Islam, questo sconosciuto. Ma quale Islam?

MARCO MARTINI
ISLAM, QUESTO
SCONOSCIUTO. MA
“QUALE ISLAM” ?1
Islam, questo sconosciuto. Ma “quale Islam”?
1.Premessa. Introduzione: le origini.
Scopo di questo lavoro è cercare di far luce su un mondo un tempo così lontano, ma oggi,
volenti o nolenti, così vicino (per non dire “nostro”), e soprattutto di tentare di sciogliere un
groviglio, un reticolato così vasto, diversificato ed articolato come è il “mondo islamico”, in
modo da cercare di avere, proprio cartesianamente, il più possibile le “idee chiare e
distinte” prima di pronunciarsi, in un modo o in un altro, evitando affermazioni precipitose
ed erronee, dettate soltanto da impulsi ed “istinti”, come tali irrazionali.
Gran parte della popolazione della penisola arabica era costituita da beduini nomadi che
praticavano il commercio; nel nord della penisola, fra il III ed il IV secolo, sorse il regno
degli Hira, caduto poi sotto l’influenza persiana; altro regno fu quello dei Ghassanidi, in
lotta con il primo. Tali regni furono il mezzo per la conoscenza del cristianesimo, sia
nestoriano che monofisitico1, nella penisola.
Il cristianesimo apparve sempre come un’ “ideologia straniera”, legata ad interessi di
predominio, economico-politico, sulla penisola.
I culti preislamici erano le religioni ebraica e pagana, in maggioranza di tipo panteistico.
Ogni tribù, per il resto, aveva un culto autonomo.
2.La figura di Maometto.
Maometto (in arabo “Muhammad”) nacque intorno al 570, a La Mecca, da famiglia di
mercanti; rimasto orfano prestissimo, fu allevato in povertà da uno zio ed avviato al
mestiere di carovaniere. Lesse la Bibbia (probabilmente lesse i vangeli apocrifi2 che
circolavano); curò gli interessi di una ricca vedova, che poi sposò e dalla quale ebbe 6 figli
(dei quali 2 morti fanciulli). Fino all’età di 40 anni Maometto condusse una vita oscura,
viaggiò in Siria ed imparò molto sul giudaismo e sul cristianesimo.
Successivamente ebbe la prima visione della “sura” (= grida, versetto del Corano), scritta
a lettere di fuoco; poi, sempre in sogno, ebbe una seconda visione della sura. Dopo
questa seconda visione si convinse dell’assoluta unità e sovranità della divinità, della
paura dell’inferno, dell’iniquità dell’idolatria e del premio che il giusto riceverà in paradiso,
si tratta di premi materiali, come le vergini. Attaccò l’idolatria a La Mecca, ove incontrò forti
opposizioni. Per queste sue idee fu costretto a fuggire da La Mecca e a dirigersi verso
Medina, abitata da molti ebrei, ove troverà un certo appoggio. Condusse da lì una guerra
contro l’aristocrazia de La Mecca, dichiarando di avere avuto la rivelazione del solenne
dovere della guerra santa (“jihad”); distrugge gli idoli de La Mecca, che diventa meta di
pellegrinaggi dei suoi seguaci. Nonostante il suo opportunismo, seppe unire la nazione
araba, con ideali più nuovi di quelli bizantini, riuscì a fare degli abitanti dell’arida penisola
arabica un popolo. Nel 622 profetizzò una città vicina, Medina (che significa appunto,
letteralmente “città del profeta”), segue, nello stesso anno la fuga (in arabo “egira”) di
Maometto da La Mecca: ma tale fuga ebbe un significato più profondo rispetto a quello di
una semplice fuga, significava infatti la rottura dei vincoli tribali. La prima moschea, a
Medina, era di un’estrema semplicità. La figura di Maometto non è indenne da corruzione:
si compromise con i capi religiosi de La Mecca. Maometto è ora sempre più convinto
dell’uso della forza per convertire prima l’Arabia, e poi tutto il mondo, alla sua nuova
religione. Nel 630 conquista La Mecca. Idealizzò il principio della guerra santa: gli ebrei
1 Nestorio, patriarca di Costantinopoli, influenzato dalla teologia asiatica ed in particolare siriana,
sosteneva la presenza della sola natura umana in Cristo, mentre il monofisismo, sostenuto da Dioscoro,
avversario di Nestorio e successore di Cirillo, patriarca di Alessandria d’Egitto, aveva attribuito a Cristo la
sola natura divina. E’ questa, per sommi capi, la ‘disputa cristologica’ che si sviluppa, sulla base di sottili
bizantinismi, nel V° secolo.
2 Per la Chiesa, si tratta di scritti “non ispirati”, e quindi falsi, fuori dal” canone” (che sarà chiuso
definitivamente con il Concilio di Trento, 1545/63).2
dissidenti furono massacrati. Alla fine della sua vita idealizzò una fede universale: “un solo
profeta ed una sola fede per tutto il mondo”. Condusse una vita frugale, ammise di non
aver mai compiuto miracoli, mostrò una forte tendenza alla poligamia ed una forte umanità
con gli afflitti e le vedove, si considerò sempre fallibile e peccatore. Morì nel 632.
3.La religione.
Gli Arabi sono un popolo semitico, grazie all’isolamento dell’arida penisola arabica.
L’Islamismo s’identifica con il culto e la sottomissione ad Allah. Il termine “Corano”
significa, dall’arabo classico “Qu’ran”, “recitazione a voce alta”, è il testo ritenuto infallibile
ed immutabile nei tempi e contiene le parole pronunciate da Maometto sotto l’ispirazione
divina. Le prime ispirazioni sono brevi, non si dubita della loro sincerità, mentre le
posteriori sono più prolisse.
Si distinguono 3 periodi nella composizione del Corano: 1)un primo periodo, del quale
rimangono alcuni frammenti, si tratta di una lista di esortazioni ad adorare Allah; 2)un
secondo periodo del Corano vero e proprio, relativa all’ultima parte dell’attività di
Maometto a La Mecca ed ai primi 2 anni di Medina, 3)un terzo ed ultimo periodo, detto “del
Libro”, in cui Maometto si dedica a comporre un libro sacro che abbia una rivelazione
indipendente. E’ un’opera caotica, i cui temi più insistenti sono il potere di Allah, l’iniquità
dell’idolatria, il fuoco dell’inferno, la felicità per i prediletti di Allah. Ben pochi luoghi del
Corano non hanno la loro fonte nell’Antico Testamento; inoltre Maometto considerava
Gesù un profeta come lui; nel Corano si trovano infatti sporadici accenni ai Vangeli, che
dimostrano proprio questo. Ma se la materia non è originale, lo è la forma, da cui traspare
la personalità di Maometto, dalla quale il lettore si lascia trascinare. Tranne che in Turchia,
il Corano è ovunque letto in arabo, l’ispirazione del testo si riferisce alle stesse parole
arabe in cui fu scritto. Si distinguono 2 tipi d’ispirazione: 1)l’ispirazione esterna, concessa
ad Abramo, Mosè, Gesù e Maometto, e 2)la guida interiore, che assiste espone, nel
proprio linguaggio, la dottrina musulmana. Il ritmo delle sure è irregolare, e proprio per
questo capace di trascinare il lettore. La facilità e la precisione delle sue pratiche religiose
costituiscono uno dei motivi del successo dell’Islam, il cui ideale di vita è una disciplinata
sottomissione, ed il cui scopo un paradiso di delizie materiali.
Pur restando, in primo luogo, un libro religioso, il Corano è il punto di partenza per un
movimento filosofico e letterario. Musulmano, dall’arabo “muslìm”, significa “sottomesso
(ad Allah)”, mentre “Allah” non significa altro che “Dio”. Allah, a differenza, ad esempio, del
Dio cristiano, è spersonalizzato, assolutamente trascendente, e non immanente, come il
Dio cristiano, che tramite Cristo si fa uomo; Allah è separato da un abisso incolmabile
dalle sue creature, sottomesse, ed anche per un musulmano di larghe vedute è
inconcepibile la proposta di conversione ad un’altra religione. Il credente ideale è “Abd”,
cioè il servo, personificazione della sottomissione (“Abdullah” significa “servo di Dio”,
“Magdi Allam” significa “Gloria di Dio”). La “guerra santa” (“Jihad”) è il sacro dovere di
assoggettare tutti i popoli non credenti, i “senza Dio”: in questo passo del Corano già si
nota il fanatismo musulmano. E’ una dottrina teocentrica. Chiunque può diventare
musulmano; fin dal Medioevo, i popoli vinti che non vogliono convertirsi all’Islam devono
pagare un tributo.
Maometto concepiva la divinità come una forza trascendente ed assoluta, Allah è la
contrazione di “Al-Hah”, che significa “il forte”, “il potente”; la sua volontà è arbitraria ed un
valico lo separa dalle sue creature. Vi sono 99 eccellentissimi nomi di Allah, con i quali
rivolgersi a Lui; i musulmani usano infatti un rosario di 99 grani. La potenza di Allah si
esprime anche in un gran numero di appellativi, dei quali i cristiani hanno avversato l’uso,
chiamando Padre il proprio Dio, senza servilismi, ma l’islamismo è di 600 anni una
religione più giovane del cristianesimo.3
I pilastri fondamentali dell’Islamismo, detti “pilastri dell’Islam”, sono 5: si tratta di pratiche
religiose, facili e precise, per il raggiungimento di un paradiso di delizie materiali (come le
72 vergini), e non spirituali, a differenza del cristianesimo. I limiti, per un musulmano, sono
nel mangiare e nel bere, non nella vita sessuale. Tali “pilastri” sono i seguenti:3
1. Recitazione del credo musulmano: Allah è l’unico Dio e Maometto è il suo profeta, il
suo messaggero; non c’è altro Dio all’infuori di Allah.
2. Recitazione delle 5 preghiere quotidiane: in qualunque posto ci si trovi, si prega
sempre in direzione de La Mecca, e 5 volte al giorno, all’alba, a mezzogiorno, a
metà pomeriggio, al tramonto e la sera prima di coricarsi. La preghiera, per il
musulmano, è un atto di sottomissione assoluta ad Allah, non è una richiesta a Dio,
come per il cristiano, in quanto non è possibile alcun colloquio con la divinità.
L’orientamento del corpo durante la preghiera era dapprima verso Gerusalemme,
poi verso La Mecca. Il fatto che inizialmente si pregasse in direzione di
Gerusalemme mostra come Maometto abbia cercato di attirare nelle sue fila anche
giudei e cristiani. L’islamismo non è una religione sacerdotale, qualunque
musulmano maschio di buona reputazione morale e religiosa può dirigere le
preghiere nel tempio, anche se l’incarico è generalmente svolto da un Imam, capo
religioso noto per la sua pietà e cultura in materia. L’islamismo non crede alla figura
di un mediatore tra il fedele ed Allah: è questa un’analogia con il protestantesimo. I
fedeli non si scoprono il capo, ma si tolgono le scarpe e dopo le abluzioni rivolgono
il volto verso La Mecca e l’officiante si pone davanti, al centro della fila. Le 5
preghiere hanno lo scopo di costringere il credente a ricordarsi di Allah durante la
giornata, anche in modo semplice e veloce.
3. Osservare il mese del Ramadan, che è un mese lunare, a ruota nell’anno; è un
mese di penitenza e digiuni, come la quaresima per i cristiani. Il digiuno è sempre
dopo l’alba e prima del tramonto e riguarda anche l’assunzione dell’acqua.
Generalmente, questo comandamento è rispettato anche dai musulmani più
tolleranti.
4. Elargire l’elemosina ai mendicanti, ai poveri, ai bisognosi.
5. Recarsi in pellegrinaggio a La Mecca, almeno una volta nella vita. Tuttavia questo
comandamento può essere trasgredito per necessità oggettive, come quelle
economiche o fisiche.
