tra gli amici, importanti finanzieri, come Panegarola. Landi aveva in effetti parlato con attenzione di Hus sulle scale del Broletto, ma Landi non era un hussita, né un predicatore. Landi poneva il vangelo al centro della sua speculazione, e per questo aveva fortemente criticato i frati milanesi. Ribadiva, in un luogo ove vigeva una grande libertà di commercio, la necessità della libertà di parola; Landi, inoltre, proveniva da Venezia, crogiuolo delle libertà commerciali.

Antonino da Ro, Giovanni da Capestrano, Maffeo Veggio, Giovanni Pusterla, Flavio Biondo, Giuseppe Brivio, Poggio Bracciolini, Lorenzo Valla fanno parte della cerchia di amici del Landi, che non sarà mai condannato formalmente, anche se subì le conseguenze della condanna, perdendo quasi tutti gli studenti, dietro le incitazioni di Bernardino da Siena, che lo aveva accusato di aver costituito una setta. Anche se non condannato, fu inserito nell’elenco degli eretici da frate Roberto da Lecce; fu un’accusa falsa, come quella verso gli amarriciani e gli arnaldisti (seguaci di Arnaldo da Brescia), poiché Landi non costituì mai una setta. Landi definì i frati milanesi “ribaldi frai che disfano il mondo”; accusò i frati milanesi di ignoranza e di ipocrisia e li definì esplicitamente degli “stronzi”. Landi non si limitò a fare il maestro d’abaco, ma volle anche erigersi a maestro di vita morale: per questo, sostanzialmente, fu accostato a Lorenzo Valla ed accusato di eresia. Andrea Panigarola sostiene che Landi ben conoscesse le Sacre Scritture, anche se non era un erudito umanista, e proprio questa conoscenza gli consentì di erigersi a maestro di vita morale.

 

Discussant: ELENA BONORA (Università di Parma)

Bernardino da Siena, dal pulpito, svolse la funzione di inquisitore, anche se tale non era, mentre Amedeo Landi, dalla cattedra, svolse quella di predicatore: si assiste quindi ad una confusione di ruoli. Conosciamo Bernardino dalle fonti agiografiche. Spesso i maestri di scuola, prima, durante e dopo il Concilio di Trento (1545-63), vengono accusati di eresia, spesso, nella cultura cattolica del tempo, chi insegnava grammatica, insegnava eresia, perché s’insegnava grammatica su testi erasmiani. Landi costituisce un’eccezione: insegna abaco, non grammatica, e fu anche accusato di non conoscere bene il latino; sicuramente, nel primo processo, fu vittima di invidia dei sacerdoti, e per questo fu accusato di hussitismo da Bernardino da Siena. Amedeo Landi si scontra frontalmente con Bernardino da Siena sull’educazione dei giovani, ma la polemica è limitata a questo contrasto personale, mentre intrattenne buoni rapporti con i frati minori. Altra vittima delle accuse di eresia fu il pelagiano Giambattista da Crema.

 

10.15 RICCARDO PARMEGGIANI (Università di Bologna)

Lo sguardo dell’inquisitore. Negromanzia e demonolatria in un registro quattrocentesco dell’inquisizione bolognese.

Nel ‘700 fu distrutto l’archivio ecclesiastico, quindi le fonti sulla Bologna medievale sono scarse, fatta eccezione per alcuni manoscritti relativi ai processi degli ’80 del Quattrocento, orditi dal domenicano Domenico Pirli, che accusò molti frati di aver invocato i demoni; Pirli era laureato in teologia e fu docente nelle scuole. Leon Battista Alberti e Kramer esaltarono l’opera dell’inquisitore Pirli. Le fonti sul Pirli sono però frammentarie, disposte casualmente, senza un ordine cronologico. Come inquisitore, lanciò varie scomuniche, si definì “giudice della fede”: 22 persone furono condannate dal Pirli, con le accuse di magia, stregoneria, sortilegio, blasfemia, gioco d’azzardo. Francesco Panzerasi fu accusato dal Pirli, ma al processo riuscì a salvarsi facendo riferimento al De coelo di Aristotele.

Vari frati mendicanti e carmelitani furono accusati d’eresia da Perlasca e da Simone da Novara. Battista Spagnoli fu un altro frate accusato d’eresia, ma per una questione dottrinale: era scotista e quindi anti-tomista.

