Carducci legge Dante

Carducci legge Dante
Convegno Nazionale di letteratura italiana su Dante Alighieri in occasione del 700° anniversario della morte del Sommo Poeta, Teatro comunale di Pietrasanta (LU), martedì, 12/10/2021. ATTI DEL CONVEGNO:
Accoglienza, saluti istituzionali, introduzione al Convegno.
1. Dante e il classicismo primo-ottocentesco: da Monti a Mamiani, Annalisa Nacinovich, dottore di ricerca in “Letteratura italiana”, Università di Pisa e Università di Parma;
2. Leggere la Commedia a Londra: Dante in esilio tra Foscolo e Rossetti, Francesca Fedi, professore associato di “Letteratura italiana”, Università di Pisa;
3. Carducci legge Dante, Marco Veglia, professore associato di “Letteratura italiana”, Università di Bologna;
Ser Durante, a c. di Federico Barsanti e Pietro Conti;
4. 14.30 Gli scritti su Dante di Giuseppe Mazzini, Luca Beltrami, professore associato di “Letteratura italiana”, Università di Genova;
5. 15.00 Dante per il popolo, Duccio Tongiorgi, professore ordinario di “Letteratura italiana”, Università di Genova;
6. 16.00 La Commedia del fanciullino: Pascoli studioso di Dante, Giovanni Capecchi, professore associato di “Letteratura italiana”, Università per stranieri di Perugia;
7. 16.30 Dante nell’arte dell’Ottocento. Conclusioni del Convegno, Marcello Ciccuto, professore ordinario di “Letteratura italiana”, Università di Pisa.
Il Convegno si avvale della collaborazione delle seguenti istituzioni: Università degli Studi di Pisa, Università degli Studi di Parma, Università degli Studi di Bologna, Università per stranieri di Perugia, Università degli Studi di Genova, Società Dante Alighieri, Società Dantesca Italiana , Associazione degli Italianisti, Museo “Casa Natale Giosuè Carducci”.

09.30 Accoglienza, saluti istituzionali, introduzione al Convegno, Alberto Casadei, ordinario di “Letteratura italiana”, Scuola Normale Superiore di Pisa.
Dante è letto da Foscolo, Carducci e Pascoli, nella Commedia si ritrovano elementi di estetica, storia, matematica, è quindi un’opera monumentale e non certo idonea ad un pubblico profano di cultura. Questa tesi di Casadei è condivisa da molti intellettuali, come l’antichista Luciano Canfora.

1. 10.00 Dante e il classicismo primo-ottocentesco: da Monti a Mamiani, Annalisa Nacinovich, dottore di ricerca in “Letteratura italiana”, Università di Pisa.
La fortuna di Dante non è ininterrotta: ha avuto fortuna presso i suoi contemporanei , conosce poi una fase di “ombra” ed il suo successo riprende alla fine del Settecento per poi per durare per tutto L’Ottocento e fino ai giorni nostri Per Carlo Dionisotti, storico della letteratura italiana (cfr. C. Dionisotti, Geografia e storia della letteratura italiana) il successo di Dante nell’Ottocento è legato al carattere democratico e nazionalista del secolo. Carducci diventa docente a Bologna grazie a Mamiani, allievo di Vincenzo Monti: Mamiami è il primo ministro della Pubblica Istruzione dell’Italia post-unitaria. Nel 1798, anno VI della Repubblica Cisalpina, si celebra Dante, grazie a Vincenzo Monti: il mito di Dante assume un valore prettamente politico, infatti il sommo poeta offre una prospettiva politica della letteratura (cfr. V. Monti, la Basvilliana, ovvero In morte di Ugo Basville). Dante non è poeta cortigiano (cfr. V. Monti, Discorso in lode di Dante, Ravenna,1798). Si consideri che Monti si è però sempre adeguato alle situazioni del momento: cittadino, cavaliere, abate, filo-austriaco). Talvolta esalta Dante anche come geometra ed astronomo, talaltra lo paragona ad Ulisse: come Omero ha raccolto nei suoi poemi, in particolare nell’ Odissea, tutti i dialetti dell’Attica, così Dante ha tenuto presenti gli idiomi dell’Italia del suo tempo. Omero e Dante hanno contribuito a dare, rispettivamente, alle lingue greca e italiana, un carattere unitario: il ruolo della letteratura dev’ essere nazionale e il dibattito sulla lingua non più quindi “astratto”, basato sullo stile, come sostengono Foscolo e Mamiani, entrambi esuli, come lo stesso Dante. Il valore politico della letteratura era già stato sottolineato nel Cinquecento dal filosofo inglese Francis Bacon nel De sapientia veterum, ma Gravina, nel ‘700, dissente da Bacone e sostiene che nelle favole antiche non ci sono solo valori scientifici, ma anche umanistici: Bacone si pone Infatti alle origini del pensiero scientifico.