E’ ammessa la poligamia fino a 4 mogli, anche se oggi quest’usanza è caduta nei
Paesi musulmani e viene osservata in caso di lutto familiare: quando una donna resta,
ad esempio, vedova, il cognato talvolta la sposa, senza nemmeno avere rapporti
sessuali, ma solo per mantenere la vedova e gli eventuali figli. La setta più rigida ha
aggiunto, proprio come “sesto pilastro”, la guerra santa (“Jihad”, che letteralmente
significa “sforzo”, interiore ed esteriore, ed impropriamente è stata tradotta dagli
islamici più fanatici come “guerra santa”) contro coloro che non vogliono convertirsi. I
più rigidi musulmani ripudiano qualsiasi accostamento dell’islamismo ad altre religioni.
Il venerdì sera, per il sermone, a richiesta la presenza nella moschea, annunciata dal
canto del moazin nel minareto. Sono inoltre vietati l’usura, il gioco d’azzardo, mangiare
carne di maiale, bere alcoolici.
Nato come movimento nazionalista arabo, l’islamismo si diffuse con la coercizione, il
commercio, la colonizzazione, il proselitismo, più nell’area torrida che nelle regioni
temperate.
3 Per queste tematiche, cfr. il testo di A. C. Bouquet, Breve storia delle religioni. Uno studio comparato di
tutte le religioni del mondo, con una scelta dei testi sacri più importanti, a c. di M. Cenerini, Mondadori,
Milano, 1979; sicuramente più ampio ed approfondito è il notissimo studio di uno dei maggiori storici delle
religioni, M. Eliade, Trattato di storia delle religioni, trad. a c. di V. Vacca, Boringhieri, Torino, 1988.4
L’Islamismo si è affermato in India, Africa settentrionale, Africa Orientale, Persia ed
arrivò anche, pur senza attecchirvi, in Spagna, Sicilia, Malta, Grecia, Albania,
Jugoslavia, Turchia, anche se, negli anni ’70, in Turchia vi è stata una forte reazione
anti-islamista; infatti la Turchia è l’unico Stato nel quale, ancora oggi, non si recita il
Corano in arabo, bensì in turco.
4. Dopo Maometto.
Dopo Maometto, prevalse il principio elettivo: il nuovo capo, invece di “profeta”, fu detto
“califfo”. Il problema della successione si pone nel 656, a causa dell’esplodere di
controversie religiose. I primi califfi furono i seguenti:
1. Abu-Bakr, che represse i moti separatistici anti-maomettani, consolidando così il
potere interno;
2. Omar, che diede il via a moti espansionistici, mentre consolidava il potere interno;
3. Othman, della potente famiglia degli Ommiadi. Fu assassinato, ed al suo posto
subentrò
4. Alì, genero di Maometto. Con Alì si verifica la scissione tra Kharigiti, sostenitori
della revocabilità del califfato, e Sciiti, che rifiutavano tali norme, in quanto estranee
al Corano. I primi sostenevano Moawia, i secondo Alì, che fu assassinato dai primi.
5. Moawia: con lui si verificò la trasformazione dello Stato arabo, l’abbandono del
beduinismo e del califfato elettivo per il califfato ereditario. Si trasferì la capitale in
Siria, a Damasco. Assistiamo ad una seconda ondata espansionistica, con la quale
gli Arabi conquistarono la Spagna (714), ma furono fermati da Carlo Martello nella
battaglia di Poitiers (732). In ogni caso riuscirono ad arrivare all’India.
La famiglia degli Abbassidi, legata al movimento rivoluzionario persiano, rovesciò la
dinastia degli Ommiadi, trasferendo la capitale in Mesopotamia, a Bagh-Dad. Gli emiri
(governatori), pur dipendendo ufficialmente da tale califfato, divennero sempre più
autonomi. Pur rimanendo l’autorità spirituale e religiosa, l’autorità di Bagh-Dad era
quasi inesistente.
5. La cultura.
Il Corano resta, in primo luogo, un libro religioso, ma fu anche il punto di partenza di un
nuovo movimento letterario e filosofico, che diede impulso al rinnovamento della
letteratura araba ed allo studio delle varie scienze e della filosofia greca.
Il IX e X secolo videro una brillante fioritura culturale, grazie alla tradizione della
filosofia greca ed ai contatti con l’India, in filosofia con Averroè, filosofo arabo che
operò in Spagna, a Cordova, e che riuscì a fare entrare nella Spagna islamica il
pensiero di Aristotele4, in medicina ed anche in ambito filosofico con Avicenna, in
matematica proprio grazie ai contatti con l’India. Nel IX secolo, in particolare, si
ricordino Le mille e una notte, in ambito letterario. Altri settori culturali in cui gli Arabi
furono fiorenti sono l’astronomia, la storiografia, l’arte (si pensi all’Alhambra di
Granada, l’Alcazar di Siviglia, la grande moschea di Cordova). Anche in campo
agricolo gli Arabi impiantarono nuove culture, come riso, cotone, gelso, canna da
zucchero; importante fu anche l’artigianato. I rapporti tra Islam ed Occidente non
furono quindi soltanto di violenza e guerra, ma la dominazione araba comportò la
frattura delle tradizioni dell’Impero universale e l’Occidente non poté contare che su se
stesso per resistere alla pressione espansionistica musulmana. La cultura musulmana
fu quindi una sintesi delle varie tradizioni culturali, come quella greca e quella indiana,
4 L’importanza speculativa e culturale di Averroè ( si ricordi di lui il Grande Commento, un commentario alle
opere di Aristotele), esponente della filosofia Scolastica, per l’ingresso in Spagna del pensiero filosofico
greco ed aristotelico in particolare, è paragonabile a quella ricoperta da Cicerone, che costituì il grande
“ponte” tra la cultura greca e quella romana e che consentì quindi l’approdo del pensiero greco a Roma.5
e per questo la possiamo definire eclettica. Solo nell’ambito della poesia l’Arabia
conservò una fiorente tradizione autonoma.
6. L’espansione musulmana in Occidente ed i rapporti tra Oriente ed Occidente dal
Medioevo alla caduta dell’Impero ottomano.
L’islamismo, espandendosi oltre le frontiere della penisola arabica, come il
cristianesimo, dovette adattarsi ad orizzonti più ampi e definire il proprio sviluppo: se il
Corano è infatti un testo immutabile nei tempi, la dottrina di Maometto è invece stata
costretta ad un’opera di modernizzazione.
Prima di quest’epoca, gli Arabi dominavano le coste della Francia meridionale, della
Liguria e della Toscana, dai loro covi imprendibili sul Frainet, sulle alpi e sul monte
Argentario5. Roma fu assalita nell’846; stessa sorte subirono Bari, Taranto, Pisa e
Barcellona. Tali predoni del Mediterraneo erano scorrerie di avventurieri indipendenti,
che non avevano rapporti con le strutture ufficiali dell’Islam, ma che contribuirono ad
aggravare la frattura tra Oriente ed Occidente. Gli stessi scambi commerciali tra
l’Europa e l’Oriente subirono conseguenze. Solo Napoli, Amalfi, Bari, e Venezia
continuarono i loro difficili rapporti con l’Oriente, dovendo sottostare a compromessi. In
tale situazione la Chiesa consolidò il suo potere spirituale e politico e dopo le gravi
perdite subite dall’Impero bizantino, anche a Bisanzio s’accentuò l’esigenza di un più
forte potere centrale e l’esercito acquistò maggiore importanza.
Il papa Leone III riorganizzò l’esercito, e respinto l’attacco islamico a Bisanzio nel 718,
gli inflisse una grave sconfitta in Frigia nel 739.
Con Carlo Magno i rapporti tra Stato e Chiesa acquistarono nuovi caratteri, e lo Stato
iniziò ad esercitare una sorta di patronato sulla Chiesa: Carlo divenne paladino della
cristianità ed uno dei punti del suo programma fu proprio quello della lotta agli Arabi
della Spagna, obiettivo non certo facile da realizzare. Salito al trono nel 768, Carlo
sconfisse i saraceni nel 772, ma nel 776 fu battuto dai musulmani a Roncisvalle,
battaglia nella quale perse la vita il leggendario paladino Rolando; solo nel 785 i
musulmani poterono considerarsi totalmente sottomessi, ed i loro territori furono
incorporati nell’Impero franco, ma l’attività marinara dell’Occidente continuava ad
essere minacciata dalla pirateria saracena, motivo che indusse i più deboli a ricercare
quella protezione che sarà, di lì a poco, causa di nascita del sistema feudale. Nel X
secolo gli Aglabiti, provenienti dal nord Africa e resisi indipendenti dal califfato, si
mossero verso l’Italia, la Francia e conquistarono la Sicilia; Rometta, ultima roccaforte
bizantina, cadde nel 965. Tutti questi assalti portarono ad un peggioramento delle
condizioni di vita in Europa e indussero le masse contadine a stringersi sempre più
attorno ai capi militari: il sistema feudale, in tutti i suoi aspetti, veniva così a
consolidarsi.
Dopo Carlo Magno l’Impero s’indebolì rapidamente e presto si dissolse; con gli Ottoni,
il centro del Sacro Romano Impero si spostò in Germania, ma la situazione non
migliorò e Ottone II fu sconfitto a Stilo, in Calabria, dai musulmani. Venezia, autonoma,
intensificò invece in suoi contatti con l’Oriente ed il mondo musulmano, con
l’esportazione di ferro e legno e con la tratta degli schiavi. Anche Amalfi, altra fiorente
repubblica marinara, intensificò i suoi rapporti con gli Arabi della Sicilia, della Spagna,
dell’Africa settentrionale e della Siria, fino a quando, nell’XI secolo, perse la sua
autonomia e fu inglobata dai feudatari Normanni, ma i suoi traffici commerciali con
l’Oriente continuarono comunque per un certo periodo. Genova e Pisa, le altre due
repubbliche marinare, sconfissero gli Arabi a Bona, in Algeria, e, alleatesi con i
normanni, batterono i musulmani a Palermo; i pisani sconfissero i musulmani alle isole
5 Cfr. lo studio, notevolissimo, dello storico marxista della “Scuola degli Annales” M. Bloch, La società
feudale, Einaudi, Torino.6
Baleari nel 1113 e nell’XI secolo iniziarono a costruire il Duomo di Pisa con gli oggetti
preziosi presi ai musulmani. Le grandi civiltà orientali, bizantina ed islamica, raggiunto il
loro splendore, cominciarono a mostrare i primi segni di crisi.
Nel 1055 i turchi invasero gli attuali Iran (l’antica Persia) ed Iraq e nel 1071 sconfissero
i bizantini a Manzikiert, in Armenia, che cadde sotto la dominazione turca.
Intorno al 1000 la civiltà musulmana era in piena fioritura, ma si fecero sentire i
contrasti interni tra i califfati:
1. In nord Africa, con una più rigorosa concezione di fede;
2. In Spagna, in cui si ebbero Stati indipendenti fino a quando gli Almoravidi imposero
il loro dominio su tutta la Spagna, escluso il regno di Saragozza;
3. In Asia, ove si subì la dominazione turca a Bagh-dad, in Siria ed in Palestina.
Gerusalemme fu presa nel 1075, ma la mancata organizzazione turca permise a
Bisanzio di protrarre ancora a lungo la sua resistenza.
Il fatto che i luoghi santi fossero nelle mani degli “infedeli” fece sorgere l’idea di
trasformare le masse di pellegrini in guerrieri, causa la nuova tensione spirituale e la
ripresa economica dell’Occidente. Con la prima crociata (1096/99), nel 1099 le armate
cristiane espugnarono Gerusalemme, mentre la seconda (1147/49) fu promossa per
liberare Edessa (oggi Odessa) dai musulmani; la terza (1188/90) si risolse con la
conquista di Cipro e la quarta (1202/04), diretta da Venezia per fini esclusivamente
economici, e non certo spirituali, portò alla formazione di un impero latino a
Costantinopoli, nel luogo di Bisanzio, e si concluse con il sacco di Costantinopoli nel
12046.
