La grande disputa sugli universali

LA GRANDE DISPUTA  SUGLI UNIVERSALI: A)REALISMO, B)NOMINALISMO OCKAMISTA E TEORIA DEL “RASOIO” DI GUGLIELMO DI OCKHAM, C)CONCETTUALISMO DI ABELARDO.

Gli studi grammaticali furono particolarmente coltivati tra il IX° ed il XII° secolo, come, ad esempio, con la Scuola di Chartres. Ci si pose, inizialmente in ambito logico, ma in seguito anche metafisico e gnoseologico,  il problema del rapporto tra “voces” e “res”, tra “nomi” e “cose”. I Padri della Chiesa e Pier Damiani condannavano questi studi: Pier Damiani affermò che l’iniziatore di questi studi era addirittura stato il diavolo, perché la Bibbia va meditata e seguita senza interpretazioni grammaticali, che risultano essere affini ad una cultura laica, e non religiosa (cfr. Pier Damiani, Sulla perfezione monastica). In ogni caso, in questo tipo di studi si distinguono tre orientamenti, di tre rispettive scuole filosofiche, tra le quali si accese una vera e propria disputa, anche perché il problema assunse un valore logico, ma, come si è detto,  anche metafisico e gnoseologico.

a)   I realisti, come Scoto Eriugena (IX° secolo), Guglielmo di Champeaux e Anselmo d’Aosta, per i quali i nomi, le “voces”, detti appunto “universali”, esistono prima delle cose, che derivano dai nomi: la conoscenza dei nomi è quindi fondamentale per la conoscenza della realtà. E’ un orientamento, come si può capire, di derivazione neoplatonica, tendente a vedere uno stretto nesso tra i modelli universali o “nomi” e la “realtà”.

b)  Per i  nominalisti, come Guglielmo d’Ockham, non esiste invece alcun rapporto tra nomi e cose: i nomi sono pure astrazioni, “flatus vocis”. Ockam sostenne anche la teoria del “rasoio”, in base alla quale si nega la dottrina platonica delle idee: non è necessario moltiplicare gli enti, che vanno tagliati come si taglia la barba con il rasoio; esistono solo Dio e l’uomo, non le Idee. E’ questa una posizione aristotelica, fatta propria da frate Guglielmo da Baskerville ne Il nome della Rosa di Umberto Eco: “Nomina nuda tenemus” ( “Conosciamo solo i nomi nudi”) è infatti la conclusione del romanzo echiano; “Confidava nei filosofi greci, in particolare nel divino Aristotile” è quanto afferma il giovane discepolo Adso sul maestro Guglielmo, di cui è novizio.

c)   Per i concettualisti, come il grande logico Abelardo, i nomi non sono astrazioni, ma neanche modelli perfetti, in quanto derivano dalle cose ( e non sono le cose a derivare dai nomi, come sostenevano invece i realisti) ed in tal modo non possono esprimere la conoscenza perfetta, ma parziale e limitata, come parziale e limitata è la realtà empirica: tuttavia esprimono sempre una forma di conoscenza, anche se non completamente adeguata. E’ questa, come si nota, una posizione intermedia tra le due precedenti, tra quella realista (neoplatonica) e nominalista (aristotelica).

 

a)   REALISTI:                 NOMI (VOCES, UNIVERSALI, MODELLI) —à REALTA’ (COSE);

 

b)  NOMINALISTI:         NOMI (“FLATUS VOCIS”) ß // à REALTA’ (COSE);

 

c)   CONCETTUALISTI: REALTA’ (COSE) —à NOMI (CONOSCENZA, MA INADEGUATA):

La grande disputa sugli universaliultima modifica: 2015-05-18T17:36:21+02:00da m_200
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