2. 10.30 Leggere la Commedia a Londra: Dante in esilio tra Foscolo e Rossetti, Francesca Fedi, professore associato di “Letteratura italiana”, Università di Pisa.
Foscolo a Londra legge Dante ed entra in contatto con l’ambiente liberale Whigs e con Byron: Foscolo scrive articoli su Dante interpretandolo politicamente, come poeta “liberale”, ma il poeta di Zante è sempre ossessionato dalla paura della censura. Foscolo liquida come “oziosa” la polemica classico-romantica: il Dante di Foscolo, come sostiene Enrico Ghidetti, “sta l’Italia come Shakespeare sta all’Inghilterra”, con la differenza che l’Italia non è uno Stato ed è ideologicamente dominata dal controllo ecclesiastico. Contemporanei di Foscolo come Gabriele Rossetti, nell’aprile 1824 esule a Londra, considera Dante come poeta “esoterico”, il cui messaggio sarebbe riservato a pochi dotti; per Rossetti, Dante usa un linguaggio “cifrato”, volutamente criptico e lo stesso sommo poeta sarebbe appartenuto ad una setta, come scrive negli anni 1826-27, mentre è docente universitario di letteratura italiana a Londra.

3. 11.15 Carducci legge Dante, Marco Veglia, professore associato di “Letteratura italiana”, Università di Bologna.
Carducci legge Dante come un “dantista dantesco”, non volle cioè utilizzare il poeta fiorentino per avvalorare le sue tesi politiche. Nel 1864 Dante viene celebrato nella Firenze capitale e Carducci partecipa all’evento con pregevoli pagine di letteratura nazionale, disegno proseguito da Croce nel primo Novecento; la lettura carducciana di Dante si allontana quindi dalla canzone civile leopardiana “Sopra il monumento di Dante”. Per Carducci conservazione e rinnovamento sono quindi congiunti ed il compito dell’intellettuale è mirabilmente espresso da Dante nelle parole del trisavolo Cacciaguida nel Paradiso: compito dell’intellettuale è quello di cantare, di scuotere le cime più alte degli alberi, anche se il suo messaggio non sarà subito recepito. E’ questa anche la linea del tema svolto dal giovane Carducci per l’ammissione alla Ccuola Normale di Pisa “L’epopea e la Divina Commedia”. Leggere criticamente Dante significa essere pronti a modificarsi come lettori: è questo il messaggio più originale della lettura dantesca di Carducci. Dante volle rivolgersi al popolo del suo tempo, che tuttavia non era preparato a comprenderlo. Questo dev’ essere anche il compito della scuola: Dante può illuminarci, ma anche noi contemporanei possiamo fare molto per Dante e la commedia.

Ser Durante, a c. di Federico Barsanti e Pietro Conti: lettura commentata di versi scelti tratti da Inferno, I, III, V, XXXIII, con particolare attenzione alle figure di Paolo e Francesca (canto V) e del conte Ugolino (canto XXXIII).

4. 14.30 Gli scritti su Dante di Giuseppe Mazzini, Luca Beltrami, professore associato di “Letteratura italiana”, Università di Genova.
Mazzini scrive su Dante negli anni 1842-43; Mazzini è esule a Londra nel 1837. Il patriota genovese si concentra sulla filologia dantesca e sottolinea la noncuranza degli italiani verso Dante in un suo “Manifesto”. Mazzini riconosce a Foscolo il merito di aver svincolato gli studi su Dante dalle minuzie estetiche per collocarlo nella storia, Foscolo avrebbe letto giustamente Dante come un politico e Mazzini segue questa linea: in Dante coincidono “Pensiero ed Azione” (cfr. G. Mazzini, Commento foscoliano alla <>, 1842). E’ una lettura “militante”, quella mazziniana, che sottolinea l’impegno civile di Dante (cfr. G. Mazzini, Moto letterario in Italia, Londra, ottobre 1837). L’interpretazione del giovane Mazzini risente indubbiamente delle tesi montiane. Dante è per Mazzini un genio, intendendo con questo termine colui che si fa carico dei desideri dell’umanità. L’Italia, in futuro, sarebbe stata la nazione che avrebbe dato l’identità spirituale all’Europa e Dante usa la penna come una spada. Dante per Mazzini invoca la discesa di Arrigo VII per affermare il primato italiano sul mondo germanico, non per assoggettare l’Italia all’Impero: l’Italia sarà quindi il fulcro dell’incivilimento dell’Europa.

