Ente ed Uno in Plotino. Enneadi VI.9 e VI.2

Ente ed Uno in Plotino: Enneadi VI 9 e VI 2
Seminario di filosofia tardo-antica del Prof. Riccardo Chiaradonna, ordinario di storia della filosofia antica c/o l’Università degli Studi di Roma Tre, tenutosi c/o il Dipartimento di “Civiltà e Forme del Sapere” dell’Università degli Studi di Pisa, v. P. Paoli, 15, Pisa, organizzato dalla Prof. ssa Cristina D’Ancona, ordinario di storia della filosofia medievale c/o l’Università degli Studi di Pisa. H. 10:15/12:15 (2 ore).

Introduzione della Prof. ssa Cristina D’Ancona.
E’ un tema specialistico, non introduttivo; non è un seminario di greco, ma occorre tradurre i testi di Plotino. Chiaradonna, docente ordinario dell’università di Roma, è uno studioso di fama internazionale che nei suoi studi ha maturato cambiamenti di prospettive. La filologia greca e quindi propedeutica allo studio di Plotino.

Lezione del Prof. Riccardo Chiaradonna.
Platone ed Aristotele sono autori noti a Plotino: l’ente è “ciò che è”, il primo problema è dunque di natura ontologica. “Uno” significa “unità”, “ον” in greco significa “Ente” ed in Plotino è un termine assolutamente diffuso: intende la realtà, l’ontologia, le cose che sono e Plotino riprende il Timeo di Platone, per il quale tutte le cose che sono esistono in virtù dell’Uno come sostengono Armstrong e Gerson. L’Uno è anche relazione e identità ed ivi si nota l’influenza del Parmenide di Platone ed anche del Sofista, sostiene Brisson-Pradeau, insieme ad altri insigni studiosi inglesi, francesi, e tedeschi. Tra gli studiosi si ricordino anche S. Menn e J. Ackrill, che hanno studiato i nessi tra la VI Enneade, ovvero l’ultima, e la Metafisica di Aristotele (libro III, capitolo 3).
Plotino è un platonico che conosce molto bene Aristotele ed è conscio del fatto che per criticare lo stagirita e difendere Platone bisogna conoscere Aristotele, del quale Plotino è deciso avversario; l’esistenza è l’essenza, con l’aggiunta di predicati, caratteristiche; l’essenza è la forma, come affermerà Tommaso nel De Ente et Uno. L’Uno ha indubbie convergenze con il “primo motore” di Aristotele (Metafisica, XII), ma l’Uno ha delle ‘funzioni’ assenti nel “motore immobile” aristotelico, tipo l’attività.
La copula “Est” significa “è” nel senso di esistere come sostengono sia Ackrill che il neotomista Gilson tra fine ‘800 e primo Novecento. Alessandro di Afrodisia, studioso del De anima di Aristotele, distingue nettamente essenza ed esistenza proprio per definire l’esistenza.
Platone affronta il tema ontologico anche all’inizio del Fedone: per Platone se si eliminano gli accidenti si elimina anche l’essenza, per Aristotele invece no.
οντα significa “tutte le cose che sono esistono in virtù dell’Uno: questo è il significato di οντα in Plotino, l’Uno e l’Ente si implicano reciprocamente. L’Ente co-introduce l’Uno e viceversa: Ens et unum convertuntur: da questo Ente-Uno derivano il molteplice e l’esistenza. Da quanto detto il misticismo plotiniano è un misticismo razionale, argomentativo, o un razionalismo mistico. Il tema del misticismo è forte in Plotino: Porfirio sostiene che ci sia una certa influenza della mistica orientale, ma la storiografia attuale nega ciò, nonostante i riflessi della sapienza egizia su Plotino. Plotino non era mai stato né in India, né in Persia ed i riferimenti alla mistica orientale non vengono mai esplicitati dall’autore, ma soltanto accennati; è assente, ancora in Plotino, la concezione di “creazione”, mentre è presente soltanto quella di “derivazione” si nota l’influenza del Timeo di Platone ed anche della medicina di Galeno. “Demiurgo” in greco significa “artigiano” e il demiurgo “loghismòs”, cioè “calcola” per plasmare il mondo empirico avendo come modelli le Idee.
Come Parmenide, anche Plotino esclude il “niente” il “nulla”, una strada impercorribile: lUno non è un genere delle idee, come sosteneva anche Platone a proposito dei “cinque generi” del Sofista ed anche la cosiddetta “teologia negativa” plotiniana presente nelle Enneadi VI.2 va intesa in questo senso.
La tecnica espositiva ed argomentativa plotiniana è paragonabile a La ricerca del tempo perduto di Proust: all’inizio della sua trattazione Plotino espone in sintesi tutto il percorso argomentativo che andrà a sviluppare in seguito, fino alla fine, è un autore che, come Proust, “ogni volta va letto due volte”, a differenza del modo di scrivere e di procedere di Proclo nella Theologia platonica.
Le tesi plotiniane sull’Uno avranno influenza anche sul Paradiso dantesco; l’Uno plotiniano è infine paragonabile al numero “1” di Pitagora: l’Uno è l’origine, la causa prima, l’ αιτια , come il numero “1” è l’origine di tutti i numeri e come tale non è né pari né dispari, ma “parimpari”. Chiaradonna nega invece qualsiasi influenza naturalistica sulla speculazione platiniana, che è invece la lettura data da Giordano Bruno, anche se mediata dal commento di Ficino, che Bruno aveva letto.
Le cose partecipano dell’Uno: Plotino riprende qui l’idea platonica di partecipazione, come sostiene Cristina D’Ancona, tale partecipazione è resa magnificamente dall’autore mediante il frequente uso del caso greco del “dativo”, che introduce, come anche in latino, il complemento di termine, molto usato anche da Platone nel Fedone proprio a proposito della prova della partecipazione, portata per dimostrare l’immortalità dell’anima, e da Aristotele nelle Categorie. La partecipazione implica la causalità: ciò corrisponde al duplice processo, ascensivo e discensivo: la bellezza che si trova nei corpi deriva dalla bellezza dell’Uno e Chiaradonna ribadisce questa tesi anche nel suo manuale scolastico.
Infine si può fermare che la filosofia plotiniana ha una valenza esistenziale (non esistenzialistica in senso novecentesco), introdotta dalla copula “è” nel senso di esistenza, come affermava Parmenide di Enea.

Ente ed Uno in Plotino. Enneadi VI.9 e VI.2ultima modifica: 2023-09-27T16:10:30+02:00da m_200
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