L’immagine di Mussolini nel cinema

MARCO MARTINI

 

L’IMMAGINE DI MUSSOLINI NEL CINEMA

 

L’IMMAGINE DI MUSSOLINI NEL CINEMA

Ven. 18 Novembre 2016, Scuola Normale Superiore di Pisa, Convegno di Studi Storici,

c/ o Palazzo Blu, Lungarno Gambacorti, 9 Pisa. Atti del Convegno di Storia. A. A. 2016/17 PROGRAMMA DELLA GIORNATA DI STUDI:

 

9.00 Vincenzo Barone, Direttore della Scuola Normale Superiore, Indirizzo di saluto.

 

Andrea Giardina, Scuola Normale Superiore, Daniele Menozzi, Scuola Normale Superiore,

Introduzione ai lavori.

 

Paola S. Salvatori, Scuola Normale Superiore, Mussolini il rivoluzionario.

 

Andrea Giardina, Scuola Normale Superiore, Mussolini lo scenografo.

 

Giuseppe Pucci, Università degli Studi di Siena, Mussolini l’imperatore.

 

14.30 Maurizio Zinni, Università degli Studi Roma Tre, La memoria del fascismo nel cinema italiano.

 

Lorenzo Benadusi, Università degli Studi Roma Tre, Mussolini oltre Mussolini.

 

 

9.00 Vincenzo Barone, Direttore della Scuola Normale Superiore, Indirizzo di saluto.

Il presente convegno si riallaccia alla mostra, ospitata lo scorso anno, “Tirrenia, città del cinema”. Tirrenia conserva infatti uno stile fascista: “La cinematografia è l’arma più forte”, aveva affermato Mussolini. Durante il fascismo, Mussolini non è mai ripreso nei film, soltanto nei documentari di repertorio.

 

Andrea Giardina, Scuola Normale Superiore, Daniele Menozzi, Scuola Normale Superiore,

Introduzione ai lavori.

La Scuola Normale Superiore di Pisa collabora con istituzioni culturali esterne, come in questo caso con Palazzo Blu, ed in questo dimostra di essere una Scuola di eccellenza, in quanto questo incontro rappresenta anche un’occasione, per la Scuola Normale, per approfondire la contemporaneità. Mennozzi sostiene che la presenza di Giardina, ultimo “acquisto” della Scuola Normale, va in questa direzione.

La storia antica viene interpretata dal fascismo: in questa giornata di studi vedremo infatti collaborare antichisti e contemporaneisti. Nel convegno odierno si cercherà di evitare le giustapposizioni, comunque sempre proficue, tra antichisti e contemporaneisti e la presenza di Giuseppe Pucci, una delle massime autorità in materia di storia comparata, mira proprio al raggiungimento di quest’obiettivo.

Come si evince dal programma, l’iter del convegno è cronologico: Mussolini, per alcuni anni, fu considerato l’incarnazione di un antico romano proiettata sulla contemporaneità.

“Immagine” è una categoria che significa sia immagine visiva che profilo storico, profilo comunque derivato sempre dal cinema. Costanti saranno quindi i riferimenti al cinema e la visione si scene di film.

 

Paola S. Salvatori, Scuola Normale Superiore, Mussolini il rivoluzionario.

Nel 1965 Renzo De Felice pubblica il 1° volume della sua celebre biografia su Mussolini, Mussolini il rivoluzionario, che tratta del periodo compreso tra il 1883, anno di nascita, ed il 1920. Il 1920 è per De Felice l’anno di svolta nella biografia di Mussolini, in cui il futuro statista abbandona il socialismo rivoluzionario per diventare fascista.

Nolte, nel 1960, ha scritto un saggio sulle influenze che Marx e Nietzsche avrebbero avuto sul giovane Mussolini. Il libro fu pubblicato in Italia nel 1993. De Felice, nel suo studio, lo cita solo due volte.

A partire dagli anni ’60 si producono film su Mussolini, che tuttavia insistono sul Mussolini fascista piuttosto che su quello rivoluzionario, termine fissato da Felice al 1920. Nel novembre del 1914, dopo l’espulsione da “L’Avanti”, Mussolini fonda “Il popolo d’Italia”. Giovanni Minoli, direttore di Rai2 tra il 1992 ed il 1994, mandò in onda una fiction sul giovane Mussolini, proprio alla vigilia delle elezioni politiche del 1994, con la consulenza storica di De Felice. Il regista è Calderone. “Il giovane Mussolini” fu quasi interamente girato a Praga. Il film è molto lento, nel recitativo, ma storicamente molto attendibile; Mussolini è interpretato da Banderas solo per ragioni commerciali. Mussolini è rappresentato come un maestro e un donnaiolo, Rachele Guidi come una donna intenta a cucire.