Anche in Spagna i regni cristiani proclamarono la loro lotta contro i musulmani: tappa
importante per la “reconquista” fu la liberazione di Toledo, avvenuta nel 1080 per opera
dei castigliani. Gli aragonesi s’impadronirono di Saragozza; in seguito i cristiani
riconquistarono Cordova, Valenza, Siviglia, le Baleari, e il dominio musulmano in
Spagna fu ridotto al solo regno di Granada, in Andalusia, ultima roccaforte musulmana
in Spagna, che fu liberata dai cristiani nel 1492, con i “re cattolici”, Ferdinando
d’Aragona ed Isabella di Castiglia, che, nel 1469, con il loro matrimonio, avevano dato
origine alla nascita dello Stato di Spagna, con l’unificazione delle due grandi regioni,
Aragona e Castiglia, alle quali si aggiunse ben presto il piccolo regno di Navarra.
L’influenza della cultura araba nel mondo latino si dispiegò nei secoli XI, XII, XIII,
quando l’Islam aveva già perduto una parte rilevante dei suoi domini nell’Europa
occidentale.
Un durissimo colpo alla cristianità fu inferto da Maometto II, che nel 1453 conquistò
Costantinopoli (già Bisanzio), cambiandone il nome in Istanbul, un nome turco; ciò
causò forti preoccupazioni anche a Venezia, che vedeva minacciati i suoi traffici
commerciali sul mare. Nasce così l’impero ottomano (dal nome del grande condottiero
Othman, del ‘300), in un momento storico in cui stavano nascendo gli Stati nazionali
europei, quali Francia, Inghilterra, Spagna, Portogallo, Confederazione Elvetica, ad
Occidente, e Russia e Polonia nell’Europa Orientale (Italia e Germania nasceranno
soltanto nell’Ottocento).
L’Impero ottomano divenne subito un’entità solida e centralizzata: il sultano aveva
poteri illimitati, ma governava con l’aiuto dei vizir (ministri) e pascià (amministratori
delle province), mentre l’Impero bizantino, governato dalla dinastia greca dei Paleologi,
era ormai in crisi, economicamente e politicamente.
L’Impero ottomano comprendeva così molti territori, dall’Asia Minore (Turchia)
all’Europa balcanica (Mar Nero, Bulgaria, Albania, Romania, Grecia, Serbia) al nord
6
J. Sumption, Monaci, santuari, pellegrini, La religione nel Medioevo, trad. a c. di M. Lucioni, Editori Riuniti,
Roma, 1891. E’ uno studio molto particolareggiato sulle crociate da parte di uno storico docente ad Oxford.7
Africa (Libia, Etiopia). Crollerà alla fine della prima guerra mondiale, nel 1920 con il
trattato di Sevres, quando nascerà il moderno Stato di Turchia.
Gli Arabi che erano rimasti in Spagna furono costretti a convertirsi al cattolicesimo, ma
Filippo II, convinto che alla purezza di fede dovesse corrispondere una “lempieza de
sangre”, di stirpe, perseguitò i moriscos, cioè gli Arabi rimasti nella Spagna meridionale
dopo la caduta di Granada (1492), e li espulse. Nella sua concezione razzista, un
arabo, anche se convertito, rimaneva sempre un arabo. In questo triste destino Arabi
ed Ebrei furono accomunati: anche gli Ebrei (o “conversos” o “cristianos nuevos”)
furono perseguitati ed espulsi dal monarca spagnolo. In particolare, i moriscos furono
perseguitati ed espulsi perché si erano rifiutati di rispettare la legge che proibiva loro di
parlare la lingua araba in Spagna, il cui uso venne vietato anche all’interno della
comunità araba.
Con Solimano il Magnifico i turchi avevano consolidato i propri domini nel Medio
Oriente e nel vicino nord Africa e rappresentavano un serio pericolo per la cristianità. A
questo si aggiungevano le frequenti scorrerie di pirati saraceni in Europa. Selim II
conquistò l’isola di Cipro, che era un possedimento veneziano e roccaforte della
cristianità in Oriente: il papa Pio V istituì allora una “Lega Santa” tra Roma, Venezia,
Spagna ed Austria che nel 1571 sconfisse i turchi nella battaglia di Lepanto ed i turchi
furono costretti ad abbandonare l’isola di Cipro. Il pericolo islamico non fu però ridotto:
nel 1573 i turchi riconquistarono Cipro e nel 1574 fecero di Tunisi una roccaforte
islamica. La battaglia di Lepanto rappresentò quindi, per Filippo II, un successo
modesto e provvisorio. Come si nota, per Filippo II il cattolicesimo fu quindi più un
mezzo di cui servirsi che un ideale da servire7.
Nel 1829 (trattato di Adrianopoli) la Grecia conquista la sua indipendenza dall’impero
ottomano: con la battaglia di Navarino (1823) era infatti stata sconfitta la flotta turcoegiziana, ed a favore dell’indipendenza greca si erano mosse Francia, Inghilterra e
Russia. La Grecia nasce come Stato autonomo, sia pure sotto l’influenza anglo-russa.
Nel 1830, con la monarchia assoluta di Carlo X, la Francia inizia la sua espansione
coloniale nel nord Africa, con la conquista dell’Algeria.
Alla fine dell’Ottocento, nella spartizione del mondo in zone d’influenza coloniale, alla
Francia vengono assegnati i Paesi del Maghreb, ovvero Marocco, Tunisia, Algeria,
malgrado il tentativo di Otto Von Bismarck (cancelliere di Guglielmo I Hoenzollern) di
isolare la Francia nel contesto internazionale della alleanze (con il noto “sistema
bismarckiano”), mentre l’Inghilterra si era inoltrata in Egitto, nonostante il precedente
tentativo di Napoleone I Bonaparte, che, dopo aver sconfitto gli inglesi nella battaglia
delle piramidi, viene sconfitto dal generale Nelson ad Abukir.
Nel 1896 il negus d’Etiopia (l’imperatore) Menelik massacra letteralmente le truppe
italiane nella battaglia di Adua: l’Etiopia sarà conquistata soltanto da Mussolini nel
1936.
La Francia conserva il Marocco nonostante il tentativo tedesco verificatosi con le due
“crisi marocchine” del 1905-06 e 1911 (con quest’ultima i tedeschi del Kaiser Guglielmo
II Hoenzollern devono abbandonare la baia marocchina di Agadir in cambio di alcuni
territori del Congo francese).
Nel 1908, nell’ormai debolissimo impero ottomano, un vero e proprio “colosso dai piedi
d’argilla” (in quanto ogni provincia governava, di fatto, in modo autonomo dal potere
centrale di Istambul), si fa strada il movimento dei “Giovani turchi”, che intende
trasformare l’impero in uno Stato moderno. Il movimento riesce a spodestare l’ultimo
sultano, Maometto V, ma il nuovo governo, appena formato, apparve subito molto
7 Cfr. il noto studio di F. Braudel, Civiltà ed imperi nel Mediterraneo nell’età di Filippo II, a c. di C. Pischedda,
Einaudi, Torino, 1953.8
debole, e di ciò si approfittarono Serbia, Bulgaria, Montenegro, Grecia e Romania per
spartirsi la Macedonia con le due guerre balcaniche del 1912-13. Saranno queste,
alcune delle tensioni che porteranno alla Grande Guerra.
Con la guerra di Libia promossa da Giolitti nel 1911 e conclusa nel 1912, l’Impero
ottomano perde ancora pezzi: la Libia (e le isole del Dodecaneso) viene data all’Italia,
malgrado questa conquista si rivelerà ben presto uno “scatolone di sabbia”, come
affermò Salvemini (Giolitti aveva dichiarato guerra alla Libia soltanto per accontentare
le istanze nazionalistiche presenti massicciamente in Italia fin dai primi anni del
secolo).
Dal 1912 al 1915 si verifica il terribile genocidio degli Armeni: circa 2 milioni e mezzo di
morti, massacrati da un governo moderno, quello dei Giovani turchi. Gli Armeni erano
un’etnia cristiana, accusata di tradimento dal governo di Istanbul per non aver
partecipato alla prima guerra mondiale a fianco della Triplice Alleanza, cioè della
Turchia. La Russia non intervenne in loro favore perché interessata al settore russo
dell’Armenia. Furono deportati nei campi di concentramento, nei deserti turchi, e
lasciati letteralmente morire di fame e di sete8. E’ stato un genocidio purtroppo ignorato
dalla storia che rassicurerà anche Hitler, il quale affermerà che se la storia ha
dimenticato il genocidio degli Armeni, dimenticherà anche quello ebraico, ma non sarà
così, come sappiamo.
Thomas Edward Lawrence, noto come Lawrence d’Arabia, durante la Grande Guerra,
era un ufficiale inglese, inviato come spia in Arabia: s’innamorò del Paese, imparò la
lingua araba, indossò i vestiti arabi. Lottò contro i turchi, dai quali fu anche fatto
prigioniero e torturato, con il sogno di costruire un grande Stato arabo, sogno che mai
si avverrà; nel 1917, a Medina, sconfisse l’esercito turco, dando un notevole contributo
alla fine dell’Impero ottomano (morirà nel 1935 in un banale incidente automobilistico)9.
Nel 1918 con Kemal Pascià10, generale nazionalista e primo presidente della
Repubblica di Turchia, detto Ataturk, l’islamismo andò ad assomigliare alle religioni
orientali, informi e disorganizzate, in quanto abolì il califfato, lasciando i Sunniti, cioè la
maggioranza dei musulmani, privi di un capo.
Nel 1920, con il trattato di Sevres, uno dei trattati conclusivi della prima guerra
mondiale, si dissolve definitivamente l’Impero ottomano e nasce ufficialmente il
moderno Stato di Turchia.
Nel 1935 Mussolini inizia la conquista dell’Etiopia, che si conclude vittoriosamente, per
le truppe italiane, nel 1936, con la presa della capitale Addis Abeba e la sconfitta del
negus Hailé Selassié da parte del generale Pietro Badoglio: l’Italia s’illude di ricostituire
un “impero”, mentre inizia l’isolamento italiano da parte di Francia ed Inghilterra, che
condannano l’aggressione.
7. Il Medio Oriente e le guerre arabo-israeliane tra gli anni ’40 e ’70: A) La nascita dello
Stato di Israele; B) Dalla “Guerra dei 6 giorni” agli accordi tra Egitto ed Israele. La
“Guerra del Kippur”; C) La guerra d’Algeria e l’indipendenza algerina; D) Il
“Fondamentalismo”.
A) La nascita dello Stato di Israele.
Alla fine della prima guerra mondiale la Gran Bretagna era diventata potentissima
perché, con il trattato di Versailles del 1919, aveva ottenuto ampi territori
Durante la seconda guerra mondiale aveva stipulato accordi con i Paesi arabi. Nel
1944, ad Alessandria d’Egitto, si era costituita, su posizioni filobritanniche, la Lega
8 Cfr. il film “La masseria delle allodole”, regia di Paolo e Vittorio Taviani, Italia, 2007.
9 Cfr. il film “Lawrence d’Arabia”, regia di D. Lean, Italia, 1963.
10 Kemal Pascià Ataturk entrò a far parte del movimento dei Giovani Turchi e diede il suo valido contributo
alla destituzione dell’ultimo sultano dell’Impero ottomano.9
Araba, alla quale parteciparono Egitto, Transgiordania11, Iraq, Libano, Arabia Saudita e
Yemen. Alla fine della II guerra mondiale l’idea della formazione di uno Stato ebraico
nell’area palestinese divenne ineliminabile per due motivi:
1) Gli orrori perpetrati dai nazisti nei confronti degli Ebrei; 2) il fatto che nessun Paese
volesse
ospitare gli Ebrei sopravvissuti alla Shoah12.