5. 15.00 Dante per il popolo, Duccio Tongiorgi, professore ordinario di “Letteratura italiana”, Università di Genova.
In una novella di Franco Sacchetti, alla fine del Trecento, si narra di un asinaio che citava i versi della Divina Commedia alternandoli a grida verso i propri asini; Dante, uditolo, lo richiamò aspramente. In un’altra novella si racconta di un fabbro che recitava il poema dantesco con un sottofondo di colpi di martello: Dante reagì gettando gli attrezzi del carpentiere, ovvero i ferri ed il martello, in mezzo alla strada, allorché il fabbro gli disse che non avrebbe potuto lavorare senza gli attrezzi. Allorché il poeta rispose al fabbro che se non avesse voluto intrusioni nel proprio lavoro avrebbe anche dovuto rispettare il lavoro altrui. Dante non gradiva che i suoi versi fossero insozzati dal popolo “che tutto ode e nulla capisce”, come scrive Petrarca in una sua lettera Familiares, in latino, indirizzata a Boccaccio.
Anche Parini critica la fruizione popolare della Commedia e Saverio Bettinelli, gesuita del Settecento, critica la commedia, incomprensibile e bisognosa di interpretazioni ad ogni verso. Alfieri concorda con questa tesi sottolineando la “arcigna antichità” della lingua dantesca, mentre per Monti Dante è “il creatore dell’ idioma italiano”.
Le parafrasi della Commedia nell’Ottocento hanno invece consentito un necessario avvicinamento del popolo all’opera dantesca, pur non senza polemiche e scandalo da parte dei puristi; tali parafrasi sono oggi ricorrenti anche per i classici latini e greci, quali l’Eneide, l’Iliade e l’Odissea. Questa è l’operazione che ha caratterizzato anche l’ istruzione dagli anni ‘70 in avanti; ovviamente certe spregiudicate parafrasi tradiscono spesso l’originalità dei testi. Dante non mette in primo piano la poesia, ma la teologia, l’etica, la politica ed infine la poesia: tali parafrasi sono state promosse soprattutto negli ambienti cattolici, mentre più serie e quindi meno semplicistiche risultano essere le traduzioni operate negli ambienti. L’Orlando Furioso e La Gerusalemme liberata furono parafrasate proprio ad uso popolare: ormai la strada era segnata.

6. 16.00 La Commedia del fanciullino: Pascoli studioso di Dante, Giovanni Capecchi, professore associato di “Letteratura italiana”, Università per stranieri di Perugia.
In uno scritto del 1900 Giovanni Pascoli si ritiene l’unico ad essere stato in grado di comprendere la visione totale del poema dantesco, gli altri interpreti avrebbero colto peculiarità dell’opera dantesca, smarrendone tuttavia il significato complessivo. Pascoli utilizza sovente le Confessiones di Agostino ed i testi dei Padri della Chiesa per spiegare Dante. In realtà Pascoli ci offre un’interpretazione del tutto personale del poeta fiorentino, comprensibile solo alla luce della sua “poetica del fanciullino”. Ad esempio, Pascoli dedica fiumi d’inchiostro a spiegare che la “selva oscura” del I° canto dell’Inferno non è la selva dell’errore, ma quella degli errori dell’adolescente, che necessita della guida dei maestri e dei genitori, è quindi il “fanciullino” che si perde, se non guidato, nella selva dell’errore. L’inizio della vita contemplativa di Dante avviene, per Pascoli, nel 1313 (si noti come Pascoli, nella sua interpretazione su Dante, stia molto attento alla cronologia), quando sono fallite le speranze dantesche verso la discesa di Arrigo VII; tale fallimento rappresenta la fine della vita attiva. Quando insegna a Messina, Pascoli si considera un esule come Dante. Impiega 9 anni per laurearsi in lettere classiche e paragona il suo corso di laurea ad una guerra di Troia. Il viaggio di Dante è un viaggio alla ricerca del padre, che per Dante è Beatrice: si nota il riferimento autobiografico al “X agosto”. Dante, per Pascoli, è un autore sul quale misurare le tappe della propria vita, anche se su questo probabilmente dissentono i filologi.

7. 16.30 Dante nell’arte dell’Ottocento. Conclusioni del Convegno, Marcello Ciccuto, professore ordinario di “Letteratura italiana”, Università di Pisa.
La poesia e la pittura sono considerate arti: spesso nei dipinti dell’Ottocento si raffigura la vita umana come una dolorosa peregrinazione. Michelangelo fu definito nell’Ottocento “il Dante della scultura” ed alla fine del ‘700 si rappresentano il conte Ugolino con i suoi figli (cfr. Reynolds, 1771-73) e si considera la scultura superiore alla pittura.

Carducci legge Danteultima modifica: 2021-10-15T17:55:18+02:00da m_200
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