Il film “Vincere” di Marco Bellocchio va dai primi del ‘900 agli anni ’30. Il film è l’antitesi della fiction di Calderone: stilisticamente curato, non è storicamente attendibile, come si può vedere confrontando la scena, nei due film, in cui “il compagno Mussolini” sfida Dio. Il film ha avuto la consulenza storica di Sergio Luzzatto. Il film di Bellocchio fu accusato di voler paragonare Mussolini a Berlusconi, ma il regista negò tale intento. E’ comunque un film ideologico al massimo, fino all’inaccettabile, come si evince dalla scena in cui Mussolini apprende che è scoppiata la guerra mentre è a letto con la sua amante. E’ un’interpretazione falsa, sulla linea del libro di Fabre, Mussolini razzista. Il film di Bellocchio è ricco di falsificazioni storiche, come la ripresa, nel 1915, di un fascio littorio, che invece compare soltanto nel 1922 per la prima volta. Si presenta il giovane Mussolini come superomistico, tesi decisamente falsa per quanto concerne il giovane Mussolini, che è invece contrario alla guerra di Libia.

Nel 1962 esce “La marcia su Roma” di Nino Risi, con Ugo Tognazzi e Vittorio Gassman, in occasione del 4°° anniversario della marcia su Roma. La caratteristica di questo film è che Mussolini viene costantemente evocato, ma mai rappresentato. E’ un film ironico, ma poco reale, come la scena di un comizio tenuto in una piazza deserta o la scena in cui un oste viene pagato non con le lire, ma con le fotografie di Mussolini e con la foto di Balbo come mancia!

 

Andrea Giardina, Scuola Normale Superiore, Mussolini lo scenografo.

A.Momigliano, in una rassegna storica del 1945, affermò che il fascismo aveva causato un danno alla storia antica: docenti di storia, archeologi, ricercatori, storici della Roma antica in epoca fascista avevano detto una serie di “sciocchezze”.

Mussolini fu anche scenografo: del 1930 è “Campo di maggio”, del 1932 “Villafranca”, del 1939 “Giulio Cesare”, tutti in collaborazione con Giovacchino Forzani. Su “Giulio Cesare” è in corso di pubblicazione uno studio di Paola Salvatori, ricercatrice presso la Scuola Normale e conferenziera di questo convegno. Il “Mussolini scenografo” è un aspetto poco studiato e poco noto di Mussolini, che fu “scenografo” anche nei suoi comizi: per gli italiani fu un capocomico, ma ebbe anche la piena consapevolezza che gli italiani non distinguevano la scena, il teatro, dalla vita reale. Anche Churchill e Stalin sottolinearono il carattere teatrale di Mussolini; costante, nei discorsi del duce, è il riferimento alla Roma antica, immaginata come potente e sul piano urbanistico con grandi palazzi. Mussolini fu considerato come colui che faceva rivivere Roma, come l’ultimo imperatore romano. Il viale dei fori imperiali, al tempo “via dell’Impero”, si colloca in quest’ottica ed i monumenti romani sono immaginati come quinte scenografiche. Era una strada “eroica”, come ci riportano i coevi documentari dell’istituto cinematografico “Luce”. Il fascismo conferiva però una “sacralizzazione laica” alle proprie manifestazioni, quasi carnevalesche, mentre è assente quella religiosità che caratterizzava la Roma antica.

In “Quo vadis, Domine?” (1951) nell’immagine dell’imperatore pazzo Nerone si coglie quella del duce, in “Ben Hur” c’è un’altra parata in stile fascista, mentre ne “Il gladiatore” (2000) per la prima volta l’eroe martire non è più il cristiano. Fellini, ironicamente, paragonò Roma a Calcutta, una specie di Babilonia.

“Il conformista” (1970) di Bernardo Bertolucci è un capolavoro: nel cinema del dopoguerra proseguono le rievocazioni della romanità, la contemplazione della follia è quella del potere, nel film di Bertolucci; interessante la battuta sul latino, che non viene compreso dall’ignoranza fascista.