L’attività del Pirli fu interrotta quando fu chiamato ad insegnare: il verbale dell’ultimo processo da lui presieduto è infatti interrotto. L’intento degli inquisitori bolognesi non fu tanto quello di reprimere, quanto di arrivare ad un’ammissione di colpevolezza e ad un’abiura da parte degli imputati, in modo da non cadere nella reticenza; anche per ragioni “pratiche” l’inquisizione bolognese della fine del ‘400 diminuì il numero delle condanne a morte. Gentile Butrioli fu invece condannato a morte per negromanzia.

 

Discussant: FRANCO BACCHELLI (ordinario di storia della filosofia, Università di Bologna).

Gabriele da Salò e Giorgio Selva da Novara furono due eretici condannati a morte, come emerge nelle carte di Battista Mantovano; Giorgio Selva da Novara si definì “giudaizzante” fu arso vivo sul rogo. Almeno 14 roghi di eretici furono eretti a Bologna alla fine del ‘400. Battista Mantovano rappresenta fedelmente le idee di Giorgio da Novara. Forte a Bologna era il contrasto tra domenicani, tomisti, carmelitani e scotisti; lo stesso papa Sisto IV è scotista. Molte furono anche le donne condannate al rogo. Panzarosa fu altro grande inquisitore. Aristotele, dai domenicani, è considerato il grande amico della fede. Anche Burckhardt si è molto impegnato nella traduzione e nello studio degli atti processuali agli eretici nella Bologna quattrocentesca, come D’Ancona. “Barbato” è il nome di un demone: è il santo protettore di Sulmona, trasformato in demone. Gli atti notarili del tempo costituiscono una fonte importantissima per ricostruire i processi ai medici. Gli inquisitori sono più interessati ai libri circolanti che non alle persone e gli indiziati si salvano abiurando, perché l’Inquisizione indaga sull’intenzionalità del presunto eretico; gli inquisitori si servono spesso di spie, come il barbiere Pietro, sbirro dell’Inquisizione, appartenente alla “societas crucis”, nella quale l’Inquisizione reclutava la propria milizia.

 

11.15 LUCIO BIASIORI (ricercatore, Scuola Normale Superiore)

“Novus haeresiarca in Longobardia”. Zanino da Solza e il dissenso religioso quattrocentesco.

Zanino da Solza era un libero pensatore lombardo, contemporaneo di Machiavelli; fu condannato dal papa Pio II (Enea Silvio Piccolomini) come eretico. Era nato a Bergamo, figlio di Corrado ed aveva due fratelli. Divenne canonico, laureato in “utriusque iure” (diritto e teologia) a Padova. Nel gennaio 1452 venne scomunicato, ma Zanino non fu turbato dalla scomunica, era un prete secolare e questo gli consentì l’impegno politico. Svolse la sua attività tra Bergamo e Brescia, negli anni ’50 del Quattrocento, per 7 anni. Grazie a Jaume Gil (Jacobus Aegidius, Libellum super causam Zanini de Solcia) abbiamo gli atti del processo. Fu processato da 2 inquisitori, su incarico di Pio II. Già Innocenzo IV e Callisto III avevano promesso l’indulgenza a tutti quanti avessero collaborato con l’Inquisizione, in particolare Callisto III aveva raccomandato l’estrema severità nei processi, senza alcuna indulgenza ed anche violando le norme processuali; Pio II segue questa linea. Zanino fu accusato di aver dichiarato che Dio aveva creato anche un altro mondo, che Cristo è morto per necessità stellare e non per salvare il mondo, che Cristo, insieme a Mosè ed a Maometto era un impostore, che Cristo si è fatto uomo per proprio comodo, che Epicuro aveva ragione, che il furto non è peccato mortale, che Adamo non è il primo degli uomini (sosteneva il pre-adamismo), che la lussuria fuori del matrimonio non è peccato. Le sue opinioni erano radicali ed eterogenee al tempo stesso. Definì inoltre le suore delle “beghine” ed affermò la legittima consolazione dei “piaceri della carne”. Zanino appariva sempre colto ed eloquente verso i suoi interlocutori. Affermò inoltre che tutte le religioni nascono per congiunzioni stellari, come quella tra i grandi pianeti Giove e Saturno. Cecco d’Ascoli fu un altro eretico che aveva sostenuto questa tesi che Gesù, Maometto e Mosè sarebbero stati “tre impostori” e che tutta la religione era “un’impostura”, in quanto in realtà prodotta da una congiunzione astrale; tali idee erano già state espresse dall’eretico Biagio Pelacani da Parma, stando a quanto attesta il già citato Roberto da Lecce. La posizione di Zanino non è quindi isolata, ma si può affermare un certo eclettismo di Zanino, che aveva studiato filosofia averroista a Padova, anche se nelle sue carte non emerge mai il nome di Averroè. Sul pre-adamismo di  Zanino si trovano fonti nella Biblioteca Medicea Laurenziana di Firenze. Zanino abiura, al processo, e riceve la sentenza: viene privato di tutti i diritti, escluso dalla docenza ed imprigionato in monastero; nel 1562 è reintegrato nei suoi titoli per volontà papale, in quanto lo stesso Pio II si era riservato la facoltà di mitigare la condanna; inoltre Zanino godeva di importanti protezioni politiche a Bergamo.

