Giornata in ricordo di Carlo Azeglio Ciampi. A un anno dalla scomparsa

Marco Martini

Giornata in ricordo di Carlo Azeglio Ciampi. A un anno dalla scomparsa

Evento culturale speciale – Sabato 16/09/2017 – Sala Azzurra, Palazzo della Carovana, Scuola Normale Superiore, Piazza dei Cavalieri 7, Pisa – Diretta streaming sul Canale YouTube SNS. Con un’ esposizione di documenti dal Centro Archivistico della Scuola Normale Superiore. H. 10,00/18,00: 8 h.

Programma della giornata di studi con tavola rotonda:

9.45 Caffè di benvenuto

10.15 Saluti istituzionali
VINCENZO BARONE, Direttore Scuola Normale Superiore
GIULIANO AMATO, Presidente Associazione Amici SNS
MARCO FILIPPESCHI, Sindaco di Pisa

DANIELE MENOZZI, Scuola Normale Superiore
INTRODUZIONE AI LAVORI

11.00 MAURO MORETTI, Università per Stranieri di Siena
“Quelli più anziani di me erano già politicamente orientati”.
Su Carlo Azeglio Ciampi e la Normale

11.20 GIORGIO PIRAS, Sapienza – Università di Roma
Ciampi classicista

11.30 PIERLUIGI CIOCCA, Banca d’Italia
Carlo Azeglio Ciampi e la Banca d’Italia

11.50 GUIDO CRAINZ, Università degli Studi di Teramo
La crisi della repubblica dei partiti e il governo Ciampi

12.10 UMBERTO GENTILONI SILVERI, Sapienza – Università di Roma
Un itinerario nella crisi della Repubblica

12.30 MAURIZIO VIROLI , Princeton University, Università della Svizzera italiana
Il patriottismo di Carlo Azeglio Ciampi

12.50 SALVATORE SETTIS, Scuola Normale Superiore
Ciampi: filologia e politica

13.15 Pausa pranzo

15.00 La democrazia in Europa: prospettive sull’Unione
Tavola rotonda su agenda – Rethinking European Democracy – Con gli studenti della Scuola Normale.

GIULIANO AMATO, Corte Costituzionale
La Costituzione europea

MARCO MERIGGI, Università di Napoli Federico II
Oltre l’Eurocentrismo. Ripensare l’Europa moderna

CARLO GALLI, Università di Bologna, Deputato della Repubblica
Europa, democrazia, Stati
SALVATORE BIASCO, Sapienza – Università di Roma
L’ineluttabilità della scelta europea

GEMINELLO PRETEROSSI, Università di Salerno
Gli equivoci della costruzione europea: l’Europa come spazio della spoliticizzazione neoliberale

17.30 Caffè di chiusura
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10.15 Saluti istituzionali
VINCENZO BARONE, Direttore Scuola Normale Superiore
GIULIANO AMATO, Presidente Associazione Amici SNS
MARCO FILIPPESCHI, Sindaco di Pisa
Barone sottolinea, unitamente al Presidente della Repubblica Mattarella, l’impegno di Carlo Azeglio Ciampi, ad un anno dalla scomparsa, come uomo di Stato, ma anche come economista ed intellettuale. Ciampi aveva infatti studiato filologia classica e letteratura greca alla Normale, ma, da normalista, aveva visto lo stretto nesso tra cultura classica e tecnico-scientifica in una più ampia visione del sapere.
Marco Filippeschi, sindaco di Pisa, sottolinea il ruolo di Ciampi come europeista: Ciampi si richiamò all’opera di Mazzini ed a Benedetto Croce e parlò dell’importanza di partire da un’Europa delle città, un’alleanza delle autonomie, ovvero comuni, imprese ed università.
Giuliano Amato sottolinea il ruolo di Ciampi come presidente della Banca d’Italia, oltre che come normalista. Frequentò gli studi classici, fu esaminato in filosofia da Giovanni Gentile, superò l’esame di ammissione alla Normale, studiò letteratura italiana con Luigi Russo, si laureò in letteratura greca con Augusto Mancini. Tra i suoi maestri si ricordino anche Calogero e Giorgio Pasquali. Fu, insolitamente, un livornese che amava Pisa.