Nel 1942 furono girati una serie di film, all’EUR, per celebrare il 20° anniversario della rivoluzione fascista. Del 1951 è “Ok Nerone” di Mario Soldati, un film-commedia di bassissimo costo. “Teodora, imperatrice di Bisanzio” (1954) è un altro film ambientato a Roma, all’Eur, come “Sansone” (1963). L’Eur fu lasciato in disuso dal 1945 al 1951, anno in cui furono ripresi i lavori di ristrutturazione. L’Eur aveva consentito al fascismo di girare film a basso costo. Per Fellini l’Eur diventa un teatro di scene erotiche, mentre Bertolucci rappresenta i folli in camicia nera: potere, violenza e follia sono per Bertolucci perfettamente fusi nelle rievocazioni fasciste della romanità; parliamo, ovviamente, del Bertolucci ancora marxista, antecedente alla sua conversione al buddismo.

 

Giuseppe Pucci, Università degli Studi di Siena, Mussolini l’imperatore.

Il 9 maggio 1936 viene proclamato l’impero fascista: ciò rese inevitabile il parallelismo tra Mussolini ed Augusto, come affermò Bottai, ministro fascista della cultura, nel 1937. L’età augustea, egli affermò, anticipa l’impero fascista.

Mussolini prepara la propria personale ascesa all’impero abbandonando l’abito giovanile del capopopolo socialista e indossando quello dell’uomo di governo. Lo scrittore Emilio Balbo pubblicò, nel 1937, Augusto e Mussolini, in cui si celebra l’anniversario del compleanno di Augusto, ma si afferma anche che Augusto fu inferiore a Mussolini, che ha costruito, senza produrre scosse, un potente impero in pochi anni: Mussolini avrebbe dimostrato maggiore “sicurezza” rispetto ad Augusto. Per trovare un personaggio dell’antichità degno di stare accanto al duce, per Balbo, bisogna risalire a Giulio Cesare, non all’età augustea; come Augusto, anche Mussolini conquistò l’Etiopia, ma senza arrecare danni al suo impero, a differenza di quanto avvenne nel principato augusteo. Nel 1932 Mussolini inaugura il foro di Cesare restaurato, dal 1932 al 1937 è raffigurato come Cesare, anche nei busti e nelle statue, solo dal 1937 Augusto prende il sopravvento su Cesare. Nelle case del fascio si rappresenta spesso Mussolini a cavallo come un imperatore romano. Si assiste ad un rinnovato interesse per il De bello gallico e per il Giulio Cesare di Shakespeare, che viene però emendato dalla scena della morte di Cesare, sostituita con quella dell’annuncio di un messaggero. “Augustea”, diretta da Ciarlantini, è una famosa rivista fascista in cui afferma che Mussolini è la migliore sintesi di Cesare e di Augusto, è l’incarnazione di un antico “imperator”. Altri fanatici videro addirittura l’origine del “dux” negli Etruschi, come aveva fatto Lusini già nel 1926. Il fascismo, egli sostiene, esalta la civiltà etrusca, portatrice del fascio littorio, di origine etrusca, ma a partire dal 1938, con le leggi razziali, gli etruschi non vengono più esaltati, in quanto non ariani.

“Scipione l’africano” e “Sotto la croce del sud” sono film fascisti di propaganda imperialistica, soprattutto il primo, realizzato subito dopo la conquista dell’Etiopia.

Mussolini conosce bene l’influenza del cinema sulle masse: ”Scipione l’africano” comportò uno sforzo economico senza precedenti, oltre 10 milioni di lire nel 1937! Scipione è rappresentato come un grande stratega militare, antesignano del genio strategico di Mussolini. Le scene sono girate a Livorno, Sabaudia, Cinecittà; nella battaglia di Zama furono impiegati anche 30 elefanti. Il film fu proiettato obbligatoriamente nelle scuole, con annesso un questionario per gli alunni. Certi dialoghi sono ripresi letteralmente dalle fonti della letteratura latina, come Polibio o Tito Livio ed il grido “Vendichiamo Canne” significava evidentemente “Vendichiamo Adua”; il film, come è comprensibile, è intriso di ampollosa quanto vacua retorica ed enfasi patriottica. Annibale Nenchi è l’attore che interpreta Scipione: è un attore stucchevole, perfino il gerarca Freddi lo notò come tale e probabilmente non piacque nemmeno a Mussolini. Ricorrenti sono le scene dei soldati romani che salutano “romanamente”, con il braccio alzato; la moglie di Scipione offre i suoi gioielli per l’impresa del marito, è qui evidente il riferimento alla campagna dell’oro e delle fedi nuziali del 1935; i figli di Scipione assomigliano, in età fascista, ai balilla. Inoltre, la famiglia romana è rappresentata sempre come candida, perfetta, senza conflitti: è la famiglia di Scipione, che è la famiglia fascista, mentre la famiglia dei cartaginesi è brutale, selvaggia e passionale. I cartaginesi stuprano le donne romane (si intravede anche il seno di una donna romana che sta per essere violentata da un cartaginese, cosa rarissima in un film degli anni ’30) ed hanno i caratteri somatici del semita: siamo vicini alle leggi razziali del 1938. Annibale è rappresentato da un attore pingue. Roma è rappresentata come grandiosa, mentre nei film degli anni ’10 era ritratta con spazi più contenuti. Il film fu un colossal che vinse la “Coppa Mussolini” al festival di Venezia del 1937.