 

Discussant: FRANCO BACCHELLI (Università di Bologna).

Si nota qualche discordanza fra il trattato di Jacobus Aegidius e la bolla, discordanza che sembra dar ragione alla bolla papale di condanna. La posizione di Zanino sulla non unicità del mondo (Dio ne avrebbe creato un altro, contemporaneamente) risente dell’aristotelismo radicale padovano, al quale Zanino si era avvicinato. L’infinita potenza di Dio, per gli aristotelici, avrebbe consentito la creazione di un solo mondo, non di più mondi, come sostenevano invece gli aristotelici radicali. Il profeta è una “creazione delle stelle”, come affermava Avicenna: è questa un’altra tesi fatta propria da Zanino; il profeta è sempre bello e ricco di qualità poetiche, affermava Avicenna. Anche le tesi di Pomponazzi sul movimento degli astri entrano in Zanino. La negazione della proprietà privata è un’altra tesi già presente nella cultura francese del tempo: la proprietà non è un diritto naturale, come afferma anche Giovanni Rucellai. Sono queste idee, insieme a quelle sulla sessualità, che circolano nell’Italia quattro-cinquecentesca e che trovano reminiscenze addirittura in Maimonide. La sifilide, per la Chiesa, era la punizione per i peccati umani. Non si pronuncia, infine, Zanino, sui miracoli, ma evidente anche su questo punto l’influenza dell’aristotelismo padovano del De incantationibus di Pomponazzi: i miracoli sono prodotti dal movimento degli astri, prodotti da Dio secondo l’ordine naturale, e determinano la creazione delle religioni; la diminuzione dei miracoli nel corso della storia è il segno della crisi delle religioni, che si avvicinano verso la loro fine, compreso il cristianesimo.

 

12.00 MICHELE LODONE (Scuola Normale Superiore)

Il sabba dei fraticelli. La demonizzazione degli eretici nel Quattrocento.

L’8 luglio 1467 8 uomini e 6 donne, tutti accusati di eresia, furono portati a Roma, tra piazza d’Ara Coeli e piazza del Campidoglio. Gli eretici provenivano dal Lazio e dalle Marche; gli uomini erano “fraticelli de opinione”. Il papa fece loro una predica, in piazza d’Ara Coeli, per redimerli e convertirli. L’espressione “fraticelli de opinione” risale alla fine del ‘300. Tali fraticelli predicavano la povertà: questo spiega tale espressione. Ma nel processo del 1467 la questione della povertà resta sullo sfondo. Jacobus Aegidius e Torquemada furono due grandi inquisitori di questi anni (soprattutto il secondo): spesso accusarono gli eretici di cannibalismo e di aver tradito lo spirito della Patristica.

Nel 1449 altri fraticelli furono mandati al rogo dal papa Niccolò V, con l’accusa di aver partecipato a congreghe notturne con il sabba. Altri eretici girovagavano in Umbria, attorno al lago di Piediluco.

Bernardino da Siena, nelle sue invettive contro gli eretici, sostenne che essi si dedicavano ad orge notturne in promiscuità.