In Palestina si erano già rifugiati, durante la II guerra mondiale, gli Ebrei scampati al
genocidio, e , dopo la guerra, l’esodo degli Ebrei verso la Palestina aumentò
considerevolmente.
Tale esodo massiccio causò delle tensioni tra le due comunità, quella palestinese, di
religione islamica, e quella ebraica. Una nave, “Exodus”, nel 1945, appena finita la
guerra, partì dal porto di Amburgo verso la Palestina, carica di Ebrei, ma la flotta
britannica la bloccò al largo della Palestina e la costrinse a tornare la porto di Amburgo.
Gli Ebrei iniziarono una serie di attacchi terroristici antibritannici, in quanto l’Inghilterra
stava facendo una politica antiebraica per tutelare i suoi interessi economici con i
Palestinesi. L’Inghilterra, di fronte a tale ondata di attacchi terroristici, chiese
l’intervento dell’O.N.U. (appena fondata nel 1945 come riedizione” della Società delle
Nazioni), che nel 1947 creò lo Stato di Israele ed uno Stato Arabo, entrambi in
Palestina. Gerusalemme, rivendicata sai dagli Arabi che dai Palestinesi, fu dichiarata
città neutrale. La risoluzione dell’O.N.U. fu però respinta dalla Lega Araba, che non la
riconobbe, e nel 1948 gli inglesi lasciarono la Palestina; David Ben Guriòn, leader del
movimento ebraico sionista13, proclamò la costituzione dello Stato di Israele nello
stesso 1948, ma la Lega Araba dichiarò immediatamente guerra ad Israele con lo
scopo di distruggere questo Stato sul nascere; tuttavia gli israeliani vinsero questa
guerra nel 1949. Circa 1 milione di palestinesi si rifugiarono in Cisgiordania14, sotto la
protezione della Giordania; gli Ebrei occuparono la fascia costiera della Palestina
tranne la striscia di Gaza15, che restava egiziana, la Galilea a nord e la parte
occidentale di Gerusalemme, mentre la parte orientale rimaneva palestinese.. Lo Stato
di Israele, negli anni immediatamente successivi, conobbe un grande incremento
economico e divenne lo Stato più ricco del Medio Oriente.
B) Dalla “Guerra dei 6 giorni” agli accordi tra Egitto ed Israele. La “Guerra del Kippur”.
Tuttavia l’esistenza dello Stato di Israele continuava a non essere accettata dai Paesi
arabi e nel 1967 scoppiò un altro conflitto: il presidente egiziano Nasser chiuse il golfo
di Aqaba per impedire lo sviluppo del porto egiziano di Eilat, sul mar Rosso. Il governo
ebraico di Tel- Aviv scatenò un’offensiva che si concluse con l’occupazione, in soli 6
giorni, del Sinai, della striscia di Gaza, della Cisgiordania e della parte araba di
Gerusalemme. L’ O.N.U., pur riconoscendo allo Stato di Israele il diritto di esistere e di
autogovernarsi, chiese allo Stato di Israele di ritirarsi dai territori occupati.
Intanto, fin dal 1964, i palestinesi avevano già costituito l’O.L.P. (Organizzazione per la
Liberazione della Palestina), sotto la guida di Yasser Arafat, che diede il via ad una
serie di azioni terroristiche contro Israele ed i Paesi occidentali che lo appoggiavano.
11 S’intende la Palestina Orientale, ad est del fiume Giordano.
12 Cfr. il film “Exodus”.
13 Il Sionismo è una corrente politica dell’ebraismo nata alla fine dell’Ottocento ed inizialmente minoritaria
in seno all’ebraismo, ma poi divenuta maggioritaria dopo la Shoah, il cui obiettivo primario è la costituzione
dello Stato di Israele.
14 La Cisgiordania è un territorio senza sbocco al mare, sulla riva occidentale del fiume Giordano, nel Medio
Oriente. Fa parte, congiuntamente alla striscia di Gaza, dei territori palestinesi e dello Stato di Palestina.
15 La “striscia di Gaza” è una fascia costiera (formalmente politicamente indipendente) di circa 360 km.,
confinante con Egitto ed Israele, ma di fatto abitata da popolazione araba.10
L’O.L.P. aveva la sua base in Giordania, ove regnava il re Hussein, che si trovava nella
difficile situazione di mantenere, da un lato, buoni rapporti con i Paesi arabi moderati,
ma dall’altro voleva anche mantenere fedeltà alla causa palestinese sostenuta
dall’Egitto di Nasser. Con la “Guerra dei 6 giorni” la Giordania aveva perso i territori
della Cisgiordania (cioè le terre ad ovest del fiume Giordano), ma soprattutto Hussein
temeva l’O.L.P., che mirava a rovesciare la monarchia e ad instaurare la repubblica,
con l’appoggio indiretto dell’Unione Sovietica e l’ostilità degli U.S.A. Hussein mobilitò
l’esercito e nel 1970 riuscì a cacciare i Feddayn, cioè i guerriglieri palestinesi, dalla
Cisgiordania, ma la Giordania fu isolata dagli altri Paesi arabi filopalestinesi. Nel 1970
muore Nasser e l’Egitto passa sotto la presidenza di Sadat, che, d’accordo con la Siria,
il 6 ottobre 1973 attaccò Israele, nel giorno della festività ebraica del Kippur (che in
ebraico significa “espiazione”). Questa guerra del 1973 fu chiamata “Guerra del
Kippur”. La guerra, dopo le prime iniziali sconfitte israeliane, si concluse con una
sostanziale situazione di parità, dal punto di vista territoriale, e nel 1978 si pose fine al
conflitto con la pace tra Egitto ed Israele, sancita dagli accordi di Camp David, sotto la
direzione americana del presidente Jimmy Carter. Israele restituì all’Egitto il Sinai, ma
non la striscia di Gaza, che rimase israeliana. I Paesi islamici più integralisti
accusarono Sadat di essere un moderato che aveva tradito la causa araba; Sadat fu
ucciso nel 1981 dai fondamentalisti islamici. Il nuovo presidente egiziano fu un
moderato, Muhammad Mubarak, che ha mantenuto buoni rapporti sia con l’Occidente
che con il mondo arabo.
C) La guerra d’Algeria e l’indipendenza algerina.
L’Algeria era una colonia francese fin dal 1830, con il re di Francia Carlo X, ed era
abitata da molti contadini francesi poveri che non avevano prospettive in patria e che i
connazionali chiamava dispregiativamente “pieds noir” (“piedi neri”). Tra il 1943 ed il
1945 in Algeria esplose una rivolta contro lo sfruttamento francese, capitanata da un
ufficiale, Muhammad Ben Bella, ma i francesi repressero la rivolta nel sangue. Gli
Algerini crearono un Fronte di Liberazione Nazionale mediante la lotta armata: nel
1957, la tremenda battaglia di Algeri16, vide una nuova vittoria francese. Nel 1956
Marocco e Tunisia avevano intanto ottenuto l’indipendenza dalla Francia, che fu
accusata, da ampi settori dell’opinione pubblica europea, di voler mantenere un
possedimento coloniale anacronistico. De Gaulle, nuovo presidente francese, dopo altri
incidenti, avvenuti ad Algeri nel 1960, trattò con il fronte algerino. I colonialisti francesi
considerarono De Gaulle un traditore e tentarono un colpo di Stato a Parigi, nell’aprile
1961, ma il colpo di Stato fallì perché l’esercito restò fedele a De Gaulle che, nello
stesso 1961, con l’armistizio di Evian, propose un referendum per decidere il destino
dell’Algeria. Il referendum, svoltosi nel 1962, diede ragione agli indipendentisti e
nacque così la Repubblica indipendente di Algeria, che attuò subito una politica
socialista filosovietica. Lo. scrittore e filosofo esistenzialista francese Jean-Paul Sartre
condannò le repressioni e le torture attuate dai francesi in Algeria, che denunciò
pubblicamente in un suo scritto17, schierandosi così apertamente dalla parte del popolo
algerino, contro il colonialismo francese
D) Il “Fondamentalismo”.
E’ sinonimo di “fanatismo”, “integralismo” nel seguire la vera fede, è la fedeltà assoluta
al Corano, che non può errare. Il Corano è un libro sacro non soggetto alle mutazioni
della storia, al Corano devono essere subordinati lo Stato e le istituzioni civili. Il termine
ha origine nei Paesi cristiani, in particolare nell’area statunitense protestante, nella
convinzione che la Bibbia sia il fondamento della fede e vada presa alla lettera, ma tra
16 Cfr. il film “La battaglia di Algeri”, regia di G. Pontecorvo, Italia, 1966.
17 Cfr. J. P. Sartre, Introduzione a H. Alleg, La tortura, Einaudi, Torino, 1958.11
Otto e Novecento il termine entra nei Paesi islamici, come presso i “Fratelli
musulmani” in Egitto, e vi si radica dopo la II guerra mondiale.
“Jihad” significa letteralmente “sforzo”, interiore ed esteriore, il termine è stato tradotto
come “guerra santa” dagli islamici più fanatici. Tale “sforzo” è volto ad affermare la vera
fede. Nell’interpretazione dei “Fratelli musulmani” coincide con l’idea del conflitto
armato per restituire all’Islam le proprie terre; nell’Occidente cristiano e nello Stato
ebraico sono intravisti i principali avversari della rinascita islamica. E’ un atteggiamento
difensivo, non offensivo.
Sunniti: non esistendo nell’Islam una Chiesa unica a cui fare riferimento, sono sorte
varie correnti, Sunniti e Sciiti sono le più importanti. I Sunniti, di gran lunga maggioritari
nei Paesi musulmani, sono fedeli al Corano ed alla Sunna, un altro libro sacro ispirato
da Allah che integra il Corano (come il Talmud per gli Ebrei); Sunna significa
letteralmente “consuetudine, tradizione”. Per i Sunniti, più moderati degli Sciiti, la
religione è tramandata dai califfi, che sono stati eletti dopo la morte di Maometto, e così
i Sunniti negano la successione ereditaria del califfato per affermare il principio elettivo.
Il “Consiglio degli Ulema” è la massima autorità sunnita.
Sciiti: Sono moralisti ed integralisti e ritengono che ogni tanto Allah invii delle persone,
gli Ayatollah (significa “voce di Dio”, in arabo), che riconoscono come massima
autorità. Si distinguono dai Sunniti perché non credono nella Sunna, non riconoscono il
Consiglio degli Ulema e credono solo nel Corano e nel califfato ereditario, e non
elettivo. L’unico discendente di Maometto è suo genero Alì e considerano illegittima la
discendenza dei califfi che non proviene da Alì. Figura centrale è l’Imam (come è stato
l’Imam Khomeiny in Iran, ad esempio), guida della comunità e discendente di Alì.
L’Imam conduce la preghiera del venerdì alla moschea. Gli sciiti rappresentano circa il
10/15% per cento dei musulmani, quindi un’esigua minoranza, mentre i Sunniti
rappresentano circa il restante 85/90% dei fedeli. Il Mullah guida la scuola del Corano,
è un maestro del Corano. Il Moazin chiama alle preghiere quotidiane, annunciando
l’ora della preghiera dal minareto (oggi tale annuncio è spesso registrato ed annunciato
da un altoparlante).
Da un punto di vista istituzionale dobbiamo distinguere i a)Paesi musulmani (come il
Marocco, la Tunisia, l’Egitto), che accettano la “sharìa” soltanto nell’ambito del diritto di
famiglia (la “sharia” è la legge del Corano, “sharìa” significa appunto “legge”) dai
b)Paesi islamici (come Iraq, Iran o ex Persia, Afghanistan, Yemen, Arabia Saudita),
che seguono la sharìa anche nell’ambito del diritto pubblico, privato, penale, civile.
8) Il Medio Oriente dagli anni ’50 agli anni ’80:
A)Iran
B)La guerra tra Iran ed Iraq
C)Siria
D)Afghanistan
E)Il movimento palestinese: una nazione senza Stato
F)La guerra civile in Libano.