Ma il cinema fascista non ebbe fortuna e dopo “Scipione l’africano” si tornerà al cinema borghese dei telefoni bianchi.

 

14.30 Maurizio Zinni, Università degli Studi Roma Tre, La memoria del fascismo nel cinema italiano.

Il cinema agisce sull’immaginario collettivo e sull’opinione pubblica; il cinema italiano, dal neorealismo degli anni ’40 al cinema politico degli anni ’70 non presenta la figura di Mussolini, ma quella del “fascista medio”, del piccolo gerarca, del podestà di paese o di cittadina di provincia.

Il cinema politico degli anni ’70 “estende” la nozione di “fascismo” a tutto ciò che è autoritario. Tre sono i passaggi essenziali di questo cinema sul fascismo:

a)il dopoguerra;

b)gli anni del “boom”;

c)gli anni ’70, della contestazione giovanile e studentesca.

a)”Roma, città aperta” inizia ad essere girato nel 1944, quando la guerra non è ancora finita, sarà terminato nell’agosto 1945: è una memoria, quindi, ancora fortemente calata nel presente. Il fascista è moralmente identificato con il “cattivo”, l’antifascista con il “buono”: si codifica qui questo dualismo. E’ il cinema neorealista di Vittorio De Sica e Roberto Rossellini: il fascista oggetto di questi film è quello di Salò, non quello del ventennio, in cui tutti gli italiani si identificavano con il fascismo.

Luigi Zampa è il primo regista che cerca di rompere questa dicotomia fascista/antifascista per calare il fascismo nella società italiana: il fascista, per Zampa, non è solo quello di Salò, ma tutti gli italiani, che non possono non dirsi fascisti. Siamo nel 1948.

b)Gli anni del “boom” economico e demografico sono quelli dei governi di centro-sinistra, è l’Italia di Gronchi, che guarda alla modernità. “Tutti a casa” e “Le quattro giornate di Napoli” sono due campioni cinematografici di questo periodo. Non emerge, in generale, un giudizio negativo sul fascismo: il fascista è l’opportunista del momento, l’italiano medio; cade così la contrapposizione morale fascista/antifascista intesa, rispettivamente, come cattivo/buono, ingiusto/giusto. La prospettiva cambia completamente: addirittura nei film si parla di come i repubblichini rischino di essere linciati dai liberatori. Si consideri, in proposito, “La lunga notte del ‘43”, con Gino Cervi, che interpreta un fascista “tutto italiano”; anche “I sette fratelli Cervi” si colloca su questa linea.

c)La fase della contestazione giovanile e del movimento studentesco vede il contributo di elementi filosofici, derivati dalla Scuola di Francoforte e dal maoismo: il fascismo perde la sua identità storica e la sua collocazione cronologica per essere identificato con il neocapitalismo democristiano, quindi con un fenomeno politico e non più storico, come afferma il leader comunista Luigi Longo in un suo scritto del 1975. I fascisti degli anni ’70 sono poliziotti e magistrati, onorevoli centristi, non squadristi in camicia nera.

Questo è il “nuovo fascismo” degli anni ’70 che entra anche nel cinema: è il fascismo in “camicia bianca” rappresentato dai film con Adolfo Celi. “Corvari” è un film di questi anni, in cui s’identificano i fascisti con i marines americani in Vietnam, secondo il modello maoista. “La villeggiatura” è un altro film di questo filone.

 

Lorenzo Benadusi, Università degli Studi Roma Tre, Mussolini oltre Mussolini.

Una recente mostra sulla bonifica fascista a Latina ha destato molte polemiche: per questo sono state vietate le mostre su Predappio e su Mussolini, personaggio che ha come steso il suo fantasma sul secondo Novecento e sugli anni 2000.