Nel 1411 si tiene un processo contro gli eretici lucchesi e pisani (gli atti sono conservati a Lucca), in cui ricorre l’accusa, ancora, del peccato carnale associato alla celebrazione di riti tesi all’invocazione dei demoni. La presenza femminile è piuttosto cospicua nelle comunità di fraticelli fiorentini, ma le fonti in proposito sono scarsissime; si tratta comunque di una presenza massiccia, circa del 40%, che preoccupò la Curia. Medici, contadini, donne e fraticelli vengono egualmente colpiti dall’Inquisizione. Lo sprovveduto villano Giovanni da San Giusto fu una vittima dell’Inquisizione; Giovanni da Capestrano fu tra gli inquisitori più rigidi; l’eresia, egli sostenne, è per la Chiesa un pericolo non minore della minaccia turca e per questo il dissenso dev’essere represso ad ogni costo.

L’8 aprile 1495 a Firenze, Savonarola reagì con veemenza all’accusa di essere un seguace dei fraticelli. Il “fantasma” dei fraticelli si agita ancora nel primo ‘500, come sottolineano gli studi di Adriano Prosperi.

Nell’Europa tra ‘500 e ‘700 si pubblicano numerosissimi profili dei membri della setta fraticellorum, ma sempre più numerose furono le reazioni a queste accuse, molto forti, ad esempio, in Olanda, patria della tolleranza tra ‘600 e ‘700.

I calvinisti reagirono fortemente alle accuse dei papisti e si mossero anche in difesa dei valdesi. Pierre Bayle, lo studioso delle comete, fu una di queste voci di reazione alla Chiesa, come dimostra la sua posizione in favore dell’eretica Guglielma la Boema; l’autore del Dizionario paragonò esplicitamente l’ipocrisia ecclesiastica a Il tartufo di Moliere. Bayle dedicherà proprio una voce del suo Dizionario ai “fraticelli”.

 

Discussant: GRADO GIOVANNI MERLO (ordinario di Storia medievale, Scuola Normale Superiore ed Università di Milano).

Sottolinea come l’accusa, da parte della Chiesa cattolica, di eresia, non si risolse in quella di essere “fraticelli”, ma anche patarini e catari. Il pontefice assume un’importanza politica, diventa un punto di riferimento per i cattolici osservanti, in un momento in cui difettava il prestigio morale del papa e della Chiesa. In quest’ottica si muove l’opera di Bernardino da Siena: l’importante era trovare un “capro espiatorio”, i “fraticelli” per Bernardino, accusati di aver prodotto ogni male.

Nel ‘400 religioso italiano, prima di Lutero, non si verifica quindi soltanto un dissenso religioso, ma una nuova visione del mondo attorno all’idea che la Chiesa non salva, in quanto la salvezza c’è già stata, la Chiesa condanna e si rafforza politicamente come monarchia. Ricorrente era l’accusa, mossa dagli inquisitori agli eretici, di usare un “barilotto”, ovvero una piccola botte nella quale inserire il corpo di un bambino dopo averlo ucciso, averne bevuto il sangue ed averne mangiato parti del corpo. Un’accusa priva di qualsiasi fondamento. L’immagine del “barilotto” appare nella storia dell’eresia italiana esattamente nel 1403; Bernardino da Siena acquisisce quest’immagine per diffonderla ancora maggiormente. Spesso si affermò anche che nel barilotto era contenuto un unguento malefico.

 

14.30 EDOARDO ROSSETTI (ricercatore di storia delle religioni, Università Ca’ Foscari, Venezia).“Pure et sine curiositate”? La controversa fortuna delle immagini dell’osservanza.

La Chiesa di Santa Maria degli Angeli a Milano contiene varie immagini dell’osservanza: è una Chiesa francescana che sarà visitata in seguito anche da Lutero. Milano ha molte chiese e edifici sacri contenenti immagini dell’osservanza. La Chiesa si raccomandava, in queste immagini, di non usare elementi di fasto, in modo da richiamare l’immagine di una Chiesa povera, e questo messaggio è particolarmente recepito dai francescani. Gli affreschi di Gaudenzio Ferrari vanno in questa linea: si pensi alle sue “Storie della passione di Cristo” del 1514 nella chiesa milanese di Santa Maria delle Grazie.

La pittura luterana, in Germania, intorno al 1540 ricalca lo stile dell’osservanza francescana milanese.

Bartolomeo da Pisa nel 1510 scrive il Liber conformitatum, in prosa,  in cui ribadisce questa osservanza, riscontrabile anche nelle immagini ivi contenute.