A)Iran.
Dal 1921 in Persia (attuale Iran) dominava la dinastia dello scià (imperatore) Pahlavi,
che governava con una dittatura militare.
Il ministro delle finanze Mohamed Mossadeq fu esiliato perché oppositore al regime
dello scià, e tornò in Persia dopo la II guerra mondiale, diventando nel 1951 primo
ministro ed iniziando una politica nazionalista e socialista, con la nazionalizzazione
delle compagnie petrolifere, ma questo non piacque allo scià, che lo estromise
nuovamente dal potere nel 1953, mentre stava iniziando una politica di opposizione
all’ultimo scià Reza Pahlavi, che era un uomo corrotto sostenuto dagli U.S.A., ma12
l’opposizione allo scià andava in una direzione diversa da quella di Mossadeq. Infatti in
Iran su stava facendo strada un movimento che auspicava il ritorno all’islam più puro
(con lo scià le donne avevano, ad es., conquistato certi diritti, come quello di non
portare obbligatoriamente il velo e di poter accedere all’Università), in direzione antioccidentale. Lo scià governava come un dittatore con la Savak, la polizia politica
segreta, che uccideva, torturava, arrestava anche sulla base di minimi sospetti, chi si
opponeva al sanguinario regime dello scià. La Savak agiva senza controllo e riferiva
soltanto allo scià, che aveva anche la piena fiducia dell’esercito. Nel 1973 l’Iran era un
Paese ricchissimo, ma la popolazione viveva in povertà, nelle campagne l’unico
combustibile era lo sterco di animale seccato. L’opposizione allo scià si avviò nelle
moschee grazie agli sciiti, che assunsero anche un ruolo politico, che probabilmente lo
scià aveva sottovalutato, o che comunque non intendeva punire in quanto avrebbe
toccato l’autorità religiosa. Dal 1977 al 1979 si compì la vera rivoluzione degli
ayatollah, i capi religiosi, che nel 1979 fecero cadere lo scià Reza Pahlavi, che
espatriò, e l’Iran divenne una repubblica islamica sciita retta dagli ayatollah (= capi
religiosi), in particolare da uno di questi, l’ayatollah Komeini, che resse il Paese dal
1980 al 1989. L’Islam divenne uno Stato confessionale, a religione musulmana sciita,
nel quale la legge coincideva con l’applicazione letterale del Corano. Fu instaurato un
regime ferreo, in particolare con le donne, caratterizzato da antioccidentalismo ed
antiamericanismo, e fu facile per Khomeini avere l’appoggio della popolazione, dato
che lo scià aveva avuto negli U.S.A. un valido alleato. Tuttavia, sebbene in piena
guerra fredda, Khomeini prese le nette distanze anche dal socialismo sovietico, in
quanto sia il capitalismo occidentale che il socialismo erano considerati atei e tendenti
a distruggere, sia pure in modi differenti, le tradizioni e le gerarchie sociali per ricercare
solo un benessere materiale. In questo consiste la grandezza, ed anche la
destabilizzazione, creata dall’Iran di Khomeini: costituire un modello politico basato
sulla religione e indipendente sia dall’U.R.S.S. che dall’Occidente filoamericano.
B) La guerra tra Iran ed Iraq.
Quando nel settembre 1980 il dittatore iraqueno Saddam Hussein, al potere in Iraq con
una dittatura militare fin dal 1979, invade l’Iran, l’azione fu ben vista non solo dai
sovietici, ma anche dagli occidentali, che vedevano nell’invasione iraquena la
possibilità di fermare il regime khomeinista. Si previde un conflitto breve, che invece si
rivelò lungo e sanguinoso, durando 8 anni. Saddam Hussein era interessato ai pozzi
petroliferi iraniani. L’Iran si difese con i “Pasdaran”, i giovani “guardiani della
rivoluzione”, che attaccavano a “onde umane”, ricordando una tattica in auge nella I
guerra mondiale. Dopo 8 anni, senza esiti, Saddam Hussein pose fine al conflitto, non
avendo più il sostegno della NATO e degli Stati Uniti. Khomeini morì nel 1989.
C)Siria.
In Siria nel primo ‘900 era nato il partito Baath (“rinascita”, in arabo), che nel 1953 si
fuse con il partito socialista arabo e si estese a macchia d’olio in tutta la penisola
arabica, con una forte connotazione nazionalista. Nel 1963 il partito Baath prende il
potere in Siria ed in Iraq. Nel 1973 in Siria prende il potere Assad, che lo conserverà
fino al 2000, con una dittatura militare.
D)Afghanistan.
Dal 1919 l’Afghanistan era uno Stato indipendente, in quanto la guerra di liberazione
dalla Gran Bretagna si era conclusa.
Nel 1934 l’Afghanistan è una monarchia costituzionale ed entra nella Società delle
Nazioni e nel 1946 nell’O.N.U., dopo la sua neutralità durante la II guerra mondiale.
Negli anni ’50 iniziano le tensioni con il Pakistan, in quanto il governo afghano
appoggia un movimento indipendentista pakistano, per l’indipendenza della regione del
Pathanistan e nel 1961 si rompono i rapporti diplomatici tra Afghanistan e Pakistan.13
Nel 1973 un colpo di Stato porta all’instaurazione di una repubblica con Sardar Daud,
antisovietico, ma nel 1978 c’è un altro colpo di Stato, comunista e filosovietico, di
Karmal, che tuttavia incontrò la resistenza di numerose tribù montane locali, tra cui
quella di etnia pashtun, tradizionalista, antimodernista ed antisovietica. I ribelli
iniziarono ad organizzarsi militarmente contro il governo di Karmal. L’Unione Sovietica
di Breznev nel 1979 inviò allora l’Armata Rossa in difesa di Karmal, ma le tribù afghane
si organizzarono con i mujaheddin, i guerriglieri di montagna, armati dagli Stati Uniti,
che dopo 10 anni di guerriglia, nel 1988, sconfissero definitivamente l’U.R.S.S., che
dovette ritirarsi. Tra i mujaheddin armati dagli Stati Uniti vi fu lo sceicco Osama Bin
Laden, che sarà poi tristemente noto come “lo sceicco del terrore” in funzione
antiamericana ed antioccidentale.
E)La guerra civile in Libano.
Il Libano è un Paese a maggioranza musulmana sunnita, con una minoranza di
cristiani maroniti (cioè cattolici) e di drusi (sciiti radicali). Dal 1946 era indipendente e
nel 1948 partecipò, come Paese membro della Lega araba, alla guerra contro il
neonato Stato di Israele, ma con una posizione moderata e filo-occidentale, grazie al
presidente Camille Chamoun (in carica dal 1952 al 1958). Nel 1962 fallisce il tentato
colpo di Stato da parte di un gruppo di filo-siriani che volevano assoggettare il Libano
alla Siria, formando così una “Grande Siria”. Il nuovo presidente, Charles Helou,
dovette affrontare il problema dei profughi palestinesi rifugiati in Siria dopo la guerra
dei 6 giorni, con la costruzione di campi profughi palestinesi. Ma proprio in questi
campi sorsero gruppi di terroristi dell’OLP contro Israele. Questo aumentò le tensioni
interne tra i civili libanesi ed i cattolici ed altri cristiani che abitavano il Libano da una
parte ed i palestinesi dall’altra: nel 1975/76 il Paese fu lacerato da una guerra civile; i
siriani entrarono in Libano, ma nel 1982 anche gli israeliani entrarono in Libano e
cacciarono i palestinesi da Beirut, la capitale; l’OLP trasferì così la sua base a Tunisi.
Inutilmente L’Onu cercò di stabilire la pace: le forze dell’ONU furono massacrate dai
terroristi. Nel 1982 nei campi profughi di Sabra e Chatila vi furono orrendi massacri,
dove i cristiani uccisero centinaia di palestinesi, compresi donne e bambini, ed i
palestinesi non intervennero a fermare il massacro; nel 1984 l’ONU si ritirò ed il Libano
divenne un protettorato della Siria.
F)Il movimento palestinese: una nazione senza Stato.
Negli anni ’70 le iniziative terroristiche dell’OLP si intensificarono e raggiunsero l’apice
con lo sterminio della squadra israeliana alle olimpiadi di Monaco nel 1970. Nonostante
questo, il presidente egiziano Sadat cercò la pace con Israele, che fu raggiunta con gli
accordi di Camp David nel 1978, sotto l’egida americana. Sadat sperava che questo
fosse il primo passo per una pace duratura, ma gli integralisti arabi accusarono Sadat
di essere sceso a patti con il nemico principale, gli ebrei.
In Israele, con la presidenza di Menahem Begin, esponente del partito nazionalista e
conservatore Likud, si iniziò, nel 1978, ad invadere il Libano meridionale, per attaccare
i campi profughi palestinesi, dai quali erano partiti raid palestinesi contro la Galilea, sia
con lanci di missili che con i feddayin, i guerriglieri palestinesi. Tra il 1983 ed il 1985 gli
ebrei abbandonarono in Libano, dopo essersi attirati pesanti accuse da parte del
mondo arabo e delle sinistre di tutto il mondo. In Israele seguirono governi alterni di
coalizione tra il partito nazionalista conservatore Likud di Begin, che si era dimesso nel
1984, ed il partito laburista di Shimon Peres.
Nel dicembre 1987 nei territori arabi occupati dai palestinesi (Cisgiordania e striscia di
Gaza) iniziò l’intifada (in arabo “sollevazione”, “rivolta”) da parte dei civili palestinesi,
che iniziarono a lanciare pietre (fu la cosiddetta “rivolta delle pietre”), usate come
proiettili contro Israele. Il leader palestinese dell’OLP Yasser Arafat dichiarò di
riconoscere lo Stato di Israele, a patto che fosse riconosciuto anche lo Stato14
palestinese e nel 1980 annunciò la nascita dello Stato di Palestina nei territori di
Cisgiordania e striscia di Gaza. Ma la disponibilità a mediare, da parte di Arafat, non
piacque agli integralisti islamici, che incrementarono il fondamentalismo, ostile al
laicismo di Arafat ed a qualunque accordo con Israele: questo fondamentalismo
caratterizzò il movimento di Hamas, fondato dallo sceicco Ahmad Yassin nel 1987 (il
movimento fu fondato poco prima dell’intifada del dicembre 1987). Giovani indottrinati
da fanatismo religioso islamista diventano bombe umane che si fanno esplodere in
attentati suicidi nei mezzi pubblici e nelle città israeliane. E’ questa la “fratellanza
islamica” in sostegno della causa del popolo palestinese. Yassin aderì anche al
movimento fondamentalista dei “Fratelli musulmani” (movimento piuttosto forte anche
in Egitto dopo il 2010).
9.Il mondo arabo e l’Occidente dal 1990 al 2003.
A)La guerra del Golfo.
Nel 1998 il nuovo presidente americano è il repubblicano George Bush. Liberista in
materia economica, assistette anche al crollo dell’Unione Sovietica e del comunismo in
Europa orientale.
Nel 1990 il dittatore iraqueno Saddam Hussein invase il piccolo Stato del Kuwait per
impadronirsi delle risorse petrolifere, delle quali il Kuwait è ricchissimo: in questa
occasione sia gli USA di Bush che l’URSS di Gorbaciov si allearono contro l’Iraq,
imponendo sanzioni economiche alle quali aderì anche parte del mondo arabo, ad
eccezione del’OLP di Arafat, che era contrario a misure contro uno Stato che difendeva
gli interessi dei palestinesi, e della Giordania, che ospitava molti filoiraqueni. Il 25
agosto l’ONU approvò il blocco navale all’Iraq.