DANIELE MENOZZI, Scuola Normale Superiore
INTRODUZIONE AI LAVORI
Menozzi invita a visitare l’esposizione dei documenti del centro archivistico della Scuola relativi a Ciampi, che fu governatore della banca d’Italia, più volte ministro, presidente del Consiglio ed infine Presidente della Repubblica. Tra i suoi libri, si ricordi Intervista con Arrigo Levi, ove Ciampi ribadì il ruolo dell’educazione: non solo superare la separazione tra sapere umanistico e scientifico, come si è detto, ma cercarne anche un’interazione ed una proficua collaborazione. Come intellettuale, Ciampi si laureò in lettere classiche alla Normale ed successivamente in giurisprudenza alla statale.

11.00 MAURO MORETTI, Università per Stranieri di Siena
“Quelli più anziani di me erano già politicamente orientati”.
Su Carlo Azeglio Ciampi e la Normale
Ciampi, come studente della Normale, non amava mettersi in mostra. Fu un sincero e profondo antifascista e contribuì a conferire alla Scuola un carattere antifascista. Gli studenti della Normale hanno infatti manifestato sempre un chiaro disprezzo verso il fascismo. Ciampi sottolineò, al contempo, la sua distanza dal comunismo. Tra i suoi amici politici della SNS si ricordino Massimo D’Alema e Natta e tra gli storici Armando Saitta. Ciampi ha assistito, durante la guerra, all’allontanamento degli studenti ebrei, quali i brillanti Kristeller, Fuà a Bassani. Persino Gentile si adoperò per trattenere Kristeller alla Scuola, ma il ministro Bottai, al quale aveva scritto, rispose negativamente con disprezzo. In toni ironici e polemici Ciampi ricorda, nei suoi scritti, il fascista Breccia, che festeggiò l’espulsione degli studenti ebrei dalla Scuola e sottolinea quanto era forte la menzogna del regime di presentare l’Italia come un Paese potente.

11.20 GIORGIO PIRAS, Sapienza – Università di Roma
Ciampi classicista
Ciampi seguì i seminari di latino e greco tenuti da Pasquali, s’iscrisse all’Università saltando un anno di liceo, studiò anche epigrafia greca e si laureò in 27 maggio del 1941 con Mancini, erudito classicista ed antifascista. Salvatore Settis sottolinea “l’animo classico dello studente Ciampi”, che subì comunque più l’influsso di Pasquali che del suo relatore Mancini. Ciampi si laureò in lettere classiche con 108, probabilmente per l’intervento di Breccia, allora direttore della Scuola e docente di antichità greche e romane, al quale il giovane studente preferì Mancini come relatore di tesi. Nel 1945-46 fu docente di latino nei licei e nel 1946 si laureò in giurisprudenza, con lode.
Franco Mosca, della fondazione A.R.P.A., sottolinea l’amore di Ciampi per Leopardi ed in particolare per “L’infinito”, che considerò una poesia rasserenatrice.

11.30 PIERLUIGI CIOCCA, Banca d’Italia
Carlo Azeglio Ciampi e la Banca d’Italia
Come economista, Ciampi ebbe amici liberisti e keynesiani. Nel 1976 divenne direttore generale della Banca d’Italia, che, sotto la sua direzione, divenne un’istituzione d’eccellenza. Fu un uomo pragmatico, frenò l’inflazione e la disoccupazione e potenziò l’industria manifatturiera. Da europeista convinto, era consapevole del fatto che l’ingresso nella moneta unica implicava il non facile risanamento della finanza pubblica.

11.50 GUIDO CRAINZ, Università degli Studi di Teramo
La crisi della repubblica dei partiti e il governo Ciampi
Il referendum dell’aprile 1993 segna la crisi dei partiti tradizionali ed apre la strada al maggioritario. E’ il periodo di tangentopoli, la mafia uccide Falcone e Borsellino, il trattato di Maastricht trova un’Italia economicamente in crisi. Inizia il risanamento di Amato. In questo difficile quadro Ciampi diventa il primo presidente “tecnico” del Consiglio. Sarebbe oggi un uomo utilissimo al risanamento della Repubblica. Oltre che abile politico ed economista, fu uomo di altissimo senso morale. Seguono gli anni delle manifestazioni, anche incivili, contro Craxi, sono anche gli anni di Di Pietro e di “mani pulite” e del suicidio di alcuni politici, nessun partito è risparmiato dalla corruzione, nemmeno il P.C.I.