Le incisioni più curate sono quelle conservate all’interno dell’ordine francescano, dai conventuali, mentre quelle degli spirituali sono più povere.

Importante opera, in proposito, è il De conformitate del 1485, che costituirà il presupposto per un ciclo di affreschi che vanno in tale direzione; gli affreschi, andati bruciati in un incendio successivo, erano stati dipinti da un frate, Vittore da Sant’Angelo, amico del Bramante. Il De conformitate sarà però criticato sia dai luterani che in una novella di Matteo Bandello, dedicata a Cristoforo Bandello, un suo parente. Il papa leone X censura le novelle di Bandello, non tanto per il loro contenuto erotico, quanto per quello religioso. Fra Benedetto da Brescia si colloca su questa linea con il suo “Giudizio Universale”, come la “Crocifissione” del Bramantino, databile al 1510 circa, come anche il “Giudizio Universale” del Brunello, del 1500 circa, che si rifarebbe ad un presunto “Giudizio Universale” del Beato Angelico, mai pervenuto e quindi o mai realizzato, o andato perduto. L’iconografia religiosa svolge quindi una funzione importantissima nell’osservanza cattolica, che mira, in primo luogo, alla divulgazione. Il Brunello pone tra i dannati dell’inferno anche un “papa immorale” non identificato. Contro tale tendenza si scaglia la furia iconoclasta del cardinale Federigo Borromeo, arcivescovo di Milano di manzoniana memoria, che comunque salvò questo provocatorio affresco del Brunello. L’importanza di questa pittura consiste nel suo ruolo anticipatore della Riforma.

 

Discussant: MASSIMO FERRETTI (docente di storia dell’arte moderna, Scuola Normale Superiore).

Brunello è un artista che opera nel varesotto e lui, come tanti suoi coevi, si trova di fronte al problema del “mestiere dell’artista” e del mecenatismo. Ferretti si mostra più tenue nell’importanza rivestita dalla novella di Matteo Bandello rispetto alla posizione del relatore.

Ancora tra fine ‘500 e primissimo ‘600 immagini dell’osservanza proseguono, ad imitazione del Beato Angelico. Fondamentali, per ricostruire questo tema, sono le testimonianze offerte dagli incunaboli ed immensa è stata, come affermano gli incunabolisti, la quantità di incunaboli andata perduta, soprattutto di quelli italiani, mentre minore è stata la perdita di quelli tedeschi. La data delle fonti è generalmente sempre riportata nel colofone finale. Un intervento, il presente, da vera “talpa del manoscritto”, ovviamente nel senso più elogiativo del termine.

 

 

15.15 FABRIZIO CRASTA (Università di Firenze)

L’eresia della “Città di vita” di Matteo Palmieri tra profetismo e salvazione universale.

Matteo Palmieri morì nella primavera del 1475: la sua opera, la Città di Vita, fu quasi dimenticata ed accusata di eresia. L’opera è conservata nella Biblioteca Medicea Laurenziana di Firenze. Fu accusata di arianesimo, paganesimo, pitagorismo. Palmieri fu un pedagogista fiorentino, come emerge da una sua più nota opera, la Vita civile.

In realtà non vi sono influenze di Pitagora, né di Origine.

Qual era l’intento di Matteo Palmieri con quest’opera? La Città di vita è un poema in terzine dantesche pubblicato nel 1473. Si parla di incarnazione dell’anima attraverso i pianeti, in quanto le anime umane sarebbero pre-esistenti e prima di incarnarsi vivevano nei Campi Elisi ed erano “angeli neutrali”.

Una volta incarnata, l’anima sperimenta le passioni carnali; segue la dannazione eterna negli inferi o l’ascesa ai cieli. Questo è il contenuto dell’opera, scritta tra il 1465 ed il 1473, anno in cui fu pubblicata.

Leonardo Dati, umanista ed amico di Palmieri, gli scrisse una lettera, nella quale, pure elogiando l’opera, lo invitava, nella seconda parte della missiva, a rivederne la forma, in modo da emendare il testo da qualsiasi dubbio. Dati era un amico dell’Alberti e partecipò anche al “Certamen Coronario”, ma era anche in procinto di intraprendere una brillante carriera ecclesiastica, e questo spiega il motivo del suo consiglio a Palmieri, in quanto Dati temeva che l’opera potesse incorrere nell’accusa di eresia da parte di lettori “malevoli”. Dopo la lettera, la corrispondenza tra Palmieri e Dati tacque per 15 mesi, trascorsi i quali il palmieri rispose al Dati affermando di aver colto il suggerimento, ma, ricevuta nuovamente l’opera, il Dati consigliò a Palmieri una terza revisione, che Palmieri non fece, dando l’opera alle stampe.