Il 29 novembre 1990 l’ONU approvò la risoluzione 678, che imponeva un ultimatum
all’Iraq: se non si fosse ritirato entro il 15 gennaio 1991, l’ONU autorizzava un
intervento armato; nel frattempo gli USA si erano già appostati sul golfo persico con un
contingente di portaeri, mezzi da sbarco, carri armati, bombardieri ospitati dall’Arabia
Saudita, che aveva aderito alla condanna dell’aggressione al Kuwait. L’ultimatum fu
rifiutato dall’Iraq e il 17 gennaio 1991 partì l’attacco aereo all’Iraq, detto operazione
“Desert storm” (“Tempesta nel deserto”): furono 40 giorni di bombardamenti mirati su
obiettivi strategici con le cosiddette “bombe intelligenti” telecomandate da
avanzatissimi sistemi computerizzati, che avrebbero dovuto risparmiare i civili, ma
questo non fu di fatto possibile e furono colpite zone urbane molto popolate. Saddam
reagì bombardando Israele e l’Arabia Saudita, con lo scopo di sollevare il mondo arabo
e di trasformare il conflitto in una guerra contro Israele, ma il suo scopo fallì perché
Israele non reagì. Il 24 febbraio scattarono le operazioni via terra, che in soli 3 giorni
liberarono in Kuwait, ma Saddam, prima di lasciare il Paese, incendiò i pozzi petroliferi
kuwaitiani.
La sconfitta in Kuwait non portò alla caduta di Saddam, che anzi rafforzò il suo
prestigio interno, facendo la parte della vittima degli occidentali ed atteggiandosi a
difensore dei popoli arabi oppressi: Saddam scatenò violente repressioni contro i curdi,
che abitavano il nord dell’Iraq, e contro gli sciiti filoiraniani, dal momento che anche
l’Iran si era schierato contro l’Iraq nella guerra del golfo.
Nel 1993 gli USA, insieme a Francia e ad Inghilterra ripresero i bombardamenti contro
l’Iraq, ma non piegarono il dittatore: imposero un pesante embargo economico che
danneggiò soltanto la popolazione civile.
B)Israeliani e palestinesi, una pace mancata.
All’inizio degli anni ’90 il premier israeliano Rabin cercò una pace con i palestinesi,
pace che incontrò il favore di Arafat. Rabin era infatti convinto che erano preferibili “i
dolori della pace all’angoscia della guerra”. Seguirono una serie di incontri diplomatici
che culminarono negli accordi di Washington nel settembre 1993, conclusi con la15
celebre stretta di mano tra Rabin e Arafat, alla presenza del presidente americano, il
democratico Bill Clinton, il presidente egiziano Mubarak ed il re di Giordania Hussein.
Israele riconosceva l’OLP come rappresentante del popolo palestinese e s’impegnava
a ritirare le truppe dalla Cisgiordania: Gaza e Gerico passavano sotto il controllo
palestinese dell’ANP (Autorità Nazionale Palestinese), primo embrione di uno Stato di
Palestina. L’OLP riconosceva il diritto di Israele a vivere in pace.
Ma gli estremisti di entrambe le parti ostacolarono la pace con una serie di reciproci
attacchi terroristici: nel maggio 1994 un colono israeliano fece strage di palestinesi in
preghiera nella moschea di Hebron e nel novembre 1995 il premier israeliano Rabin fu
assassinato. Gli accordi di pace non erano piaciuti agli integralisti musulmani, che
avevano accusato Arafat di “morbidezza”.
Israele, rimasto senza una guida autorevole, era timoroso verso la pace: il nuovo
premier fu Benjamin Netanyahu, leader di partito conservatore e nazionalista Likud,
che ostacolò il processo di pace con i palestinesi, disattendendo gli accordi di
Washington del 1993.
Ma nel 1999 vinse il laburista Ehud Barak, che riprese le trattative di pace,
incontrandosi, nuovamente a Washington, con il ministro degli esteri siriano: gli
israeliani si ritirarono dal Libano, ma la pace non si realizzò.
Nel 2000 un altro accordo di pace, ancora sotto l’egida di Bill Clinton, a Camp David:
Barak riconobbe l’amministrazione palestinese su Gerusalemme Est, ma Arafat
considerò insufficienti i risultati raggiunti, e la pace fallì nuovamente.
Il nuovo leader del partito Likud era un oltranzista, Ariel Sharon, che era contrario al
ritiro degli israeliani dai territori occupati: visitò il Monte del Tempio, luogo di culto
considerato sacro dai palestinesi, che reagirono scatenando una nuova intifada, durata
18 mesi, e rendendo sempre più lievi le speranze di pace.
Nel 2000 Barak si dimise e nel 2001 fu eletto presidente israeliano proprio Sharon:
Clinton, nello stesso 2001, tentò un’altra mediazione, senza successo.
La situazione degenerò con una serie di attentati terroristici kamikaze, Arafat si
dimostrò incapace di controllare il terrorismo palestinese e Sharon considerò Arafat un
nemico di abbattere, complice dei terroristi. Con i kamikaze l’escalation di violenza
divenne allarmante: furono colpiti obiettivi sia militari che civili con delle vere e proprie
“bombe umane” che si facevano esplodere.
Il 1° giugno 2001 un kamikaze palestinese si è fatto esplodere in una discoteca di TelAviv, provocando 21 morti.
Nel dicembre 2001 le forze israeliane assediano il quartiere di Arafat, Ramallah,
isolando il leader palestinese. Seguirono attacchi terroristici dei palestinesi, che
scatenarono una terza intifada (dopo quelle del dicembre 1987 e del 2000, durata 18
mesi).
Nell’aprile 2002 l’esercito israeliano rioccupa la Cisgiordania bombardano i campi
profughi di Nablus e Jenin, quest’ultimo in particolare, ove vi furono centinaia di morti.
Nel giugno 2002 gli israeliani iniziarono la costruzione di un muro lungo 350 km. tra
Israele e Cisgiordania, in particolare su territorio giordano, con lo scopo di isolare i
territori palestinesi e controllare meglio la frontiera israeliana, ma il muro fu criticato
anche dagli americani, tradizionali alleati degli israeliani.
Nel settembre 2002 il segretario generale dell’ONU Kofi Annan preparò un nuovo piano
di pace, insieme all’Unione Europea, all’ONU, alla Russia ed agli USA, presieduti da
George Bush junior: la cosiddetta “mappa stradale” o “Road Map”, ma Sharon, che era
stato confermato come premier israeliano, rifiutò ogni trattativa, compresa la Road
Map, che prevedeva 3 fasi:16
1. cessazione degli attacchi terroristici da entrambe le parti, riconoscimento dello
Stato di Israele e restituzione, da parte di Israele, dei fondi confiscati ai
palestinesi;
2. indire nuove e libere elezioni palestinesi e costituzione di uno Stato palestinese
provvisorio entro il 2003, da occupare per 2/3 la striscia di Gaza e per il 40% la
Cisgiordania;
3. costituire, entro il 2005, uno Stato di Palestina entro confini definitivi.
Nel giugno 2003 Sharon si dichiara favorevole ad accettare la Road Map, incoraggiato
dall’ascesa, quale primo ministro dell’ANP, di Abu Mazen, moderato, gradito anche agli
USA: al vertice di Aqaba israeliani e palestinesi accettano la Road Map, ma dopo le prime
speranze di pace, la situazione degenera nuovamente perché Abu Mazen entrò in
contrasto con il leader dell’OLP Arafat, che accusò Abu Mazen di essersi troppo
ammorbidito su posizioni filoamericane. Abu Mazen allora dichiarò guerra ad Hamas,
fondata dallo sceicco Yassin, ed alla Jihad islamica, due dei principali gruppi terroristici
palestinesi. Abu Mazen, date le incomprensioni con Arafat, nel settembre 2003 si dimise
da primo ministro dell’ANP, la cui carica fu affidata, per volontà di Arafat e del suo
movimento politico Al Fatah, ad Abu Ala: le tensioni con Israele restavano fortissime e la
Road Map solo un vago ricordo. Abu Mazen aveva anche accusato la scarsa influenza
americana sugli israeliani e la scarsa volontà di trattativa di Israele.
C)I principali gruppi terroristici palestinesi.
1. Hamas. E’ il più noto gruppo terroristico, costituito da 300 elementi, ha utilizzato i
kamikaze fin dal 1992 ed ha come obiettivi la “distruzione di Israele” (Yassin) e la
creazione di uno Stato islamico nei territori palestinesi.
2. Jihad islamica. E’ una costola di Hamas, fondata da un centinaio di militanti; sono
radicali e fondamentalisti ancora più di Hamas, sul piano religioso; su quello politico
condividono gli stessi obiettivi di Hamas.
3. Hezbollah. Sono sciiti fondamentalisti, hanno la base in Libano (soprattutto nel Libano
del Sud ed a Beirut) ed il sostegno economico e militare dell’Iran. Loro obiettivo è la
costruzione di uno Stato fondamentalista islamico al posto di Israele. Il termine “Hezbollah”
significa “partito di Dio”.
4. Brigate martiri Al Aqsa. Hanno partecipato alla seconda intifada ed il loro scopo è
conquistare consenso presso gli islamici più estremisti, attratti da Hamas e dalla Jihad, ma
da alcuni anni hanno iniziato ad usare i kamikaze, proprio come i gruppi islamici più
estremisti. E’ il gruppo militare di Al Fatah, il movimento politico di Arafat.
D)Algeria.
Uscita dalla guerra di liberazione antifrancese, l’Algeria avviò una politica economica
socialista e si avvicinò alla lotta di liberazione del popolo palestinese ed alle lotte di
liberazione del terzo mondo, ma nel 1979 il nuovo presidente Benjadid Chadli non riuscì a
far fronte alla crisi economica incalzante, della quale si approfittarono gli integralisti
islamici, che volevano spostare l’attenzione dalla questione sociale e creare uno Stato
islamico. In Algeria, uno Stato islamico integralista. Alle elezioni del 1990 il FIS (Fronte di
Salvezza Islamico) riportò una schiacciante vittoria.; il FIS aveva anche appoggiato
Saddam nella guerra del golfo; nel 1992 Chadli si dimise. Le nuove elezioni ribadirono il
successo del FIS, ma a questo punto il capo dell’esercito Mohamed Boudiaf prese il
potere con un colpo di Stato, ma subito dopo fu ucciso in un attentato e l’Algeria sprofondò
in una guerra civile. Gli integralisti massacravano spietatamente chiunque manifestasse
idee laiche, ma il nuovo presidente, un altro militare, Bouteflika ha stretto un accordo con il
FIS concedendo l’amnistia ai ribelli del FIS che si fossero arresi.17
E)Turchia.
Negli anni ’90 la situazione dei curdi si è aggravata, relativamente al rapporto con la
Turchia: nel 1995 l’esercito turco invade il Kurdistan, ma nello stesso anno il governo di
Ciller è stato travolto da scandali, che hanno portato al potere il partito islamico del Refah
(“benessere”, letteralmente, in turco), guidato da Necmettin Erkana, che ha dato vita ad
uno Stato confessionale, ma dopo un solo anno, nel 1997, il governo è stato assunto da
Mesut Yilmaz, fortemente anti-islamico. A causa di tale instabilità, l’Unione Europea ha
respinto, nel 1998, la richiesta turca di entrare a far parte della stessa U.E. Le elezioni del
1999 hanno visto la vittoria del partito democratico di sinistra di Bulent Ecevit, ma nel
2002, nuove elezioni hanno portato al potere il partito islamico moderato AKP di Tayyip
Erdogan, cha ha dato il via ad una linea laica; Erdogan è tuttora al potere, ma il suo
prestigio è compromesso per un tacito aiuto che il suo governo sta fornendo ai terroristi
dell’I.S.I.S. (Stato Islamico dell’Iraq e della Siria) del califfo Al-Baghdadi. La Turchia è
tuttora fuori dall’Unione Europea.
F)Afghanistan.
Il ritiro dell’Armata Rossa ha dato luogo ad una sanguinosa guerra civile e nel 1992
Muhammad Najibullah è costretto a lasciare il potere all’etnia tagika di Rabbani,
fortemente presente al nord del Paese, anche se in forte contrasto con il ministro della
difesa Ahmad Shah Massud.