12.10 UMBERTO GENTILONI SILVERI, Sapienza – Università di Roma
Un itinerario nella crisi della Repubblica
Ciampi concepì la sua funzione di politico come servitore dello Stato, ancorato all’interesse generale, unito all’idea di Europa come opportunità per i giovani: tra il 1992 ed il 1996 queste sono le idee di Ciampi, che si sforzò anche, contro le spinte disfattiste, di cercare una coesione sociale collettiva. Puntò al cuore dell’Europa: europeismo ed atlantismo sono per lo statista i due pilastri fondamentali per inserire l’Italia nel contesto internazionale.

12.30 MAURIZIO VIROLI , Princeton University, Università della Svizzera italiana
Il patriottismo di Carlo Azeglio Ciampi
Ciampi fu un grande patriota, attento a non degenerare nel nazionalismo, i cui tristi risvolti avevano dato vita ai totalitarismi del primo Novecento, che Ciampi aveva conosciuto direttamente. Ma lo statista sapeva anche che il patriottismo aveva un nemico fondamentale: l’indifferenza. L’amor di patria non esclude la coesione europeistica, né l’amore per le proprie realtà locali, purché queste non degenerino nel bieco campanilismo. Non si definì mai uno storico, ma sostenne che l’Italia era una “democrazia senza patria”, in totale accordo con Carlo Rosselli, Calamandrei, Natalia Ginzburg. La Resistenza è per Ciampi la prova tangibile che la patria esiste e che va fatta rinascere: dietro tutte queste considerazioni vi è la lettura della Storia d’Europa nel secolo XIX di Benedetto Croce, che rimase per lo statista un costante punto di riferimento.

12.50 SALVATORE SETTIS, Scuola Normale Superiore
Ciampi: filologia e politica
Il 18 maggio 1999 Ciampi è eletto Presidente della Repubblica: fu educato per diventare un docente di lettere classiche, ma fece tutt’altro, e quando uno studente normalista, durante una visita del Presidente alla Scuola, gli chiese quale nesso vedesse tra gli studi classici e l’attività istituzionale, Ciampi rispose che “sono la stessa cosa”, in quanto entrambi ricercano la verità ed usano la correttezza, così come nella filologia, e ripudiano la menzogna. La filologia non è quindi una mera tecnica, ma una visione etica che muove dall’accuratezza delle informazioni contro la “sagra delle chiacchiere” di tanti politici di oggi., che niente ha a che fare con il logos dei filosofi greci. Ecco perché, più cha mai, oggi la politica ha bisogno di logos. Ciampi studiò alla Normale dal 1937 al 1941 e si laureò su un papiro greco del II° secolo d. C.
Di Gentile ebbe stima per le sue posizioni antitetiche all’antisemitismo ed alle leggi razziali.

15.00 La democrazia in Europa: prospettive sull’Unione
Tavola rotonda su agenda – Rethinking European Democracy – Con gli studenti della Scuola Normale.

GIULIANO AMATO, Corte Costituzionale
La Costituzione europea
Superare la barriera tra vita civile e vita accademica significa superare i particolarismi a vanteggio dell’europeismo. Dopo la seconda guerra mondiale, Francia e Germania, storicamente acerrime nemiche, fanno i primi passi per un’Europa unita. Chiusa l’epoca delle guerre, bisogna imparare quella della cooperazione, come disse Schumann nel 1950.Il processo di coesione è, ovviamente, graduale. L’Europa non è solo una comunità economica, ma anche di valori: questo ha permesso di arrivare ad un parlamento europeo ed alla moneta unica. Oggi, purtroppo, non è ancora chiaro cosa sia l’Europa e quale debba essere il ruolo degli Stati membri. Le identità nazionali, in Europa, sono ancora molto forti, come in Inghilterra, Francia, Spagna. In questi anni, purtroppo, non è cresciuta la solidarietà, a differenza di quanto auspicava Schumann, ma l’ostilità, e per questo non vi è ancora una costituzione europea.