La principale opera di Palmieri è la Vita civile, di 20 anni precedente alla Città di vita: Palmieri, anche per quest’opera, temeva forti critiche per essersi allontanato, in materia pedagogica, dall’autorità dei classici e si difese dall0accusas di eterodossia proprio citando un grande classico, Cicerone, quando afferma che “l’osservanza della giustizia genera buoni costumi”.

Palmieri rivede la Città di vita citando Platone, Aristotele, Cicerone, ma anche Giovanni, Agostino, Gregorio Magno.

Ma Luigi Pulci, in un celebre passo del Morgante, afferma la presenza di tracce pitagoriche nell’opera palmieriana, relativamente alla ripresa della metempsicosi. L’influenza origeniana è invece irrilevante, anche rispetto a quella platonica, come sostiene Garin, nonostante la presenza di qualche citazione di Origene, è invece più citato Scoto Eriugene.

Discussant: GUIDO BARTOLUCCI (docente di storia moderna, Università della Calabria).

La Città di vita è un poema di 15000 versi: Ficino aveva letto l’opera palmieriana. Lo scritto è in volgare perché la sua funzione è pedagogica e dev’essere utile anche a quei fiorentini che non conoscono il latino. Ma Ficino scrive invece sia in latino che in volgare, per evitare fraintendimenti, facendo propria l’esperienza di Palmieri, usa il latino soprattutto quando tratta questioni teologiche, come nella Theologia platonica.

Nell’opera del Palmieri si trovano influenze del De civitate Dei di Agostino, relativamente alla nota metaforica dottrina delle “Due Città”, quella di Dio e quella degli uomini. Sicuramente Palmieri fa propria, di Origene, la dottrina sul libero arbitrio presente nel De principiis.

Ficino ha piena consapevolezza dei rischi dell’eterodossia e non si pronuncia nella sua monumentale opera, in 20 volumi, la Theologia platonica, ad esempio, sulla salvezza dei non battezzati. E’, in conclusione, sicuramente un ambiente inquieto, quello in cui Palmieri si trova ad operare. All’ortodossia della sua opera ha sicuramente contribuito la tesi che la salvezza delle anime, “angeli neutrali dei campi elisi”, s’incarnano poi nei corpi: sugli “angeli neutrali” Palmieri risponderà di avere avuto un’ispirazione divina. Anche la struttura della Città di vita ricalca la Commedia dantesca, malgrado l’assenza di espliciti riferimenti al sommo poeta fiorentino. Si salveranno tanti uomini quante anime sono cadute, afferma Palmieri, contrariamente a quanto è scritto nel Deuteronomio, in cui si parla di “angeli fedeli”.

 

16.15 GIACOMO MARIANI (Fondazione San Carlo, Modena)

Il dissenso religioso quattrocentesco al vaglio dei predicatori.

Anche Bernardino da Siena, in seguito inquisitore, Giacomo Della Macca (dopo la sua sospetta predicazione a Brescia), Lorenzo Valla (che negò l’incipit del “Credo”) furono accusati di eresia.

Negli anni ’60 del ‘900 si sono moltiplicati gli studi sui predicatori, ritenuti fondamentali per comprendere la religiosità e la società quattrocentesche. Si studiano le predicazioni ed i sermoni delle confraternite. Il già citato Roberto da Lecce ha lasciato oltre 300 sermoni a stampa. Anche l’oratoria sacra tardomedievale  ha una funzione importante. Roberto da Lecce è un francescano osservante, anche se nel secondo ‘400 appare già obsoleto. Roberto Caracciolo e Bernardino Gusti sono altri sermonisti, come Giuliano da Muggia, predicatore milanese della fine del ‘400, francescano conventuale. Altri predicatori sono laici. Roberto Caracciolo è importante anche storicamente, per la ricostruzione dell’eresia italiana fino al ‘400. Diversi sono i gruppi di eretici: gli ebrei, in quanto considerarli eretici erano l’unico modo, per l’Inquisizione, di controllarli (erano chiamati “neofiti”), i plinisti, lettori e seguaci di Plinio il Vecchio, i vallisti, che sostenevano l’inutilità dei voti religiosi.

