Otto novelle del “Decameron”

SINTESI DI OTTO NOVELLE DEL DECAMERON  DI GIOVANNI BOCCACCIO.

1)SER CEPPARELLO DA PRATO (I, 1).

E’ una delle novelle più famose, narrata da Panfilo in apertura della prima giornata, al quale la regina Pampinea non ha assegnato un ruolo specifico. Protagonista della novella è il notaio Ser Cepparello, uomo malvagio ed immorale che, con grande ipocrisia, durante una confessione, propone un ritratto di sé che capovolge quello reale: si dipinge come uomo virtuoso al punto tale che, dopo la sua morte, viene onorato come tale. In questa novella vengono esaltate la beffa e l’eloquenza, caratteristiche della classe mercantile; la tematica è quindi la medesima di “Andreuccio da Perugia” (II, 5).

2)ANDREUCCIO DA PERUGIA (II, 5).

La novella, ambientata a Napoli e narrata da Fiammetta (omonima della donna napoletana amata da Boccaccio), narra le avventure tragicomiche del giovane Andreuccio, provinciale ingenuo ed inesperto, ma non sciocco, al suo primo viaggio fuori casa. Ingannato e derubato da una bella prostituta siciliana che si finge sua sorella naturale, Andreuccio si unisce a due ladri che progettano di saccheggiare la ricca tomba di un vescovo appena sepolto. Ormai scaltrito dalle precedenti vicissitudini, trae profitto del suo ruolo di ladro improvvisato e s’impossessa di un prezioso anello, recuperando così il denaro perduto. Vengono esaltati la prontezza di spirito e l’ingegno, caratteristiche del mondo mercantile, come si è visto nella novella “Ser Cepparello da Prato” (I, 1).

3)LISABETTA DA MESSINA (IV, 5).

E’ forse la più tragica novella del Boccaccio e tratta degli amori infelici, anche se corrisposti e ricorda la storia di Paolo e Francesca, narrata da Dante nel V° canto dell’Inferno.

Lisabetta s’innamora, corrisposta, di Lorenzo, amministratore dei beni della famiglia per conto dei tre fratelli di lei. Quando costoro scoprono i due amanti, uccidono Lorenzo e lo sotterrano fuori città. Lorenzo appare in sogno a Lisabetta, disperata per la sua inspiegabile assenza, e le rivela l’accaduto ed il luogo della sepoltura. Recatasi sul posto, nell’impossibilità di portare con sé il cadavere, Lisabetta lo decapita e nasconde il capo dell’amato in un vaso, nel quale pianta un basilico, bagnato, da allora in poi, di lacrime. Quando anche il vaso le viene sottratto dai fratelli, Lisabetta muore di dolore.

4)FEDERIGO DEGLI ALBERIGHI (V, 9).

Il tema è quello della nobiltà d’animo, che viene sempre premiata. Il nobile Federigo  degli Alberighi ama, non corrisposto, monna Giovanna, e per conquistarne l’amore spende tutte le sue ricchezze, riducendosi in grande povertà. Gli rimane solo un falcone, desiderato dal figlio di Giovanna, fortemente malato. Allora Giovanna si reca da Federigo e si trattiene a pranzo. Federigo, non avendo nulla da offrire all’amata, fa cucinare il falcone e, quando Giovanna glielo chiede, non può quindi accontentarla. Tuttavia la magnanimità di Federigo viene apprezzata dalla donna e quando il figlio muore, Giovanna, erede delle ricchezze del marito defunto, viene spinta dai fratelli a risposarsi e sceglie come marito Federigo.

5)CHICHIBIO CUOCO (VI, 4).

In questa novella viene esaltata e premiata la sana ironia. Il cuoco veneziano Chichibio, dopo molti indugi (“Voi non l’avrì da mi, donna Brunetta, voi non l’avrì da mi”), si fa convincere da Brunetta, la donna di cui è innamorato, a cederle una coscia della gru che ha cucinato per il suo padrone, Currado Gianfigliazzi. Quando a cena Currado nota la mancanza di una coscia insieme ad un suo ospite, chiede spiegazioni al cuoco, che risponde che le gru hanno una sola zampa. Currado, per non turbare l’ospite, momentaneamente lascia perdere, ma il giorno dopo si reca con Chichibio a vedere le gru, che stanno dormendo e poggiano quindi su una sola zampa. Al grido “ho, ho!” di Currado le gru si svegliano ed abbassano anche la seconda zampa. Currado chiede allora spiegazioni al cuoco, che, con sana ironia, risponde che la sera prima il padrone non aveva emesso quel grido (“Chichibio, quasi sbigottito, non sappiendo egli stesso donde si venisse, rispose: “Messer sì, ma voi non gridaste ‘ho, ho!’ a quella d’iersera; ché se così gridato aveste ella avrebbe così l’altra coscia e l’altro piè fuor mandata, come hanno fatto queste”). La risposta viene apprezzata da Currado, che si riappacifica bonariamente con Chichibio.