MARCO MERIGGI, Università di Napoli Federico II
Oltre l’Eurocentrismo. Ripensare l’Europa moderna
Partendo dalla Storia dell’idea d’Europa di Federico Chabod si può affermare che non esiste, nella storia moderna, un processo analogo a quello portato avanti in Europa dopo i massacri della II guerra mondiale. Un processo simile è assente, ad esempio, nelle dispotiche società orientali, a partire da quella iraquena, in cui democrazia e tolleranza sono storicamente inesistenti. Shoka, imperatore indiano buddista del IV secolo, rappresentò invece un grande esempio di tolleranza religiosa, ma questi casi non fanno storia, come non la fanno le eccezioni che si ritrovano nell’Africa precedente alla colonizzazione e nell’India del XVI secolo. L’Europa si è arrogata il compito ed il merito di esportare la democrazia.

CARLO GALLI, Università di Bologna, Deputato della Repubblica
Europa, democrazia, Stati
Spinelli prevedeva un’ “Europa politica”, come terzo polo tra quello americano e quello sovietico. Ma l’Europa di Maastrich è invece non solo un’Europa politica, ma politico-economica, su impulso francese, nel 1992, per tenere ancorata all’Europa la Germania riunificata. Galli nega, da marxista, il valore della religione cristiana ai fini della ricerca dell’identità europea. L’Europa è per Galli un crogiuolo di etnie che non sono in guerra soltanto perché le guerre hanno costi troppo elevati e solo gli U.S.A., attualmente, possono permettersele. L’unica realtà militare presente in Europa oggi è la N.A.T.O., con oltre l’80% della partecipazione americana. L’Europa, come il Risorgimento, è il frutto delle élites e l’unica costituzione europea possibile è una costituzione ”octroyée”, che assomiglierebbe però più ad un dispotismo illuminato che ad una democrazia. Emerge quindi una sostanziale sfiducia di Galli nei confronti del progetto di una costituzione europea. Anche uscire dall’euro sarebbe una catastrofe, ma la moneta unica non ha futuro se non cambia: occorre quindi un euro a “due velocità”, come è stato più volte ipotizzato. L’Europa resta, per Galli, un luogo di conflitti politico-sociali.

SALVATORE BIASCO, Sapienza – Università di Roma
L’ineluttabilità della scelta europea
Se crollassero l’euro e l’Europa sarebbe una catastrofe: il motivo dell’ineluttabilità della scelta europea è economico, non politico. Se crollasse l’Unione europea, non è vero che saremmo liberi di non rispettare i vincoli ai quali oggi siamo tenuti e non è vero che saremmo liberi di esportare le nostre merci. Il punto si gioca sui patrimoni, che crollerebbero, gli Stati europei non sarebbero in grado di acquistare sui mercati internazionali, le banche sarebbero le prime a crollare e di conseguenza i singoli cittadini europei. Per questo le banche vanno ricapitalizzate con aiuti pubblici. Se l’Italia uscisse dall’euro, nessuno degli Stati membri sarebbe indulgente. Come per Galli, anche per Biasco, l’Europa è un luogo di conflitti politico-sociali.

GEMINELLO PRETEROSSI, Università di Salerno
Gli equivoci della costruzione europea: l’Europa come spazio della spoliticizzazione neoliberale
L’Europa, per Preterossi, a differenza di Galli e di Biasco, non è un luogo di conflitti politico-sociali: lo stesso disciplinamento imposto dall’Europa li reprimerebbe. Senza Stati e senza sovranità popolare non c’è democrazia: la posizione di Preterossi è liberale e “sovranista”: lo Stato sovrano è ancora un attore decisivo, anche se nel tempo si è modificato. Le conclusioni di Preterossi approdano ad un radicale pessimismo: impoverimento dei ceti medio e basso, aumento della disoccupazione giovanile, immigrazione incontrollata. In questo contesto i conflitti sociali diventano conflitti di identità.

Giornata in ricordo di Carlo Azeglio Ciampi. A un anno dalla scomparsaultima modifica: 2017-09-17T15:31:49+02:00da m_200
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