I talebani (studenti delle scuole coraniche di etnia pashtun, dominante nel centro-sud del
Paese) occuparono progressivamente il Paese, con l’aiuto del vicino Pakistan ed il tacito
assenso degli U.S.A., che auspicavano, in un modo o in un altro, la normalizzazione della
situazione. Per questo non ostacolarono Osama Bin Laden, futuro “sceicco del terrore”,
già aiutato dai ‘democratici’ Stati Uniti nella precedente guerra contro l’Unione Sovietica.
Nel 1996 i talebani occupano la capitale Kabul e Rabbani fu destituito: si formò il governo
dei talebani, che instaurò un regime islamico rigidissimo: alle donne fu imposto il burqa e
fu loro vietato di lavorare e di studiare, furono proibite addirittura la musica, la televisione e
qualsiasi rapporto con l’estero, tuttavia gli U.S.A., data l’importanza strategica del Paese,
non interruppero le relazioni diplomatiche con l’Afghanistan. Nelle montagne del nord del
Paese continuava intanto la guerriglia tra le tribù di etnia tagika e quelle di etnia pashtun.
G)Iran.
Dopo Khomeini l’Iran intraprese una via di modernizzazione, più laica, e nel 1998 divenne
una repubblica presidenziale Per due volte consecutivamente venne eletto, alla guida del
Paese, Rafsaniani, con oltre il 90% dei voti. Cercò di attenuare il fondamentalismo e di
riprendere i contatti con l’Occidente.
Nel 1997 venne eletto un altro moderato, Mohammad Khatami, che entrò però in contrasto
con l’ayatollah Alì Kamenei, un severo integralista: tali contrasti portarono il Paese a
scontri di piazza violentissimi da radicali islamici e laici, rappresentati da studenti ed
intellettuali; nel luglio del 1999 feroce fu la repressione contro gli studenti che
manifestavano a Teheran.
Ma le elezioni del 2000 e del 2001 videro uscire rafforzato ancora Khatami, che ha
proseguito a condurre il Paese verso una linea moderata.
H)L’immigrazione.
Nel luglio 1999 un rapporto ONU denuncia la preoccupante crescita demografica nei Paesi
sottosviluppati dell’Africa, dell’Asia e dell’America latina (centro-meridionale), Paesi ad
economia sostanzialmente agricola, con presenza di enormi differenze sociali. La
popolazione mondiale cresce a 6 miliardi, mentre negli anni ’70 era la metà (3 miliardi e
mezzo) e nel 1990 era di 5 miliardi.18
Nell’Europa i partiti della destra nazionalista denunciano, a loro volta, l’invasione di ‘orde
islamiche’, incrementate anche da profughi provenienti dall’Est europeo dopo la caduta del
comunismo (1989/91).
L’Europa occidentale sta inevitabilmente andando incontro ad un fenomeno di
multiculturalità che è stato però da varie forze politiche rigettato ed ha portato a gravi
episodi di razzismo. Tra i problemi di cui si sono dovuto fare carico i Paesi ospitanti vi è
quello, non ultimo, della richiesta di cittadinanza e dell’aumento della criminalità e quello,
recentissimo, del terrorismo di matrice islamista.
I)L’11 settembre 2001.
La mattina dell’11 settembre 2001 gli Stati Uniti furono il tragico oggetto di un tremendo
attacco kamikaze di integralisti islamici, rivendicato dall’organizzazione terroristica AlQaeda, comandata e sovvenzionata dallo sceicco Osama Bin Laden. Due aerei dirottati si
scagliano sulle Twin Towers, le “torri gemelle” di New York, alte oltre 400 metri, sede del
World Trade Center, causando 3000 morti. Un terzo aereo si è schiantato sul Pentagono,
ma di questo non si è trovata traccia e sembra che l’esplosione sia avvenuta dall’interno.
Un quarto aereo è misteriosamente scomparso. Tuttavia esperti fisici hanno messo in
dubbio che il calore sprigionato dalle esplosioni abbia potuto causare il crollo immediato
dei grattacieli di New York ed a tutt’oggi gli eventi dell’11 settembre restano avvolti nel
mistero. Erano tutti aerei dell’American Airlines dirottati da esperti piloti arabi, che avevano
studiato nei Paesi occidentali ed in America. La famiglia Bin Laden, inoltre, di ricchi
petrolieri in affari con gli Stati Uniti, aveva lasciato il Paese proprio il giorno prima
dell’attentato.
Questa la dinamica degli attentati:
-alle h. 8,55 un aereo dell’American Airlines (Boeing 767) si schianta contro la torre nord,
che crolla alle h. 10,00:
-alle h. 9,16 un secondo aereo si schianta contro la torre sud, che crolla alle h. 10,27;
-alle h. 9,40 un’esplosione colpisce il pentagono ed alle h. 0,37 crolla un’ala del
pentagono, tuttavia la causa dell’esplosione, attribuita dagli U.S.A. agli attentatori arabi,
resta un mistero;
-alle 10,05 si schianta al suolo, in Pennsylvania, un altro aereo dell’American Airlines.
Il presidente Bush, repubblicano, si trovava in visita ad una scuola elementare: viene
tempestivamente avvisato, ma non sembra dar segni di stupore e finisce la visita con la
massima tranquillità.
Il presidente americano George Bush ha chiesto al leader dei talebani afghani, il mullah
(capo religioso) Omar, di consegnargli Bin Laden, rifugiato in Afghanistan, ma questi si è
rifiutato e gli Stati Uniti hanno dichiarato guerra all’Afghanistan. Entro il 2001 cade la
capitale Kabul e l’importante città di Kandahar viene assediata: il regime talebano è finito,
al prezzo di moltissimi civili afghani innocenti morti, tra cui donne, bambini e feriti ricoverati
presso gli ospedali di Emergency del dott. Gino Strada, medico italiano molto impegnato
nel volontariato e nelle campagne di pace. Agli Stati Uniti è sfuggito di mano il mostro che
loro stessi avevano creato, Bin Laden. L’Afghanistan è stato distrutto dai raid aerei
americani, accompagnati da avanzate via terra, ma Bin Laden non è stato trovato; sarà
scovato anni dopo, in Pakistan, ed ucciso nel suo stesso rifugio.
In Afghanistan s’instaura un governo controllato dagli americani, mentre continua la
guerriglia con i talebani.19
L)L’attacco all’Iraq di Saddam Hussein.
Non avendo trovato Bin Laden in Afghanistan, gli Stati Uniti dirigono allora la loro
attenzione verso l’Iraq di Saddam Hussein, accusato
a)di avere rapporti con lo sceicco del terrore;
b)di sovvenzionare il terrorismo islamico;
c)di essere un tiranno in politica interna, responsabile di uccisioni e torture e quindi
violatore dei diritti umani;
d)di non avere smantellato le armi di distruzione di massa (armi, chimiche, batteriologiche,
nucleari), come previsto dalle risoluzioni O.N.U.
Ad una guerra verso l’Iraq non sono invece d’accordo la Russia, la Francia di Chirac e la
Germania, che considerano destabilizzante un conflitto dell’Occidente in quell’area; è
inoltre fortemente contraria alla guerra la Chiesa di Giovanni Paolo II, che considera il
conflitto soltanto una carneficina di innocenti, come poi infatti si rivelerà.
A fianco degli Stati Uniti si schierano i Paesi dell’Est Europa ex comunista, l’Inghilterra del
laburista Blair e la Spagna, mentre l’Italia di Berlusconi mantiene una posizione
inizialmente oscillante, in quanto Berlusconi sa che l’opinione pubblica è contraria ad un
intervento militare.
In tutto il mondo si levano le voci del pacifismo, con la bandiera arcobaleno ed i movimenti
di sinistra e no-global (in Italia la voce più forte è quella del leader comunista Fausto
Bertinotti) che accusano gli Stati Uniti di essere interessati non tanto a trovare Bin Laden
quanto ad impossessarsi degli immensi giacimenti petroliferi dei quali l’Iraq è ricchissimo e
ad instaurare l’egemonia politico-militare in Medio-Oriente.
Ma Bush è forte del consenso americano, ancora ferito dall’attacco dell’11 settembre; a
Bush si oppongono, in America, soltanto pochi intellettuali.
In Iraq vengono inviati, con il consenso di Saddam Hussein, ispettori O.N.U. con il compito
di trovare le armi di distruzione di massa, ma non vengono trovate, nonostante le accurate
indagini su tutto il territorio iraqueno.
Allora Bush chiede a Saddam di lasciare il Paese, ma il dittatore rifiuta l’ultimatum
americano del 17 marzo 2003; il 20 marzo 2003 iniziano i raid aerei americani su Bagdad
e su altri centri considerati strategici, ma ovviamente i bombardamenti colpiscono
tantissimi civili innocenti. Iniziano anche le operazioni via terra, condotte da americani,
inglesi e curdi. Cade anche l’importante città di Bassora. Saddam viene trovato soltanto
alcuni mesi dopo, ma non vengono mai rinvenute le armi di distruzione di massa che,
secondo gli Stati Uniti, Saddam possedeva.
Dal maggio 2003 l’Iraq viene occupato militarmente dalle forze alleate, compresa l’Italia, e
a Bagdad si forma un governo fantoccio messo in piedi da Bush, mentre la popolazione
iraquena, anche se contenta per la caduta di Saddam (sarà giustiziato anni dopo, in
seguito ad un lungo processo) e la fine della dittatura, non vuole un’occupazione militare
straniera ed inizia a compiere una serie di guerriglie contro il regime straniero insediatosi,
che ha dimostrato come agli Stati Uniti interessasse soltanto avere nel Medio Oriente una
zona d’influenza coloniale. Il 12 novembre 2003 un comando italiano di carabinieri viene
massacrato da un attacco kamikaze, 19 sono le vittime, ma si tratta di soldati italiani
mercenari. In Italia è forte la protesta per la presenza di truppe italiane su un suolo
straniero.20
10.Il Medio Oriente dal 2004 al 2015 e l’incubo del terrorismo in Europa ed in Occidente.
A)Gli attentati Madrid e di Londra e le tensioni americane con Iran e Siria.
B)La ripresa delle guerre arabo-israeliane.
C)Nuove tensioni tra Siria ed Iran. L’Afghanistan senza pace. La situazione in Iraq e la
morte di Saddam.
D)Il terrorismo: una questione del XXI secolo.
E)L’Isis e gli attentati di Parigi.
A)Gli attentati Madrid e di Londra e le tensioni americane con Iran e Siria.
L’11 marzo 2004, alla vigilia delle elezioni, che vedevano favorito il premier Aznar, tredici
bombe esplodono in diverse stazioni, facendo 150 morti tra i pendolari. Aznar ha avanzato
l’ipotesi, poi smentita, che gli attentati fossero imputabili ai separatisti baschi, forse per
evitare ricadute sul voto, qualora fossero stati opera degli integralisti islamici, data la
presenza dei soldati spagnoli in Iraq; in realtà erano opera di Al-Qaeda. Ma i risultati
ricaddero invece negativamente su Aznar e le elezioni furono vinte dal socialista José Luis
Zapatero, che ritirò immediatamente le truppe spagnole dall’Iraq ed intavolò invece
trattative con l’ETA (movimento separatista basco). Inoltre ha varato leggi a sostegno della
laicità dello Stato, come il matrimonio omosessuale.
Il 7 luglio 2005 varie bombe esplodono nella metropolitana ed in un autobus di linea a
Londra, provocando 50 morti. Il presidente Blair, appena rieletto, si è ritirato dalla scena
politica nel 2007: la popolazione gli rimproverava la permanenza delle truppe inglesi in
Iraq, a fianco degli Stati Uniti.