(“A Currado piacque tanto questa risposta, che tutta la sua ira si convertì in festa e riso, e disse: “Chichibio, tu hai ben ragione: ben lo doveva fare”.

Così adunque con la sua pronta e sollazzevol risposta Chichibio cessò la mala ventura e paceficossi col suo signore”).

6)FRATE CIPOLLA (VI, 10).

Vengono  esaltati i motti arguti, burleschi e la capacità di saper risolvere situazioni imbarazzanti con brio e prontezza di spirito. Il protagonista è un frate di Sant’Antonio, frate Cipolla, che si reca ogni anno a Certaldo in cerca di elemosine. In questa occasione il frate dichiara  di aver portato con sé una preziosa reliquia, la penna lasciata dall’arcangelo Gabriele quando venne ad annunciare alla Madonna la nascita di Cristo. Due amici burloni sostituiscono con del carbone la penna, conservata in un’apposita scatola, destinata ad essere aperta solo durante la cerimonia solenne, decisa per celebrare l’esibizione delle reliquie. Quando frate Cipolla si accorge dello scambio non si perde d’animo ed improvvisa  un ampio sermone, nel quale narra di aver compiuto un lungo viaggio e di aver visto molte reliquie; infine avverte l’uditorio di aver scambiato la cassetta contenente la penna con un’altra, in cui si trovano i preziosissimi carboni usati per martirizzare San Lorenzo. Le nuove false reliquie ottengono grandi successi dagli ingenui fedeli, che offrono elemosine più abbondanti del solito e se ne vanno con abiti e veli decorati da grandi croci, tracciate con quei carboni ai quali il frate ha dato un’altra miracolosa qualità: quella di rigenerarsi dopo l’uso che li ha consumati!

7)CALANDRINO E L’ELITROPIA (VIII, 3).

Vengono esaltate l’arguzia e la beffa, non per un secondo fine, ma in quanto tali. E’ la prima di un ciclo di novelle, tutte comprese tra l’ottava e la nona giornata, dedicate alle burle di Bruno e Buffalmacco ai danni di Calandrino. Bruno e Buffalmacco assecondano Calandrino nella sua convinzione che lungo il Mugnone, un torrente affluente dell’Arno, presso Firenze, si possa trovare la magica elitropia, pietra che rende invisibile chi la porta addosso. Per fargli credere di averla trovata, quando egli è ormai carico di pietre, gli fanno credere di non vederlo più e si divertono a prenderlo a sassate, fingendo di lanciare dei ciottoli a casaccio. Neanche quando rincasa e la moglie dimostra di vederlo perfettamente lo sciocco capisce di essere stato beffato ed anzi, picchia la poveretta, ritenendola responsabile, in quanto donna, di aver annullato la magica virtù dell’elitropia.

8)LA BADESSA E LE BRACHE (IX, 2).

Vengono esaltate la libertà, in questo caso la libertà sessuale, anche per i religiosi, e l’abilità retorica.  Una giovane monaca viene scoperta una notte con l’amante e denunciata alla badessa, che è colpevole dello stesso reato. Sollecitata dalle altre monache a punirla, la badessa si veste in fretta ed al buio e si mette in testa, scambiandole per il velo, le brache del prete che è con lei. La sostituzione viene notata solo dopo il lungo discorso pronunciato contro la monaca ed allora la badessa cambia atteggiamento e tramuta l’accusa in un pubblico invito a concedersi ai piaceri dell’amore.

TEMI DELLE GIORNATE DEL DECAMERON:

1 GIORNATA: NON HA UN TEMA SPECIFICO.

2 GIORNATA: PRONTEZZA DI SPIRITO.

3 GIORNATA: RAPPORTO TRA FORTUNA E CAPACITA’ (“INDUSTRIA”) UMANA.

4 GIORNATA: TRAGEDIA.

5 GIORNATA: NOBILTA’ D’ANIMO.

6 GIORNATA: CAPACITA’ DI SAPER RISOLVERE, CON L’INGEGNO, SITUAZIONI  DIFFI-

CILI.

7 GIORNATA: BEFFE ORDITE DALLE MOGLI AI RISPETTIVI MARITI.

8 GIORNATA: BEFFA IN GENERALE ED IN QUANTO TALE (SENZA SECONDI FINI).

9 GIORNATA: LIBERTA’ (SESSUALE) ED ABILITA’ RETORICA..

10 GIORNATA: GENEROSITA’.

TOPOS: dal greco topos, significa luogo, in questo caso ‘luogo comune’, ricorrente in un’opera, un autore, una corrente letteraria, un secolo; ad esempio, si può dire che la figura del mercante è un “topos” delle novelle del Decameron del Boccaccio. Il “topos” è un elemento di linguistica.

 

Otto novelle del “Decameron”ultima modifica: 2015-05-18T17:41:37+02:00da m_200
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