 

Discussant: ROBERTO RUSCONI (docente di storia del cristianesimo,Università Roma 3).

Sottolinea l’importanza del momento storico attraversato dalla Chiesa, che nel 1417, alla fine del Concilio di Costanza, aveva affermato la tesi conciliarista, per poi ribaltarla con il papismo, stabilito nel 1431 al Concilio di Basilea.

Molti frati, in questo contesto, da perseguitati diventano persecutori, come Bernardino da Siena. Lutero sarà un grandissimo teologo agostiniano, prima di essere un riformatore. Esiste inoltre una forma di radicalismo religioso popolare, oltre ad un anticlericalismo cristiano. Firenze è dilaniata dalle lotte tra “piagnoni” savonaroliani” ed “arrabbiati”, che troveranno un potente punto di riferimento in Alessandro VI Borgia, papa di nota spregiudicatezza politica e morale, avversario di Savonarola e Vitellozzo Vitelli, quest’ultimo poi eliminato dal principe Valentino e per questo elogiato da Machiavelli come statista modello, come appare dal VII° capitolo del Principe e dallo scritto Del modo tenuto dal duca Valentino nello ammazzare Vitellozzo Vitelli, Oliverotto da Fermo e il duca di Gravina Orsini.

Roberto da Lecce definì Jan Hus un inglese, un errore non commesso casualmente, ovviamente, ma con un evidente riferimento al suo maestro, John Wycliff, docente ad Oxford e capo della rivolta dei lollardi.

Altra voce del dissenso è quella di Gabriele Biondo, devoto francescano spirituale, avversario del Savonarola: contribuisce a determinare questa eterogenea fisionomia del ‘400. Sospettato di eresia, verrà processato, ma assolto.

 

17.00 DANIELE CONTI (dottore di ricerca, Scuola Normale Superiore).

“Initium abolendae fidei”. L’anticristianesimo quattrocentesco dagli accademici romani a Machiavelli.

Callimaco, a Roma, d’accordo con Ferrante d’Aragona di Napoli ed anche con Maometto II, al quale tentò di vendere l’isola greca di Chio, fu a capo di una congiura di eresiarchi che tentava di rovesciare il pontificato di Paolo II. Tali eretici furono accusati di epicureismo, miscredenza, pratiche sessuali illecite e di essere contrari alla castità e ai digiuni. Molti accusati erano accademici, signori laici ed ecclesiastici, anche interni alla curia pontificia, come Pomponio.

Dagli accademici del ‘400, l’anticristianesimo arrivò al ‘500, a Machiavelli e poi a Bayle. Cesare Vasoli, da vecchio erudito e roditore della pergamena dalla cultura enciclopedica, ha studiato a fondo queste figure: in questo senso, egli afferma, l’anticlericalismo sconfinò nell’anticristianesimo.

Machiavelli, nel II° libro dei Discorsi sopra la prima deca di Tito Livio, si pone nella medesima cornice: recuperare gli antichi, i classici, da sostituire con il cristianesimo moderno. La critica di Machiavelli al cristianesimo è comprensibile solo alla luce della polemica tra antichi e moderni: il mondo si sta avviando verso un inesorabile declino, afferma lo statista fiorentino nel Proemio ai suoi Discorsi.

 

Discussant: CONCETTA BIANCA (Università di Firenze).

L’anticlericalismo dei laici del ‘400 ha come risultato soltanto una manifestazione di religiosità popolare, ma non scalfì più di tanto la Chiesa quattrocentesca, che si stava sempre più costruendo come una monarchia assoluta retta dal papa.

 

17.45 Conclusioni.

Tutto questo “effervescente” clima rende il Quattrocento un secolo “poco medievale”, mai problemi religiosi del ‘400 esploderanno il secolo successivo, e quindi il XV° secolo è il terreno fertile sul quale sorgerà la riforma protestante del secolo successivo.

 

 

Prima di Lutero. Il dissenso religioso nel Quattrocento italianoultima modifica: 2016-11-09T22:21:08+01:00da m_200
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