Molto seguiti furono i documentari, nel 1994, delle “combat camera” (i “combat film”), girati in tempo di guerra, con la consulenza storica di Claudio Pavone.

Anche nell’attualissima campagna di Matteo Renzi per il referendum costituzionale si sta paragonando Renzi e la sua riforma alla Legge Acerbo: se il referendum venisse approvato, il parlamento diventerebbe “un’aula sorda e grigia”.

Anche i discorsi di Donald Trump sono stati paragonati a quelli di Mussolini.

Ma la parodia più nota di Mussolini resta “Il grande dittatore” di Charlie Chaplin, in cui Mussolini è “Napolioni” (una sorta di Napoleone I Bonaparte).

Nel secondo dopoguerra Mussolini scompare invece dal cinema.

Nel 1938-39 due partigiani realizzarono un documentario di 38 minuti sulle ultime ore di Mussolini, ma il film, in Italia, fu vietato dal governo Andreotti, che raccolse, in proposito, gli appelli della famiglia di Mussolini e del comune di Dongo.

Del 1960 è “Il dittatore folle”, una biografia di Hitler che esce in Germania ed in Italia. Alla fine degli anni ’60 viene censurato invece “All’armi siam fascisti”: sarà visto in Italia soltanto nel 1994 per la prima volta, su Telemontecarlo. E’ un film dichiaratamente di parte, non è un film “neorealista” e non lo vuole essere. Rossellini aveva detto, ad un’Italia che si avviava verso i governi di centro-sinistra, che l’antifascismo s’identifica con la lotta di classe dei lavoratori, con i grandi scioperi generali, come capiterà negli anni ’60 a Roma e nel 1970 a Genova. Nenni, insieme al P.S.I., si opporrà alla crudeltà di certe immagini. La polizia, secondo la sinistra, a Genova ed a Reggio Emilia reprime gli antifascisti, tesi che viene invece contestata da “Il secolo d’Italia”, organo del M.S.I.

Il film “Benito Mussolini” di Cunas, in opposizione alle interpretazioni marxiste, vuole rappresentarci un “duce democratico”, ma verrà bloccato dalla censura per molti anni. Altri film di matrice analoga seguiranno la stessa sorte.

Il patto Stato-mafia è un esempio, per la sinistra degli anni ’70, della sopravvivenza del fascismo.

“Il potere” (1961) è un film, sponsorizzato da Fellini, che racconta la storia del potere dall’età della pietra agli anni ’70, passando attraverso la conquista del west ed il massacro degli indiani d’America. I tre poteri, politico, economico e militare, sono dantescamente identificati con tre belve. Gli antifascisti sono rappresentati in modo molto eterogeneo, sono cattolici, borghesi perbenisti e liberali, socialisti riformisti e comunisti. La parte finale del film si concentra sulla repressione nazifascista ed il film si chiude con l’immagine delle tre fiere che decidono di rompere con il fascismo violento per dare vita ad un fascismo liberal-democratico, che conservi però l’idea del leader capace di sedurre le masse, come sostiene anche Pasolini, mettendoci in guardia verso le nuove forme striscianti di fascismo, come quelle dei catto-fascisti o di Giorgio Almirante. Per questo Pasolini entrerà in polemica con Casalegno, allora direttore de “La stampa”.

“Mussolini, ultimo atto” è un film che vorrebbe essere oggettivo, ma scade in un teleromanzo, rischio che si corre ogni volta che si tenta, in sede cinematografica, di decontestualizzare il fascismo. Il risultato è stato quello di deresponsabilizzare il fascismo, che non avrebbe voluto né le leggi razziali, né la guerra: è questa la tesi di Almirante. Negli anni ’80 sono preponderanti le produzioni sulla vita privata di Mussolini e perfino Bettino Craxi, dalla Tunisia, definirà Mussolini “un vero progressista”, e perfino Almirante dichiarerà di esser pronto a dialogare con i socialisti; sono gli anni in cui il vignettista Forattini, su “L’unità”, rappresenta Craxi in camicia nera. “Io e il duce” è uno dei film di questo periodo.

Alla fine degli anni ’80 Mussolini è concepito come il precursore di Berlusconi: questo su avverte nella saggistica politica ed il già citato film “Vincere” di Bellocchio s’inserisce in questo filone.

L’analogia, in conclusione, può essere quindi importante per scoprire certi aspetti storici.

 

 

 

L’immagine di Mussolini nel cinemaultima modifica: 2016-11-20T11:58:47+01:00da m_200
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