Intanto l’amministrazione repubblicana del presidente americano Bush, costituita da
Condoleezza Rice e dal ministro della difesa Rusmsfeld (dimessosi nel novembre 2006),
dopo aver preso atto che Saddam Hussein non possedeva armi di distruzione di massa e
non era il mandante degli attentati dell’11 settembre, ha mantenuto una posizione di
tensione nei confronti dell’Iran e della Siria, considerati “Stati canaglia” e sostenitori
dell’azione terroristica di Hezbollah (“partito di Dio”, sono sciiti sostenitori dell’idea dello
Stato islamico, molto forti in Iran); in particolare sono aspre le tensioni con l’Iran, che ha
continuato ad arricchirsi di uranio, per scopi civili, secondo la versione del governo
iraniano, per produrre armi nucleari secondo gli Stati Uniti.
B)La ripresa delle guerre arabo-israeliane.
Nel 2004 a Parigi muore Arafat, dopo che era stato assediato dagli israeliani di Sharon a
Ramallah, nel suo quartier generale. Israele inizia un ‘disgelo unilaterale’: ritira i coloni
nella striscia di Gaza e contemporaneamente prosegue la costruzione del muro al confine
cisgiordano, per difendersi da eventuali attacchi kamikaze, nonostante le proteste
internazionali ne contestassero la legalità. Sharon abbandona il partito nazionalista Likud
e fonda un proprio schieramento, il partito Kadima. Ma poco dopo , dopo essere caduto in
coma, anche Sharon muore, ed il nuovo presidente israeliano è Olmert, nuovo leader del
partito Kadima, che vince le elezioni del 2006, alle quali crolla il partito Likud.
Nel gennaio 2006 si tengono le elezioni anche per il parlamento palestinese, che vedono
la vittoria del partito di Hamas, estremisti islamici che non riconoscono il diritto ad esistere
da parte di Israele, mentre viene sconfitto il partito di Al Fatah, il partito corrotto di Arafat,
anche se non mancano violenti scontri tra gli schieramenti di Hamas e Al Fatah.
Nel novembre 2006, dopo il rapimento di un soldato israeliano da parte del partito di
Hezbollah, Israele attacca il Libano meridionale, con tremendi bombardamenti aerei ed
penetrazioni via terra nel territorio libanese; a Beirut, la capitale, vi sono centinaia di morti.
La risoluzione ONU 1701 del 14 agosto 2006 ha posto fine al conflitto con una pace
siglata sotto la supervisione italo-francese, che si sarebbe sostituita in Libano al posto21
degli israeliani: Israele ritira le truppe dal Libano, ma secondo i libanesi sarebbe stato un
ritiro solo parziale.
C)Nuove tensioni tra Siria ed Iran. L’Afghanistan senza pace. La situazione in Iraq e la
morte di Saddam.
Nel frattempo proseguono le tensioni americane contro Iran e Siria, accusati di armare il
partito Hezbollah. Il nuovo presidente iraniano, dall’agosto 2005, è Mahmud Ahmadinejad,
rappresentante dell’ala oltranzista del fondamentalismo islamico, che è arrivato addirittura
a negare la shoah ebraica della II guerra mondiale.
In Afghanistan i talebani continuano, di fatto, a controllare il Paese con la guerriglia,
mentre il presidente Karzai, un ‘burattino’ degli Stati Uniti, controlla soltanto la capitale
Kabul.
Nel giugno 2004 gli Stati Uniti hanno, almeno formalmente, restituito la sovranità nazionale
all’Iraq: le elezioni del gennaio 2005 hanno visto la vittoria degli sciiti e dei curdi del nord,
mentre i sunniti hanno boicottato le elezioni e continuano ad opporsi al processo di
democratizzazione del Paese, considerato un’imposizione americana.
Nel dicembre 2005, dopo nemmeno un anno, si tengono nuove elezioni, vinte ancora dagli
sciiti, ma i sunniti questa volta non hanno boicottato le elezioni e si sono attestati su
risultati buoni. Ma il Paese continua ad essere lacerato da continui attentati ai civili, che
hanno creato un clima da guerra civile tra la minoranza sunnita e la maggioranza sciita.
Moltissimi sono i rapimenti e gli ostaggi, da ambo le parti.
Nell’ottobre 2005 inizia il processo a Saddam Hussein, che si concluse, dopo molte
discussioni, con la sua condanna a morte, avvenuta il 30 dicembre 2006.
D)L’Isis e gli attentati di Parigi.
Le origini dell’Isis (Stato Islamico dell’Iraq e della Siria) risalgono al 2004, quando il califfo
Al-Zarqawi fonda un gruppo terroristico per combattere il regime americano in Iraq ed il
partito sciita che lo sosteneva, dopo la caduta di Saddam.
A partire dal 2012 lo Stato Islamico dell’Iraq è intervenuto nella guerra civile siriana contro
il governo di Baššār al-Asad e nel 2013, avendo conquistato una parte del territorio siriano
e scelto come propria capitale Raqqa, ha cambiato nome in Stato Islamico dell’Iraq e della
Siria (ISIS).
Nel 2014 l’ISIS ha espanso il proprio controllo in territorio iracheno (con la presa in giugno
di Mossul), proclamando la nascita del “califfato” il 29 giugno 2014. Le rapide conquiste
territoriali dell’ISIS hanno finito per attirare la preoccupazione della comunità
internazionale, spingendo gli Stati Uniti e altri Stati occidentali ed arabi moderati ad
intervenire militarmente contro l’ISIS, con bombardamenti aerei in Iraq da agosto 2014 ed
in Siria da settembre 2014.
Dapprima alleato di Al-Qaeda, l’ISIS se ne è definitivamente distaccato nel febbraio 2014,
diventandone il principale concorrente per il primato della jihad mondiale. A partire
dall’ottobre 2014, altri gruppi jihadisti esterni all’Iraq e alla Siria hanno dichiarato la loro
affiliazione all’ISIS, assumendo il nome di “province” dello Stato Islamico: tra queste, si
sono particolarmente distinte per le loro attività la provincia del Sinai, attiva nella regione
egiziana del Sinai.
L’attentato terroristico alla sede parigina della rivista satirica “Charlie Hebdo” del 7 gennaio
2015 ha causato la morte dodici persone e di undici feriti ed è stato rivendicato da AlQaeda. La motivazione dell’attacco sarebbero state alcune vignette satiriche su Maometto.
Sempre a Parigi, gravissimo l’attentato multiplo del 13 novembre 2015 al teatro Bataclan,
allo Stadio ed a tre ristoranti parigini, in cui hanno trovato la morte 130 persone;
quest’attentato è stato rivendicato dall’ISIS.22
Dopo quest’ultima aggressione, la Russia di Putin e la Francia di Hollande hanno iniziato a
bombardare i territori siriani controllati dall’ISIS. Il conflitto è tuttora in corso.
E)Il terrorismo: una questione del XXI secolo.
La scelta di Bush di dichiarare guerra sul campo al terrorismo ha lasciato perplessi gli
esperti di strategia: un’inchiesta del “New York Times” del del 2006 ha sostenuto che il
clima di tensione internazionale è aumentato dopo la guerra americana all’Iraq, ritenuta
una “sporca guerra” (nota espressione che fu usata dai pacifisti per la guerra del Vietnam)
combattuta solo per il petrolio, nella certezza che né Bin Laden, né le armi di distruzione di
massa sarebbero state mai trovate.
E’ comunque indubbio che dopo gli attentati dell’11 settembre l’Occidente percepisce il
mondo musulmano con estrema e crescente diffidenza: Islam e terrorismo vengono
associati senza alcuna distinzione e senza tener conto che la maggioranza dei fedeli
islamici vive pacificamente e che i musulmani sono le prime vittime del terrorismo
fondamentalista. Forme di fanatismo occidentale vedono la guerra al terrorismo come
“scontro di civiltà” o “guerra di religione”, nell’idea apocalittica tra Bene e Male.
In questa prospettiva la dimensione del dialogo interculturale ed interreligioso, più volte
ribadito dalla Chiesa cattolica e dall’Islam, corre il serio rischio di arrestarsi,
avvantaggiando i fomentatori dell’odio. Le guerre contro l’Afghanistan e l’Iraq hanno
incrementato l’avversione musulmana verso l’Occidente e messo a rischio anche il ruolo
dei Paesi arabi moderati in uno scenario mediorientale sempre più incandescente.23
BIBLIOGRAFIA
A) FONTI PRIMARIE
• Corano, trad. a c. di F. Peirone, 2 voll., Mondadori, Milano, 1990.
B) FONTI SECONDARIE
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religioni del mondo, con una scelta dei testi sacri più importanti, a c. di M.
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Pischedda, Einaudi, Torino, 1953;
• Eliade, Trattato di storia delle religioni, trad. a c. di V. Vacca, Boringhieri, Torino,
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• Hosseini K., Il cacciatore di Aquiloni, ed. Piemme, 2004;
• Hosseini K., Mille splendidi soli, ed. Piemme, 2007;
• Sartre J. P., Introduzione a H. Alleg, La tortura, Einaudi, Torino, 1958;
• Sumption J., Monaci, santuari, pellegrini, La religione nel Medioevo, trad. a c. di
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FILMOGRAFIA
• “Exodus”;
• “La battaglia di Algeri”, regia di G. Pontecorvo, Italia, 1966;
• “La masseria delle allodole”, regia di Paolo e Vittorio Taviani, Italia, 2007;
• “Lawrence d’Arabia”, regia di D. Lean, Italia, 1963;
• “Viaggio a Kandahar”, di Mohsen Makhmalbaf, Francia-Iran, 2001.24
INDICE
CAPITOLI PARAGRAFI PP.
1.Premessa.Introduzione:
le origini.
1
2.La figura di Maometto. 1
3.La religione. 2
4. Dopo Maometto. 4
5. La cultura. 4
6.L’espansione
musulmana in Occidente
ed i rapporti tra Oriente
ed Occidente dal
Medioevo alla caduta
dell’Impero ottomano.
5
7. Il Medio Oriente e le
guerre arabo-israeliane
tra gli anni ’40 e ’70.
8
A) La nascita dello Stato di Israele. 8
B)Dalla “Guerra dei 6 giorni” agli accordi tra Egitto
ed Israele. La “Guerra del Kippur”
9
C)La guerra d’Algeria e l’indipendenza algerina. 10
D)Il “Fondamentalismo”. 10
8.Il Medio Oriente dagli
anni ’50 agli anni ’80.
11
A)Iran. 11
B)La guerra tra Iran ed Iraq. 12
C)Siria. 12
D)Afghanistan. 12
E) La guerra civile in Libano. 13
F) Il movimento palestinese: una nazione senza
Stato.
13
9. Il mondo arabo e
l’Occidente dal 1990 al
2003.
14
A)La guerra del Golfo. 14
B)Israeliani e palestinesi: una pace mancata. 14
C)I principali gruppi terroristici palestinesi. 16
D)Algeria. 16
E)Turchia. 17
F)Afghanistan. 17
G)Iran. 17
H)L’immigrazione. 17
I)L’11 settembre 2001. 18
L)L’attacco all’Iraq di Saddam Hussein. 19
10.Il Medio Oriente dal
2004 al 2015 e l’incubo
del terrorismo in Europa
ed in Occidente.
20
A)Gli attentati Madrid e di Londra e le tensioni
americane con Iran e Siria.
2025
B)La ripresa delle guerre arabo-israeliane. 20
C)Nuove tensioni tra Siria ed Iran. L’Afghanistan
senza pace. La situazione in Iraq e la morte di
Saddam.
21
D)L’Isis e gli attentati di Parigi. 21
E)Il terrorismo: una questione del XXI secolo. 22
BIBLIOGRAFIA 23
A)FONTI PRIMARIE 23
B)FONTI SECONDARIE 23
FILMOGRAFIA 23
INDICE 24

Islam, questo sconosciuto. Ma quale Islam?ultima modifica: 2023-10-09T17:18:24+02:00da m_200
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